Torino. Il silenzio d’ordinanza del PD

Cosa chiedono i residenti nelle zone disagiate della città?

E’ trascorsa una settimana dalle primarie farsa del PD. Si è sprecata un’occasione che avrebbe potuto dimostrare all’elettorato non particolarmente orientato, l’affermazione di autorevolezza e di presenza radicata sul territorio.

Forte della tradizione di un tempo, a costo di consumar notti in scontri intestini, la segreteria del PD avrebbe potuto esprimere un solo candidato autorevole in grado di unire e di conquistare ampi strati della popolazione, con un programma chiaro volto ad intercettare le necessità reali di Torino e dei torinesi, abbandonando slogan e voli pindarici sul nulla.

Invece sin dalle prime battute i candidati si sono accavallati, per segnare il territorio in vista delle prossime elezioni politiche. E’ stato un regolamento di conti tra bande e in tale senso si è concluso.

Tra Lo Russo e Lavolta, ha vinto il primo, almeno nelle logiche interne al partito, nonostante il campione risicatissimo di votanti. Con il risultato  scarsamente significativo, dopo le prime misurate battute di Lo Russo sul confine verso i grillini, i quattro candidati si sono imposti il silenzio e la città è in attesa di conoscere la linea ufficiale del PD per il confronto elettorale.

La prima discriminante riguarda la contiguità con l’estrema sinistra ed i grillini. Lo Russo ha timidamente ribadito di voler distinguere la sua figura dall’accozzaglia dei grillini che nella legislatura in corso  ha sempre combattuto.

 Francesco Tresso l’outsider che dopo cinque anni di presenza incolore in consiglio comunale, si ritaglia il ruolo di uomo di paglia nella mani di Leu e degli ambientalisti, rivendica il diritto di dire la sua sul programma, condizionando la debole prevalenza di Lo Russo.

Rispettiamo il silenzio , ma restiamo in attesa di conoscere programmi e perimetri del percorso che il PD intenderà presentare ad una città che ha bisogno di mutare la linea fallimentare di Chiara Appendino, se vuole sopravvivere. Come  si esprimerà il PD e quali rimedi proporrà contro la fuga del manifatturiero, favorita anche dalle spinte dell’attuale giunta e dai programmi dei candidati di sinistra e liste affini?

Il campo d’azione sarebbe vasto. Dalla mancanza di una linea progettuale dei trasporti volta a disegnare un percorso lungimirante della linea due della Metropolitana, al completamento del passante ferroviario, con l’accesso al san Luigi di Orbassano, al proporre una politica del traffico intelligente con sottopassi e parcheggi pubblici, abolendo le chiusure illogiche di vie e piazze deliberate negli ultimi mesi dalla delirante assessore Lapietra. Quale proposta arriverà?

Dalle poche battute circolanti tra i delusi del voto casareccio ed i grillini, a commento dell’esito delle primarie, si sono levate voci di rimprovero al PD che non aveva intercettato i voti delle periferie  ove “avrebbe dovuto formulare proposte nell’ambito di una politica autenticamente di sinistra”.

Ossia adottare una politica marcatamente antindustriale, maggiormente  orientata all’aumento vertiginoso di piste ciclabili, la città affrancata dalle auto, le iniziative green e cose di questo genere. Per un movimento che si presenterà con il PD, il Volt che ieri ha distribuito canapa al Valentino, l’ideologia delle bicicletta e delle isole pedonali, oltre che il consumo di canapa, dovrebbero essere imperanti.

Ma il PD e affini,  quando presenteranno il programma buonista e con pochi spazi per la ripresa seria della città,  dovrebbero analizzare  cos’ ha rotto il loro rapporto con le periferie di Torino.

Sin dai tempi del PD solo al comando, le periferie hanno accusato carenze del Comune in materia di trasporti pubblici, la scarsa operatività degli uffici comunali periferici dispensatori di servizi, la mancata pulizia delle zone prospicenti alle abitazioni. Poi c’è il problema dell’ordine pubblico, sempre eluso dai cattocomunisti, in ciò spalleggiati da grillini ed estremisti di sinistra. Nelle nostre periferie, soprattutto i ceti deboli vivono male.

La delinquenza e la microdelinquenza trionfano incontrastati.  Rom ed extracomunitari esercitano la loro presenza con violenza, anche nelle scuole. I genitori che hanno le possibilità economiche indirizzano i figli in altre zone della città, perché già i bambini arrivano in classe con il coltello e le risse non si contano. I vigili urbani fingono di non vedere le azioni di sopruso da parte di sbandati ed extracomunitari.

E’ in voga il triste fenomeno dell’occupazione abusiva di alloggi pubblici, in attesa di assegnazione per lavori in corso, come di alloggi privati, inabitati per qualche settimana dai legittimi proprietari o affittuari. Vivere in quelle zone di Torino è umanamente difficile  ed il potere si balocca con frasi fatte ed astrazioni ideologiche.  

Chiara Appendino si vanta  di aver chiuso il campo rom di via Germagnano, ma non dice che gli ospiti si sono poi trasferiti nella zona nord di Torino, causando disagi e non da poco per i residenti. La sinistra e gli ambientalisti detestano le fabbriche, così la mancata possibilità di impiegare maestranze, rende più difficile la vita di coloro che vorrebbero lavorare.

L’aumento della povertà contribuisce alla contrazione dei consumi ed innesta un circolo vizioso. La politica dei sussidi non è la soluzione, perché poi i giovani si adagiano, mancano gli artigiani e le poche aziende non trovano più operai, con la formazione professionale affidata al Comune che si rivela sovente fallimentare.

Se i supponenti della sinistra capiranno le esigenze dei cittadini e si caleranno nella realtà, invece di essere ossessionati nel perseguire una politica contro le ”destre”, ma a favore dei cittadini, potrà nascere una dialettica, anche su temi scomodi, che porti a proposte concrete  e percorribili ed il cittadini potrà meglio orientarsi.

Oppure se le priorità rimangono le masturbazioni  ideologiche, lo jus soli ed il DL Zan, la tassazione indiscriminata, il partito di Letta non andrà lontano. Forse  alcuni supponenti candidati non hanno ancor capito che per i torinesi che, non per colpa, vivono nell’indigenza e nell’insicurezza, ascoltare concioni sulle piste ciclabili, le auto elettriche, l’integrazione forzata con coloro che non perdono occasione per derubarli, non importa a nessuno.

La priorità, almeno per le persone oneste si chiama  lavoro duraturo, servizi pubblici, sicurezza ed igiene  pubblica. Le bordate ideologiche che inneggiano la canapa o le trovate dei grillini, non interessano, anzi fanno ribrezzo.  Nelle prossime settimane i candidati di ogni schieramento formuleranno proposte.

Vincerà che sarà maggiormente credibile e considererà il cittadino al centro, senza essere condizionato da bavagli partitici e di schieramento e quest’accortezza dovrà essere ben presente in coloro, candidati e liste che si cimenteranno per far parte del prossimo consiglio comunale.

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Articolo pubblicato il 20/06/2021