Arte Sacra e non solo a Viù: Un museo poliedrico nel cuore delle Valli di Lanzo (Torino)

di Alessandro Mella

Tempo addietro ebbi modo di parlare della piaga che, per anni, flagellò le valli montane. Mi riferivo alle ruberie nei santuari, cappelle e chiese isolate. Soprattutto nelle frazioni ormai molto spopolate e sopravviventi per lo più nelle stagioni estive grazie alla villeggiatura.

A questo pericolo si aggiungevano quelli dovuti alle particolarità ambientali ed al fatto che il crescente spopolamento, fatalmente, condannava questi edifici a subire un lento declino a causa delle cure e manutenzioni che, progressivamente, venivano meno. Un problema che, parzialmente, gli abitanti hanno tentato con le loro poche forze, lodevolmente, di arginare.

Per affrontare, almeno in parte, questo problema un manipolo di volontari, capitanati del sempre vulcanico ing. Alberto Tazzetti, decise, nel quadro del progetto del Museo Diffuso della Val di Viù, di creare una sede museale nel paese per raccogliere i cimeli di maggiore importanza.

Con non poche difficoltà l’allestimento fu predisposto in alcuni locali della Chiesa Parrocchiale, posti sul retro, in modo tale da comprendere nel percorso espositivo anche la cappella della Confraternita del SS. Nome di Gesù. Dalla presentazione del museo leggiamo: «Tra le opere in esposizione vi sono la celebre Ostensione della Sindone seicentesca con le raffigurazioni dei duchi Emanuele Filiberto e Carlo Emanuele I di Savoia, proveniente dalla cappella della frazione Venera, e il Crocefisso ligneo opera di Stefano Maria Clemente, proveniente dalla chiesa di Col San Giovanni. Una sala è dedicata agli antichi oggetti liturgici: paramenti, reliquiari, cartegloria, messali settecenteschi, apparati d’altare tra i quali il calice seicentesco con l’effigie di San Martino».

Il Museo apre nella stagione estiva ed in alcune date particolari coincidenti con le grandi festività ed i grandi eventi locali e questo grazie all’opera benemerita di una pattuglia di volontari che dedicano il loro tempo libero a questa attività. Fondamentale per rendere fruibili al pubblico le collezioni esposte.

Queste aperture, tra l’altro, vengono sempre annunciate con anticipo sui relativi canali social e nel caso, prendendo contatti preventivi, possono essere organizzate anche appositamente per gruppi e comitive.

Oggi la struttura è diretta dalla dott.sa Emanuela Lavezzo che, con passione e impegno costanti, si dedica anche alle sedi museali di Lemie ed Usseglio (Torino).

Non vanno sottovalutati mai questi musei apparentemente piccoli perché spesso frutto dei sacrifici di tante persone benemerite e perché altamente rappresentativi dei luoghi in cui sorgono e della cultura locale. Nel caso specifico l’arte sacra può davvero rappresentare una testimonianza non solo della devozione dei popoli alpestri ma anche del loro modo di vivere e concepire l’esistenza e la quotidianità in epoche in cui la fede condizionava il comune sentire molto più di oggi.

Nel caso del Museo di Viù, inoltre, la ricerca appassionata di nuovi spunti e prospettive ha spinto, da un paio d’anni, gli animatori dello stesso ad allestire piccole mostre estive temporanee dedicate a pittori che hanno soggiornato nelle valli e ne hanno fissato colori ed immagini nelle loro tele.

Quest’anno, ad esempio, verrà inaugurata il 10 luglio una mostra dedicata a Giovanni Piumati. Pittore e studioso dei codici di Leonardo Da Vinci, egli nacque a Bra (Cuneo) ma amò moltissimo le nostre valli stabilendosi poi a Col San Giovanni ove venne a mancare nel 1915.

Insomma, questa struttura oltre a testimoniare come vivevano i nostri antenati riesce, ogni anno, a rinnovarsi ed a darci ottime ragioni per tornare. Un museo vivo, pulsante e vibrante. E non è poca cosa in tempi come questi.

Alessandro Mella

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 07/07/2021