Un castello alpestre: La Fortezza di Verres

di Alessandro Mella

La Valle d’Aosta è, notoriamente, una zona ricca di castelli e questo è facilmente comprensibile data la particolare morfologia del territorio. Ricco di picchi, alture, cucuzzoli e montagne.

Regione che, da secoli, fa da spartiacque tra mondi diversi nonché da via di comunicazione percorsa da migliaia di commercianti, viandanti, pellegrini e combattenti.

Tutti coloro i quali ne hanno avuto il controllo, quindi, fin dai tempi più remoti, hanno avuto la necessità di consolidare il controllo delle vie di passaggio.

La prime notizie, o meglio citazioni, del castello di Verres risalgono al 1287 e documentano la proprietà dello stesso attribuita ai signori De Verretio. Non si può escludere, in linea puramente teorica, che già in epoca romana vi fossero avamposti di legionari. Ma nulla vi è di certo e documentato.

Nel 1390 fu Ibleto di Challant a mettere in opera modifiche e migliorie della struttura tali da dargli, grossomodo, l’aspetto che oggi il visitatore può cogliere. (1)

La struttura fu concepita, a quel tempo, per le armi d’assedio che precedettero l’uso della polvere da sparo. Ancora non giunta dal lontano oriente. Merlature e difese, quindi, furono calibrate sulla base delle tecnologie e tecniche militari del tempo. Come il portone principale, posto con astuzia dietro un ingresso con salita a curva per rendere impossibile far prendere energia e velocità agli “ariete” un tempo usati per lo sfondamento.

Con i grandi cambiamenti del XVI secolo e l’introduzione massiccia delle armi da fuoco anche la fortezza di Verres dovette essere riammodernata. Nel 1536, quindi, Renato di Challant dispose che fossero mutati e rinnovati gli apparati di difesa e resi adatti a reggere l’impatto di quegli armamenti ma anche a disporne al proprio interno a scopo difensivo. (2) A tal fine fu perfino disposta la costruzione di una cinta muraria misurata in dimensioni tali da poter ospitare proprie cannoniere.

Scomparso il Challant, senza discendenza con diritti dinastici, il castello fu acquisito dalla Casa di Savoia ed il duca Carlo Emanuele II ne fece trasferire gli armamenti, nel 1661, al Forte di Bard.

Alcuni anni dopo, nel 1696, il castello tornò nelle disponibilità degli Challant che ne beneficiarono fino ai primi anni dell’800.

Tuttavia la struttura era, ormai, già caduta in disgrazia. Al tempo della nostra visita la guida ci spiegò come sterpi e piante ne avessero invaso gli spazi e come il tetto fosse stato rimosso per evitare il pagamento delle “regie gabelle”.

Quando tra fine ‘800 ed inizi ‘900 iniziò a cresce l’interesse intorno ai beni culturali piemontesi, merito anche della passione del mai abbastanza elogiato Alfredo D’Andrade, anche Verres trovò nuova vita. (3)

L’accesso alla struttura avviene, oggi, mediante un piacevole sentiero, con leggera salita, che parte dal vicino parcheggio.

La visita è piacevolissima con guide molto garbate e disponibili. L’impressione è che, tuttavia, il visitatore debba accantonare per un attimo gli eventuali ricordi di visite a Issogne piuttosto che a Fenìs.

Il castello ha infatti tutto il sapore di una fortezza ad uso militare con arredi, decori e lussi assai limitati e rari. Sobrio e spartano come nella logica militare dalla notte dei tempi.

Ciò non deve stupire e nemmeno deludere, anzi deve far calare nell’atmosfera del tempo e far capire quali scopi avesse l’edificio. Nato non tanto per uso residenziale e nobiliare ma soprattutto come argine imprendibile alle scorrerie di nemici e presenze ostili.

Merita, quindi, di essere visitato con il giusto spirito per capire e comprendere quei tempi lontani. Ecco come veniva descritto nel secolo scorso:

 

Il castello di Verrès è uno dei più caratteristici, fra le centinaia che, altrettanto belli, si incontrano nella valle. Piantato su di un’alta roccia, esso signoreggia il paesaggio dalla parte di Verrès, come dalla parte della Valle di Challant. L’enorme massa quadrata gli dà, da lontano, l’aspetto di una torre, e Torre vien chiamato dagli abitanti del luogo. (4)

 

Tra le bellezze valdostane, lodevolmente custodite dalla Regione Autonoma, non può essere, quindi, dimenticata la “Torre” che come il nido dell’aquila vigila, ancora, sui confini alpestri della nostra bella Italia.

Alessandro Mella

Note:

(1) Ibleto di Challant nacque in Valle d’Aosta nel 1330 circa e proprio a Verres, nel suo castello fortezza, morì il 21 settembre 1409. Fu per anni capitano generale e governatore del Piemonte.

(2) Renato di Challant nacque ad Issogne nel 1502 e morì ad Ambronay  l’11 luglio 1565. Fu il quinto conte di Challant. Nel 1553 fu fatto prigioniero del maresciallo francese Brissac e dovette sborsare una potente somma per ritrovare la libertà. Alla sua morte il testamento generò, per via della legge salica, una  lunga disputa per i suoi bene e titoli.

(3) Sul d’Andrade si rimanda volentieri allo studio che questo autore pubblicò a suo tempo sulla medesima testata “Un talento portoghese per la Nuova Italia”, Alessandro Mella, Civico 20 News, 30 agosto 2019: https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=34407

(4) L’Amico dei Fanciulli, 7, Anno XXX, luglio 1899, p. 3.

 

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Articolo pubblicato il 30/06/2021