Povia. Da "Luca era gay" a "Non esiste omofobia"

Pensieri a voce alta di un cantautore vittima di censura e pregiudizi ideologici.

In questi giorni le pressioni per far approvare ad ogni costo il Ddl Zan si sono fatte sempre più ossessive. Probabilmente il Partito Democratico ha paura che la scissione del Movimento 5 Stelle gli farà saltare la maggioranza per approvare l’inutile legge. Una cosa però non sta cambiando, ossia, il clima di caccia alle streghe e di imbavagliamento forzoso di chi non sposa le teorie LGBT.

Alessandro Zan, paladino della comunità LGBT più oltranzista, intervistato da Alessandra Arachi per “Il Corriere della Sera”, ha detto: “Il problema è culturale nel nostro Paese, visto che i gay dalla destra sono ancora visti come persone diverse, da curare”. Quindi, secondo Zan, tutti gli italiani che non votano a sinistra sono da considerarsi ignoranti e convinti che l’omosessualità sia una malattia. Per uno che dice di volere più libertà e diritti per tutti non è proprio una frase ben riuscita!

Nonostante in tutti i talk-show televisivi e su tutte le testate giornalistiche non si faccia altro che dire: “la legge Zan non toglie il diritto di opinione. Ciascuno potrà continuare a dire di non essere d’accordo con questo o con quello…” le persecuzioni a chi si oppone alle teorie omosessualiste continuano come e più di prima.

Cristina Gramolini, presidente di “ArciLesbica”, un paio di mesi fa, in un’intervista di Antonella Coppari del “Quotidiano Nazionale”, ha detto che è sbagliato il concetto di “identità di genere” che Alessandro Zan mette all’articolo uno del suo disegno di legge. Il fatto che un uomo possa auto-percepirsi donna, dice la Gramolini, “nuoce ai diritti delle donne, alle nostre poche quote, alle nostre poche pari opportunità, ai nostri sport subalterni che non possono essere ceduti al primo uomo che si alza un giorno e decide di dichiararsi femmina. Non si tratta di mie elucubrazioni: a denunciare certe storture nei paesi in cui si applicano versioni aperturiste delle norme sull’omotransfobia è il femminismo internazionale. Ci sono uomini autocertificati come donne che si candidano a rappresentare settori femminili dei partiti progressisti nei paesi anglosassoni. E c’è anche l’autrice di Harry Potter, J.K. Rowling, bersagliata di insulti perché ha detto ai trans ‘sono vostra alleata, ma non potete pretendere che io non senta la mia identità femminile diversa dalla vostra’”.

Provate solo ad immaginare se le stesse parole le avesse pronunciate un eterosessuale o uno dei tanti parlamentari contrari al Ddl Zan. Probabilmente avrebbe dovuto chiedere asilo politico alla Federazione Russa. Per fortuna questo pensiero di assoluto buon senso lo ha espresso una lesbica facente parte del mondo LGBT.

Le sue stesse preoccupazioni e perplessità le ha il cantautore Giuseppe Povia, già autore del brano “Luca era gay” che arrivò secondo a Sanremo nel 2009. Povia, partendo dalle considerazioni della Gramolini, dice: “passata la legge si aprirà uno spiraglio all’utero in affitto e all’identità di genere. Con l’utero in affitto uno va all’estero, si compra un bambino, si compra due bambini, sfrutta le donne per comprarsi i bambini e poi torna in Italia e se li fa riconoscere. Cosa vuoi fare? Non glieli riconosci? Vai contro il bambino? Assolutamente. Non basta dire mi sento uomo o donna per essere uomo o donna”. Come dargli torto?

Eppure Povia dal 2009 in poi è stato vittima di censura e oggi si deve produrre i dischi da solo perché praticamente non lo fa più lavorare nessuno. Nonostante il grandissimo successo di “Luca era gay” le porte delle grandi manifestazioni canore per lui si sono sprangate. Il fatto che egli abbia avuto il coraggio di parlare di un argomento scottante come quello dell’omosessualità sul palco del Teatro Ariston non gli è stato perdonato. In virtù del politicamente corretto è stato emarginato e messo al bando dalle piazze più popolari del nostro Paese.

Tutto questo è accaduto in anni in cui manco si pensava di legiferare in ambito di omotransfobia. Pensate se oggi, nel 2021, Povia avesse portato la stessa canzone a Sanremo. Probabilmente sarebbe stato arrestato direttamente sul palco!

Ciononostante Giuseppe Povia non demorde e anziché abbatersi continua a fare testi impegnati e di denuncia sociale per veicolare messaggi critici su ciò che accade e risvegliare le masse dal pensiero unico ed omologato.

Recentemente, in un suo video contro la legge Zan, ha dichiarato: “La legge Zan non serve: le leggi esistono già. La legge Zan è una porcata già solo ad averla pensata. Come dice il nostro codice giuridico (Costituzione, Articolo 3), il Codice Penale (Articolo 61), esistono già leggi che tutelano tutti, anche i gay, esiste anche la legge sulla transizione sessuale (Legge 164/82) ed esiste anche la legge contro l’utero in affitto (Legge 40). Insomma, siamo pieni di leggi. L’Italia è uno dei maggiori paesi “gay friendly” mondiali. Ogni tipo di violenza va condannata. Nessuno deve avere un trattamento migliore”.

Con l’entrata in vigore della Legge Zan, invece, a parità di aggressione subita, un cittadino LGBT verrà più tutelato di un cittadino, ad esempio, obeso. Perché se uno viene bullizzato in quanto gay deve essere più vittima di uno che viene bullizzato in quanto grasso? Domani avremo dei parlamentari che faranno un Ddl per chiedere di creare un apposito reato per l’“obesofobia”, l’“anoressofobia”, ecc…

In Italia abbiamo già tantissime leggi e sono tutte più che adeguate per tutelare i cittadini vittime di bullismo, insulti, aggressioni e quant’altro. Creare un’aggravante a queste leggi per colpire più duramente chi tocca una “categoria protetta” è ideologico, forzato e discriminatorio.

Povia, proprio per sostenere questo assoluto non bisogno di una ulteriore legge di tutela, sta scrivendo “Non esiste omofobia”, canzone a sfondo sociale, che – lui ne è certo – gli costerà una nuova stagione di censura visto che da ben undici anni è nel mirino di questa o quella associazione LGBT.

In risposta a Zan - e a quanti la pensano come lui – Povia risponde solo: “[Zan] lei dice che la sua proposta di legge condannerà soltanto la discriminazione e la violenza. Lei si rende conto del danno ideologico che vuole creare per legge? A parte che lei è un politico e non è un magistrato quindi non sa che cosa deciderà in futuro un giudice soprattutto quando uno si ritroverà al processo per discriminazione o violenza. Si renda conto che la sua proposta di legge farà diventare i gay una razza mettendoli nell’Articolo 604/bis del Codice Penale (quello delle razze). Io fossi gay mi incazzerei e la vedrei come una proposta di legge razzista e discriminante. Se passa la legge Zan che cosa sarà discriminante e violento? Che cosa sarà questa cosiddetta omofobia per legge? Glielo dico io: ogni osservazione, critica, cosa detta, espressa, rivolta nei confronti dell’“omosessualesimo” – che è la nuova religione del XXI secolo – potrà essere discriminazione o violenza. Non abbiamo bisogno della sua legge bavaglio”.

A rigor di logica un artista dovrebbe sempre essere libero di portare il suo messaggio e la sua arte in giro per farla conoscere al grande pubblico. Il fatto che un cantautore venga emarginato e censurato per aver cantato una canzone in cui si parla di una storia vera di un omosessuale che – nel bel mezzo del cammin della sua vita – si “converte” all’eterosessualità, a mio avviso, è abominevole ed ai limiti della censura dittatoriale di inizio secolo scorso.

Ecco perché, sempre di più, sono convinto che il Ddl Zan non vada approvato. Leggi bavaglio non sono la soluzione ad un sistema educativo che anziché educare alla non violenza educa alla repressione.

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Articolo pubblicato il 03/07/2021