La differenza fra il Somaliland e la Somalia

In cosa si differenzia la struttura parastatale e terroristica del Somaliland all'interno della Somalia filo-italiana.

Il nome attuale della Somalia le fu dato dall'esploratore italiano Luigi Robecchi Bricchetti, che fu il primo occidentale a visitare per esteso la regione del Corno d'Africa, denominata "Benadir".

Il Somaliland invece è un territorio della Somalia settentrionale che si è dichiarato paese indipendente nel 1991. Ha una propria valuta, costituzione, esercito e passaporto, ma è considerato dalla comunità internazionale come una regione della Repubblica Federale di Somalia. La lotta per l'indipendenza di questa regione è uno dei fattori che destabilizza il resto dell’Africa Orientale.

 

                                 

       

                                                       

 

 

 

       Repubblica Federale di Somalia

 

 

Dittatura, guerra civile e mancata indipendenza

Il Somaliland fu una colonia conosciuta come Somalia britannica, sotto l'impero britannico dal 1884 fino al 26 giugno 1960, quando questi hanno ottenuto la propria indipendenza dal Regno Unito come Stato indipendente del Somaliland. Il 1º luglio 1960 si unì con l'Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia per formare la Repubblica di Somalia.

Tuttavia, l'unione non funzionò secondo le aspirazioni di questa regione e lo scoppio di una feroce guerra civile, che dal 1991 in poi ha portato al completo collasso della Somalia, ha permesso al Somaliland di dichiarare nuovamente la propria indipendenza. Dopo il crollo della Repubblica Democratica Somala, il Somaliland, tenne un congresso con il quale decise di ritirarsi dall'unione con la Somalia, attribuendosi una sovranità autonoma.

Nel frattempo, i clan rivendicavano la loro autorità sui territori, quindi l'instabilità politica era aggravata dalle aspirazioni all'autonomia in alcune regioni. Il Puntland, composto in maggioranza dall’etnia “Darod”, chiedeva maggiore libertà all'interno della Somalia, mentre il vicino Somaliland, dominato dal clan “Isaaq”, cercava la completa indipendenza. A tal fine, il Movimento nazionale somalo ( SNM ) ha proclamato nel 1991 la Repubblica del Somaliland, che significa "terra dei somali", e il 97% dei suoi abitanti ha approvato la decisione in un voto nel 2001. Da allora, i due stati mantengono un conflitto armato per il controllo dei territori di confine fra Sool e Sanaag.

 

 

Un paese che nessuno riconosce, o quasi

 

Il Somaliland non è uno stato a pieno titolo, poiché manca di riconoscimento internazionale. Nonostante i suoi confini coloniali fossero diversi da quelli della Somalia italiana, il che giustificherebbe l'indipendenza sotto l’egida anglosassone; l'Unione Africana non ammette la sua separazione per non incoraggiare altri movimenti secessionisti, come quello del Biafra, in Nigeria.

Per questo né l'ONU né i governi stranieri accettano il Somaliland come Stato,  sebbene paesi come l' Etiopia o il Regno Unito ne ammettano il passaporto, e Kenya , Stati Uniti e Turchia abbiano con loro relazioni diplomatiche.

La Somalia, da parte sua, mantiene una tesa inimicizia con il Somaliland, e non esita a rompere i rapporti diplomatici con coloro che stabiliscono connessioni con lei, come il Kenya o la Guinea.

Nonostante il mancato riconoscimento, il Somaliland si è strutturato come un paese autonomo: ha una propria costituzione, la capitale Hargeisa, come valuta lo scellino somalo, delle forze armate e un’organizzazione politica. Il suo esecutivo tuttavia non è democratico. Dal 2003, ha tenuto elezioni fortemente condizionate dai militari musulmani, tuttavia questo paese è stato elogiato da organizzazioni come l'Unione Europea (il che è tutto dire).

Il governo del Somaliland limita la libertà di espressione di oppositori e giornalisti, e le sue leggi sono guidate dalla sharia, la legge islamica che sottomette milioni di donne e bambini in tutto il Mondo.

Purtroppo le istituzioni somale non sono in grado di fornire servizi o sicurezza alla loro popolazione. Né lo stato centrale ha il potere di impedire le repressioni dei giornalisti e degli oppositori del Somaliland. Inoltre, il governo ha poco controllo effettivo al di là della capitale, Mogadiscio, e il territorio è conteso con clan e gruppi armati come Al Shabab, un'affiliata locale di Al Qaeda.

I somali più volte hanno chiesto aiuto all’Italia, affinché tornasse addirittura ad essere un’ Amministrazione fiduciaria italiana, o un vero e proprio Protettorato italico. L’Italia purtroppo dal canto suo ha le mani legate, troppo terrorizzata dall’apparire come uno stato “fascista” e neocolonialista; Roma si lascia così sfuggire l’occasione d’oro di tornare come attore protagonista nell’Africa Orientale.

Nel frattempo, il Somaliland ne approfitta, sotto spinta del Commonwealth britannico intrattiene relazioni politiche con Regno Unito, Ruanda, Norvegia, Kenya, Etiopia, Irlanda e persino con l’Unione europea(il comportamento di quest’ultima non ci stupisce affatto). Basti pensare che, il 17 gennaio 2007, ha inviato una delegazione per gli affari africani per discutere di una futura cooperazione tra UE e Somaliland.

Anche l'Unione africana inizia a cedere agli interessi anti-italiani nella Regione; l’UA ha inviato, il 29 e 30 gennaio 2007, il proprio ministro degli esteri per discutere, per la prima volta, di un possibile riconoscimento internazionale.

Tutto questo avviene sotto il totale silenzio dell’Italia, la quale avrebbe enormi interessi strategici a mantenere unita la regione sotto la Repubblica Federale di Somalia. Purtroppo, da quando non c’è più il carabiniere italiano Siad Barre, la Somalia è caduta nel caos. D’altro lato mancano esecutivi italiani credibili che prendano in mano la situazione, volta a normalizzarla e a scacciare ogni ingerenza straniera nell’Area, a partire da quella britannica.

Mentre Roma fatica ad allargare la propria linea di difesa nel mediterraneo, imbevuta di retorica europeista, ignora i suoi reali interessi nelle sue ex colonie. La Repubblica Italiana sembra più disposta a trattare il proprio debito prostrandosi alla Germania che non ad avere un punto geostrategico d’affaccio sul Golfo di Aden. Nel frattempo, inglesi ed estremisti islamici ringraziano.

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Articolo pubblicato il 23/06/2021