Verso una Exit Strategy vaccinale?

Qualche dubbio dopo l’era delle certezze assolute

Che cosa sta succedendo?

Da qualche settimana sembra che i mezzi d’informazione abbiano cambiato rotta. Un cambiamento leggero, ancora poco percettibile, ma reale.

Parliamo, naturalmente, di vaccini. Sembra che i media si stiano rendendo conto che i vaccini possono essere poco utili e addirittura pericolosi. Dopo mesi e mesi di ossessione vaccinale, dove sollevare anche solo un minimo dubbio che quei preparati fossero appena al di sotto della perfezione era un’ eresia punibile con la scomunica scientifica, e addirittura metterne in evidenza la pericolosità portava alla morte civile, ebbene oggi restiamo stupefatti dinnanzi ai servizi giornalistici sulla morte della povera ragazza di Genova colpita da trombosi e poi deceduta. Intendiamoci, nessuno dei grandi giornali e delle grandi televisioni resiste alla tentazione di mettere avanti una serie di se e di ma: non c’è dimostrazione assoluta del nesso causale, la ragazza soffriva di patologie sue proprie, la tragedia è statisticamente irrilevante e così via. Il dato stupefacente sta semplicemente nel fatto che se ne parli.

Quanti altri casi di morti seguenti a vaccinazione ci sono stati in questi mesi? E abbiamo detto “seguenti”, neppure “riconducibili”. Molti casi, ma di essi non si è parlato. Bisognava andare a rovistare fra gazzette e televisioni locali, o in mezzi di comunicazione al limite del complottismo per sapere qualcosa di quelle morti. La consegna della comunicazione dominante era ferrea: ignorare o, se proprio non era possibile, liquidare in pochissime righe o pochissime parole.

L’importante era non turbare, neppure marginalmente, la trionfante campagna del Generale verso la vittoria finale contro il virus, e mai mettere in dubbio l’imminente Vittorio Veneto medicale. I toni erano diventati ridicoli, come avviene spesso in un paese melodrammatico come il nostro, in certi casi mussoliniani, ma nessuno è sembrato accorgersene o quanto meno dolersene.

Poi qualcosa sembra essersi rotto, come quando si strappava la pellicola nei cinegiornali dell’Istituto Luce, e si illuminava la sala con gran brontolio degli spettatori.

Prima a livello internazionale con la divulgazione delle e-mail di Anthony Fauci in cui sono contenute affermazioni e conversazioni a dir poco imbarazzanti sulla natura della pandemia, e-mail peraltro di nuovo scomparse dalla scena mediatica; poi la conversione del virologo americano all’ipotesi dell’origine artificiale (leggi cinese) del virus, cosa che i più accorti sospettavano da sempre ma che era assolutamente proibito sostenere pubblicamente per misteriose ragioni geo-strategiche; e infine l’ammissione definitiva della pericolosità di certi vaccini -in particolare Astra Zeneca- che ha portato diversi stati a proibirne la somministrazione.

In Italia, come sempre, ciò che altrove è tragedia o dramma è diventato commedia.

Tacciamo sulla fiction dei virologi che continuano a negare oggi quel che affermavano ieri e viceversa, con un perfetto esempio di bispensiero, ma continuano a pretendere la nostra fiducia senza saper resistere alla tentazione ricorrente di comparire in televisione. Queste persone sembrano ignorare una verità semplicissima: più cose si dicono nel tempo più cresce il rischio della contraddizione o anche, semplicemente, della stupidaggine, soprattutto oggi che la Rete immortala e perpetua nell’eternità digitale ogni affermazione intelligente ma anche ogni idiozia.

E poi c’è la pandemenza in cui sta precipitando la campagna vaccinale, che sarebbe pure uno spettacolo comico se non ci fossero in gioco la salute e la vita di milioni di uomini e donne.

Finalmente, dopo parecchi morti, in molti paesi, e anche nel nostro, si è capito che la terapia genetica sperimentale a cui si è voluto sottoporre il mondo intero non è così innocua come detto sinora a gran voce e con ferrea convinzione dalla politica, dalla scienza ufficiale e dalla comunicazione che si è messa al loro seguito. E’ inutile che questi signori neghino: tutti noi ricordiamo perfettamente le perentorie affermazioni degli uomini di governo, dei televirologi, dei giornalisti, delle signore dei talk show, dei medici di famiglia e perfino degli amici del Bar Sport, quando con tono ultimativo ci dicevano che i vaccini sono assolutamente sicuri.

E oggi? Dopo l’”evento Camilla” e altri caduti ignoti, si è scoperto che sopra i sessant’anni Astra Zeneca fa bene e sotto fa male, e dunque viene “consigliato” sopra i sessanta e “sconsigliato” sotto. Il sospetto è che questa suddivisione l’abbia fatta chi, fino a qualche settimana fa, ci diceva che il virus era un innocuo bamboccione fino alla dieci di sera e diventava un serpente velenoso alle dieci e due minuti, era inattivo oltre il metro di distanza e attivo a novanta centimetri, aggrediva gli avventori in piedi al bar ma non quelli seduti, che potevano togliere la mascherina.

Ma che significa tutto questo? Se ho cinquantotto anni, il vaccino me lo fate o no? E se ne ho sessantadue? Chi si prende la responsabilità? Il medico? L’infermiere? L’ASL? Il Generale? L’unica certezza è che, grazie allo “scudo penale” la sola a non avere responsabilità sarà Astra Zeneca, cioè proprio chi ha prodotto il siero potenzialmente pericoloso e ne ha incassato gli immensi benefici economici.

C’è poi un’altra verità che, pur essendo sotto gli occhi di tutti, nessuno sembra vedere, proprio come la lettera rubata di Poe. Perché solo Astra Zeneca? Gli altri vaccini sono innocui? Eppure sembra che i cosiddetti “eventi avversi” riguardino anche quei prodotti, che invece verranno somministrati urbi et orbi a tutti gli esseri umani, presto anche a quelli in culla, più e più volte, ogni anno, ad ogni accenno autunnale di influenza o raffreddore .

Che ci sia un complotto commerciale contro Astra Zeneca per toglierlo dal commercio in quanto troppo a buon mercato? Oppure che i padroni della terra -che vogliono diventare anche i padroni del nostro corpo-  abbiano compreso che si sono spinti troppo oltre e stiano costruendo una exit strategy? Oppure ancora, semplicemente, ci si è resi conto che il delirio di vaccinare il mondo è improponibile e si teme che quest’ultimo si ribelli o, quanto meno, nasca una fortissima renitenza?

“Vaccineremo il mondo” ha detto qualche giorno fa un capo di governo a noi ben noto, e ci è tornata in mente l’immagine di Adenoid Hynkel ne Il grande dittatore, con un Charlie Chaplin tra il sognante e l’allucinato che, sulle note di Wagner, gioca col mappamondo finché questo non gli scoppia in mano. Che qualcuno  cominci ad avere paura dello scoppio?

Auguriamocelo, perché in tutto questo c’è una vena di pazzia criminale che ci fa una gran paura. Ma forse non siamo più tanto soli.

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 14/06/2021