Reminiscenza dei fasti napoleonici (di Alessandro Mella)
Trovandoci in Veneto con la fidanzata, e dovendo spostarci verso Verona, fu proprio lei a suggerirmi di fare quella tappa che, in fondo, io desideravo ardentemente. Per questa ragione ci fermammo una mezz’ora ad Arcole. Qui, a destra del fiume Alpone e vicino al ponte che lo scavalca, sorge un piccolo pezzo della Grande Storia.
Infatti, tra il 15 novembre ed il 17 novembre 1796, ivi si combatté l’omonima battaglia nella quale si fronteggiarono gli Austriaci e l’Armata d’Italia del generale Bonaparte. Napoleone stesso tentò, ad un certo punto, di guidare una carica al ponte difeso dal nemico, ma l’attacco si rivelò un insuccesso ed egli stesso, perdendo il suo aiutante, cadde nel fiume. Questo episodio, tuttavia, fu da alcuni messo in discussione e ne troviamo cenno in un articolo del 1882 dedicato agli eventi alluvionali che allora colpirono quel territorio. Tra il resto, infatti, vi leggiamo:
Dallo storico ponte d’Arcole, il cui passo per tre giorni - 15, 16 e 17 novembre 1796 - fu dagli Austriaci poderosamente conteso ai Francesi, si domina tutta quanta la grande zona nuovamente impaludata. Sull’argine destro, a perenne ricordo della battaglia napoleonica, sorge un obelisco: in lontananza si scorge il campanile di Ronco, sull’Adige, dai cui finestroni pare, secondo una storia meno leggendaria di quella del Botta, che Napoleone osservasse i movimenti delle sue truppe. Con questo diverrebbe una fanfaluca l’incitamento ai soldati di Lodi e la caduta nel fiume e le altre prodezze personali che si attribuivano finora a Napoleone. Quel campo, che la morte ha popolato di ossa ad ora ad ora uscenti dalla terra, così com’è invaso dall’acqua, mette una profonda tristezza nel cuore. (1)
Ci vollero, appunto, tre giorni perché la vittoria sorridesse finalmente ai soldati francesi guidati dal grande corso.
Fu solo dopo l’incoronazione di Napoleone a Re d’Italia che le autorità del Regno Italico decisero di concorrere a celebrare le vittorie care al cuore dell’Imperatore e Re e così come questo aveva comandato. (2) Vennero quindi progettati sette monumenti ma solo quattro vennero edificati effettivamente. Di questi, tre non sopravvissero alla furia iconoclasta che seguì la Restaurazione mentre, faticosamente, l’obelisco di Arcole sopravvisse seppur con mutilazioni varie.
La sua costruzione fu ordinata dal viceré Eugenio il 28 luglio 1806 e la progettazione venne affidata al capitano Gaspare Galliari. Questi fece prima di tutto un sopraluogo per decidere dove far sorgere l’iconica opera ed il 15 dicembre 1808 i lavori furono avviati sotto il coordinamento del capitano Dellard del Genio. L’artista Gaetano Muttoni progettò, invece, i bassorilievi. I testi delle incisioni pare fossero stati richiesti ad Ugo Foscolo ma questi, tra alti e bassi, alla fine de facto si negò. Così che, alla fine, i essi furono redatti da Callimero Cattaneo.
Grande e fastosa fu la cerimonia della posa della prima pietra alla quale parteciparono i capitani Galliari e Dellard del Genio; il colonnello Poly, cavaliere della Legion d’Onore, tre Compagnie del 1º Battaglione del 69º di Linea già presente alla battaglia del ponte di Arcole ed il sindaco Bernardo Giavarina.
Nella notte tra il 30 ed il 31 marzo 1809 alcuni vandali, forse nostalgici filoaustriaci, danneggiarono la corona ferrea e la “N” poste sul monumento. Nondimeno il 1° novembre del 1810 l’obelisco fu inaugurato alla presenza di tutte le autorità locali.
Il monumento è ancor oggi in marmo rosso di Verona ed è alto circa 11 metri e mezzo. Le decorazioni originali, il globo, l’aquila imperiale, la Corona di Ferro e la “N” erano in bronzo e furono saccheggiate dalla soldataglia austriaca dopo l’infausta caduta del Regno Italico nel 1814. Nel 1877 furono parzialmente ripristinate ma solo nel 1976, per volontà del Grand’Ufficiale Antonio Lanzi, l’aquila fu ricollocata al suo posto.
Nel 1899, intanto, era stata posta una cancellata protettiva attorno alla base della costruzione. (3)
Anche il celebre ponte della battaglia fu oggetto di numerosi interventi e ricostruzioni seppur nel luogo originale ove sorgeva nel 1796. Il più importante di questi fu quello del 1810 in concomitanza con l’edificazione dell’obelisco stesso. Altri furono più recentemente messi in opera.
Nel 1887 il giovane Vittorio Emanuele, futuro terzo Re d’Italia, allora Principe di Napoli, si recò a visitare quel luogo così pieno di storia:
Il Principe di Napoli a Ronco, ad Arcole e a Custoza. (…) Proseguì il viaggio lungo l’argine sinistro verso l’obelisco d’Arcole visitando, dietro strada, i punti che furono, alle truppe austriache e francesi teatro di guerra nelle memorabili giornate del 1796. Giunto ad Arcole visitò la guglia e la località ove avvenne la storica battaglia. (…). (4)
Recentemente questo sito napoleonico, unico nel suo genere, fu oggetto dell’attenzione della Rai e ripreso per il documentario SuperQuark “Seguendo la Grande Armata”.
Ciò contribuì a rendere molto più conosciuta quest’icona d’una pagina fondamentale del nostro passato. Una pagina che, l’ho scritto tante volte, fu il prologo di quello che poi divenne il nostro Risorgimento nazionale.
Alessandro Mella
NOTE
1) Gazzetta Piemontese, 292, Anno XVI, 23 ottobre 1882, p. 3.
2) Sul tema del Regno d’Italia Napoleonico molte pubblicazioni sono state date alle stampe negli anni, tutte meritevoli di attenzione. L’autore si permette di ricordare il proprio volume “Viva l’Imperatore Viva l’Italia – Le radici del Risorgimento: Il sentimento italiano nel ventennio napoleonico” edito per Bastogi nel 2016 con prefazione del prof. Aldo A. Mola e introduzione del prefetto Francesco P. Tronca.
3) Parte delle informazioni inserite in questo testo provengono dai pannelli esplicativi posti nelle vicinanze del monumento ad opera lodevole delle istituzioni locali.
4) Gazzetta Piemontese, 175, Anno XXXI, 26 giugno 1887, p. 4. Oltre a questa fonte il lettore potrà trovare importanti approfondimenti, opera del divulgatore Claudio Soprana, nel blog “Arcole Racconta”.
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Articolo pubblicato il 14/07/2021