Il decano dei Senatori del Regno

Vicende militari e politiche del generale Gaetano Zoppi (di Alessandro Mella)

Ci sono uomini che, nella Storia, hanno lasciato la propria impronta vivendo la vita con incredibile intensità. Giorno per giorno, anno per anno, conservando fino all’ultimo un’incredibile energia e lucidità nel pensiero e nell’azione.

Tra loro merita senz’altro di essere ricordato Gaetano Zoppi. Egli nacque a Chiavari il 3 marzo del 1850, in una nobile famiglia, figlio di Nicolò e di Claudia Marcella Saporiti. (1)

Giovanissimo si avviò alla Scuola Militare di Fanteria e Cavalleria, era il 1869, e successivamente alla Scuola di Guerra nel 1877. Erano, del resto, anni di grande fermento ed i fasti del Risorgimento ancora condizionavano i sogni, le speranze, le ambizioni di una gioventù cresciuta in un clima di vero entusiasmo patriottico.

Militare di carriera, uscito dalle scuole iniziò il suo lungo servizio nel Regio Esercito Italiano.

Il 30 gennaio 1896, allora con il grado di maggiore, fu scelto come Aiutante di Campo del Re Umberto I per poi avere la nomina ad Aiutante Onorario nel 1900.

Proprio nel 1900 egli partì, da colonnello, per una missione all’estero che gli procurò, nientemeno, che la commenda del Real Ordine di Nostra Signora di Vila Vicosa:

 

Alla nostra missione in Portogallo. Lisbona, 30 (Stefani). Il re ha conferito al generale Canera di Salasco il gran cordone dell’Ordine della Concezione e al colonnello Zoppi la commenda della Concezione. (2)

 

Onorificenza  ancor oggi patrimonio dinastico della Real Casa del Portogallo con gran maestro il Capo della Real Casa del Portogallo, Dom Pedro Duca di Braganza e di Loulè e per cancelliere Dom Nuno Cabral da Camara Pereira Marchese di Castel Rodrigo e Connestabile del Portogallo. Ordine che molte volte ha ornato ed orna il petto di numerosi italiani.

Successivamente, raggiunta nel frattempo la greca da generale, ottenne il Comando Generale dell’Arma dei Reali Carabinieri nel 1914.

Egli aveva, però, trovato anche spazio per i sentimenti e si era sposato con la signora Marietta Ciacci che gli diede due figlie poi maritate e che a loro volta gli diedero la gioia di alcuni nipoti.

Con l’ingresso del Regno d’Italia nella Grande Guerra egli assunse il comando del XIII Corpo d’Armata salvo poi passare poco dopo al V Corpo degli Altipiani e nel 1916 al comando del Corpo Z. Nome scelto dall’iniziale del suo cognome. Le sue imprese nella Prima Guerra Mondiale furono molto ben rievocate in occasione del suo novantesimo compleanno:

 

I 91 anni di Gaetano Zoppi decano dei generali dell'Esercito. Il generale d'armata Gaetano Zoppi, decano dei generali dell'esercito e dei senatori, compie lunedì prossimo, 3 marzo, 91 anni di età. Sottotenente dei bersaglieri nel 1871 ha percorso la sua carriera raggiungendo nel 1918 il grado di generale d’armata sempre al comando di truppe se si eccettua il breve periodo in cui fu aiutante di campo di Re Umberto I. Il suo servizio presso il Re fu ricco di episodi inediti. Dopo la sanguinosa battaglia di Adua nel 1896, caduto il ministero Crispi, il nuovo Governo propose al Re di ritirare le truppe dall'Eritrea. Il Sovrano rifiutò di abbandonare la colonia e di abbassare la bandiera che i soldati d'Italia avevano innalzato su quella terra, e, fiducioso nell'esercito, resistette alla pressione faziosa. Uscendo dalla sala, il Re manifestava al fedele aiutante, l'allora maggiore Zoppi, il proprio sdegno per l'imbelle e pavido atteggiamento di quel governo, esclamando nel natio dialetto piemontese, in uno scatto di fierezza: «A sun pà ministr, a sun ciculatè».

Il decano dei generali d'Italia ebbe, fin dall'inizio della guerra del 1915-18, il rango di comandante di Corpo d'Armata. Egli era stato comandante dell'Accademia Militare di Modena; lo scoppio delle ostilità trovò il generale Gaetano Zoppi nell'alta carica di comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Reali. Egli però chiese di lasciare l'onorifico comando, ed ottenne quello del 13° Corpo d'Armata, col quale fu mobilitato. Passò poi al 5° Corpo d'Armata, col quale condusse una serie di vittoriose battaglie sul fronte che va dall'Altissimo in Val Lagarina al passo di Rolle nella Val Cismon: nel 1916 arginò l'offensiva degli Altipiani e poi, costituito il corpo d'armata Z, contrattaccò il nemico sul fianco sinistro del suo schieramento salendo arditamente dalla Val Sugana per Vastagna sull'altipiano, che fu totalmente riconquistato dalle nostre armi. L'eroico contegno del generale Gaetano Zoppi è confermato nella motivazione della decorazione dell'Ordine Militare di Savoia concessagli in quella circostanza: «Comandante di un Corpo d'Armata dislocato sulla fronte tridentina, con mezzi scarsi e precari disimpegnava brillantemente il complesso compito affidatogli. Scatenatasi l'offensiva austriaca, animato da indomita energia, serena fiducia e grande valore, dapprima si oppose strenuamente all'avanzata del nemico e poscia assolse con celerità ed ardimento il difficile mandato assegnatogli concorrendo a ricacciare l'avversario e solidamente rafforzandosi sulla linea raggiunta. Fronte tridentino, 13 settembre 1916».

Nel dicembre 1917 il generalissimo Diaz gli affidò l'Armata degli Altipiani, forte di quattro Corpi d'Armata. Tutte le prime linee furono visitate dal nuovo comandante tra l'infuriare delle artiglierie austriache. Il 28 gennaio, appena tre mesi dalla rottura del fronte a Caporetto, le truppe degli Altipiani attaccarono sul fronte Monte Val Bella, Col del Rosso, Col d'Ecchele. Il 29 gennaio i soldati di Gaetano Zoppi travolgono i capisaldi con violenti attacchi sulle fronti e sui fianchi; a sera le Divisione italiane inseguono i reparti della 10ª Armata nemica, che si ritirano disorganizzati e sconfitti irreparabilmente.

La manovra strategica, diretta a colpire il tergo della nostra linea sul Piave, era stroncata per sempre. I documenti dello Stato Maggiore, che dopo la guerra furono consultati a Vienna, hanno dato la conferma e le prove dell'importanza capitale della brillante operazione, nel quadro di quel duro periodo. La motivazione della nuova decorazione dell'Ordine di Savoia assegnata al generale Zoppi riassunse sobriamente l'opera di lui in quei memorabili giorni: «Comandante di un raggruppamento di quattro Corpi d'Armata messo ai suoi ordini in critico momento, diede magnifica e sicura prova delle più preclare virtù di comando, felicemente fronteggiando con serena mente, inflessibile energia ed illuminata fede la difficile e grave situazione. Con ardita e geniale operazione offensiva, sapientemente preordinata ed animosamente condotta, ricacciava il nemico che tentava aprirsi uno sbocco in pianura, assicurandosi la riconquista d'importanti posizioni. - Altipiano d'Asiago Monte Valbella - Col del Rosso Col d'Ecchele, dicembre 1917-gennaio 1918». (3)

 

Con il termine del conflitto fu collocato a riposo nel 1918 per poi essere richiamato nel 1923 contestualmente alla promozione a generale di corpo d’armata.

Una carriera lunga ed importante quella del generale Zoppi che, tra l’altro, gli valse numerose decorazioni ed onorificenze: Tre promozioni nell’Ordine Militare di Savoia, Gran Cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e dell’Ordine della Corona d’Italia, Commendatore del Real Ordine di Vila Vicosa del Regno del Portogallo, Gran Croce dell’Ordine dell’Aquila Bianca di Serbia, Gran Croce dell’Ordine della Rosa dell’Impero del Brasile, Medaglia Mauriziana per merito militare di 10 lustri, Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna), Medaglia interalleata della vittoria e Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia. Tra gli onori sociali e culturali egli ebbe anche la benemerita presidenza dell'Associazione romana "Opera Sante de Sanctis" che si occupava dei poveri e dei disagiati psichici. (4)

In suo onore, inoltre, la nona galleria della Strada delle 52 gallerie del Monte Pasubio prese il suo nome. (5)

Con il passare del tempo la sua storia, la sua carriera, il suo prestigio, gli permisero di vedersi ancora protagonista, in qualche modo, della Grande Storia ed infatti, nel 1929, fu nominato Senatore del Regno:

 

Due nuove liste di senatori sono uscite in questi passati giorni. Fra i nuovi nominati ci sono Bensa Felice industriale, l’ing. Brezzi Giuseppe, il Gen. Mezzucci Ettore e il Gen. Zoppi Gaetano della nostra Provincia. Ci sono inoltre fra gli altri, l’ex presidente della Camera Enrico De Nicola, gli ex ministri Galimberti di Cuneo e Falcioni di Domodossola; il commediografo Giannino Antona Traversi e l’on. Enrico Ferri. (6)

A Palazzo Madama egli fu membro delle Commissioni per il giudizio dell'Alta Corte di Giustizia e della Commissione delle forze armate.

Fu proprio nel quadro di questa commissione che egli, per coraggio e coerenza, si pose in una situazione piuttosto difficile.

Nel 1931, infatti, per ragioni d’opportunità il sen. Zoppi aveva accettato la tessera del Partito Fascista che gli era stata offerta a titolo onorifico. Non senza che lo stesso l’avesse opportunamente incensato:

 

Unione Nazionale Fascista del Senato

Il Direttorio

Roma 16 aprile 1931 = IX

Eccellenza,

Con vivissimo compiacimento Le partecipo che S.E. il Capo del Governo per i Suoi alti meriti e per le Sue insigni benemerenze verso la Patria ha stabilito, in via assolutamente eccezionale, che Le sia concessa la tessera del Partito Nazionale Fascista.

Con devoto ossequio.

Il Direttorio. (7)

 

Ovviamente un rifiuto sarebbe stato molto significativo ed egli, quindi, accettò l’offerta pur mantenendo una certa indipendenza di pensiero ed una discreta e prudente freddezza verso il partito stesso limitandosi alle cortesie di circostanza.

Tuttavia, qualche anno dopo la sua libertà d’azione emerse con forza quando egli contestò in commissione il Disegno di Legge per il conferimento della qualifica di volontario alle armi agli studenti ammessi al ritardo del servizio militare. Era l’estate del 1941, in piena guerra.

L’episodio fece scalpore ed egli fu informato dal vicesegretario del partito, Alfonso Gaetani, del malcontento che la sua posizione aveva procurato. Sulle prime il nostro ritenne di dover giustificare il proprio agire pur senza rinnegare la sua azione e le sue contestazioni al provvedimento.

Anche il Ministro Segretario del Partito, Adelchi Serena, ebbe con il senatore Zoppi un piccato incontro in cui tentò di convincerlo della bontà della sua tesi. Tuttavia, il novantenne generale rispose punto su punto, senza scortesia ma con fermezza, e ribadì la sua opinione. L’episodio lasciò strascichi tali che il Presidente del Senato, Suardo, forse sentitosi scavalcato dal gerarca avversario, inviò a Mussolini un appunto per rimarcare l’inopportunità di quelle pressioni e dell’autorità che il partito tentò di esercitare sul senatore ed un altro suo collega.

Paradossalmente questa vicenda si rivelò assai preziosa dopo la caduta del regime il 25 luglio 1943. Il governo del Regno del Sud, infatti, avviò l’opera di defascistizzazione del paese anche attraverso le note attività d’epurazione e la posizione dei singoli senatori fu oggetto di attenta analisi.

Alla richiesta di notizie da parte dell’Alta Corte di Giustizia per le Sanzioni contro il fascismo rispose la presidenza del Senato che, nella sua relazione, tra l’altro scrisse esplicitamente:

 

Aggiungo che l’attività parlamentare del Senatore Zoppi fu esclusivamente di carattere tecnico su argomenti di indole militare che egli si oppose con un coraggioso discorso all’approvazione del disegno di legge per il riconoscimento della qualifica di volontario a determinate categorie di studenti (Commissione delle Forze Armate, riunione dell’8 luglio 1941, disegno di legge n. 1425), disegno di legge che fu respinto all’unanimità dal Senato, ed infine che, pur essendo iscritto all’ex partito fascista, il Senatore Zoppi ha appartenuto ad un gruppo di colleghi che sono stati fiancheggiatori segreti dell’opera di antifascismo esplicata dai Senatori di opposizione. (8)

 

Chiarita la posizione dell’interessato, costatato che non aveva aderito allo squadrismo, alla marcia su Roma e nemmeno alla Repubblica Sociale Italiana, l’Alta Corte giunse alla conclusione che nulla si poteva contestare all’anziano parlamentare e la richiesta di decadenza da Senatore fu respinta nel successivo dicembre 1945. Forse la più bella delle medaglie, delle onorificenze, delle gratificazioni di cui poté fregiarsi l’anziano protagonista di questa vicenda.

Il 19 ottobre 1948, dopo aver assistito anche alla partenza di Re Umberto II, alla morte del Re Vittorio Emanuele III che aveva servito, egli si spense nella sua casa di via Angelo Brofferio a Roma.

Il Presidente del Senato repubblicano, Ivanoe Bonomi, espresse il suo cordoglio alle figlie ed ai nipoti che, dopo pochi giorni, lo ringraziarono per aver ricordato il “già decano dei Senatori del Regno”.

 

Alessandro Mella

NOTE

1) Annuario della Nobiltà Italiana, Andrea Borella a cura di, Edizione XXXI, 2011, Tomo II, pp. 2552-2553.

2) La Stampa, 272, Anno XXXIV, 1° ottobre 1900, p. 2.

3) La Stampa, 52, Anno LXXV, 1° marzo 1941, p. 2.

4) Archivio Storico del Senato.

5) Il Pasubio e la strada delle 52 gallerie, Claudio Gattera, Valdagno, Gino Rossato Editore, 2007, ISBN 978-88-8130-017-4.

6) Il Popolo, 10, Anno XXX, 10 marzo 1929, p. 2.

7) Archivio Storico del Senato.

8) Ibid.

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Articolo pubblicato il 12/07/2021