Orgoglio eterosessuale tra musica e ddl Zan

Opinionismo di un portatore di handicap e in quanto tale al corrente del concetto di involontaria discriminazione

Il progetto contro il regolamento del cristianesimo è gestito da disegni d’altro potere; sta promuovendo il “fluid gender”, la sessualità liquida, e demonizza l'omofobia, la trans-geno-fobia come fossero diffuse manifestazioni di una società retrograda e discriminante.

In qualche caso lo sono, ma io portatore di handicap seduto in carrozzina da 34 anni posso raccontare certe occhiate dalla normalità; sguardi che non si dimenticano, eppure sorrido, comprendo la gente e me ne faccio una ragione. La discriminazione ha molte sfaccettature ed esiste spesso in chi non lo sa.

Nel frattempo, qui rivendico la mia eterosessualità, ormai quasi anziano, membro della generazione che ascoltava e amava David Bowie o Lou Reed senza farsi problemi sulle loro preferenze sessuali.

Il panorama musicale è sempre stato terreno di altre tendenze, ma non se ne è mai fatto critica, l’importante era la musica di artisti eccezionali: Elton John, Freddy Mercury, George Michael. E se qualcuno si è vestito in modo strano non ha dato fastidio né a me né ai ragazzi del mio tempo, comprensivo e tranquillo.

Vale lo stesso per certi cantautori italiani, dell’amicizia tra Ron e Lucio Dalla non ce ne poteva fregare di meno. Assieme alle nostre ragazze, cantavamo le loro canzoni sulla panchina di quartiere e la sessualità degli artisti non era oggetto di interesse. Lo stesso per Gianna Nannini, per il pittoresco Renato Zero, che già si addobbava all’Achille Lauro, ma avete dato un’occhiata ai testi?

Eravamo ragazzi che strimpellavano Crosby,  Still, Nash & Young o gli Eagles, senza porsi il problema dei testi che oggi sarebbero etichettati quantomeno maschilisti. Era l’armonia e la complessità dell’arpeggio ad avere la meglio.

Quando fu il turno di Boy George non fu importante sapere se preferiva gli uomini o le donne, l’interesse era solo verso la sua musica e fu lo stesso per tanti anni e tanti artisti, poi venne il pro massonico rapper Fedez, lo stesso paladino del discutibile ddl di Alessandro Zan. Nel 2011 invece, nella canzone: “Tutto il contrario”, Fedez  attaccava in modo rozzo l’omosessualità di Tiziano Ferro che denunciava il bullismo anti gay, ottenendo le tardive scuse.

Un testo di Bob Dylan recita: “ognuno deve qualcosa a qualcuno”. Forse l’arrivo in parlamento della ipotetica questione omofobica e delle sue diramazioni sul tema delle adozioni nel nome dell’amore, non si presenta a sé stante e in un momento casuale.

Chi non è più un giovanotto e ha convissuto con le tematiche gay in tempi in cui se ne parlava meno, certe autocelebrazioni suonano storte in questo momento così complesso per l’Italia, per l’Europa, per l’umanità. Papa Francesco ha trovato da ridire su alcuni punti del recente ddl Zan. Io, figlio liberista di quella musica anni 70, credo che il Papa abbia ragione.

A quel tempo non servivano leggi per obbligarci ad essere comprensibili e senza malizia. Personalmente ritengo che essere eterosessuali sia bellissimo e che un rapporto sessuale tra un uomo e una donna sia più completo, naturale e soprattutto accompagnato anche solo da un latente senso di fondere l’amore nella ipotetica creazione di una terza vita, ma questa è solo un’opinione che risale a tempi non sospetti.

Provengo da una generazione di eterosessuali istruita, consapevole di se stessa, che non aveva bisogno di regolamenti, era già molto avanti e non si è mai scandalizzata da certe dichiarate omosessualità presenti nel mondo della moda, della danza, dell’arte.  

Parimenti, non abbiamo assistito alla nascita di commissioni d’inchiesta pronte a sanzioni e a severa censura nel caso anche di un’innocua battuta. Del resto, ultimamente l’ironia è una “facoltà” sempre più a numero chiuso. Persino la mia categoria non si chiama più “disabili”, ma “diversamente abili”, così che l’handicap mi pesa meno, o forse no, ma fa più fine. In conclusione, questa ipotetica botta di civilizzazione giunta fino in parlamento suona come un altro “dividi et impera” e una nuova distrazione di massa stabilita da un “sesto potere” neo moralista.

L’effetto di una censura nei confronti di un qualunque soggetto è quello di portarlo all’attenzione, trasformandolo spesso in problema, quando in precedenza non lo era. La storia dell’umanità è zeppa di esempi per dare origini a contrapposizioni e poi proporre soluzioni. Le prossime generazioni di giovani dalla sessualità liquida e intercambiabile ci racconteranno storie di un’altra società. A mio sommesso e ultimo pensiero forse saranno strade lastricate di insicurezza, dubbio, mancata identità. Ma che vinca l’amore, qualsiasi sia.

Testo ispirato da un post su Facebook

 

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Articolo pubblicato il 28/06/2021