La 500e, la fame di batterie al litio, i progetti di gigafactory all’ex Olivetti e a Mirafiori

Il boom delle auto elettriche e un’analisi sulla corsa alla produzione di batterie al litio

Il futuro della mobilità elettrica è già tra noi. Più in fretta del previsto infatti, le case automobilistiche si sono messe al passo dell’ipotetica auto ad emissioni zero e le pubblicità di nuovi modelli si danno battaglia sugli schermi della tv. La Fiat si distingue per un certo stile.

Lo spot che caldeggia la Fiat 500 elettrica è introdotto dal rassicurante volto dell’attore Leonardo DiCaprio, da sempre attento alle tematiche ambientali. Testimonial azzeccato, ma il tocco di classe è nel body di chiusura: costruita a Torino. Un attimo per leggere, una speranza di rinascita per la città dell’auto e made in Italy: motivi in più per comprarla.

La 500e è bellissima, ha 118 CV, 320 km di autonomia, si ricarica all’85% in mezz’ora e bastano 15 €. L’auto, lanciata nel maggio 2020 è subito entrata nelle top ten elettriche europee, prima in Italia. Nel primo trimestre 2021 è stata venduta in 18.311 esemplari, eppure, a Mirafiori la produzione della cytycar, è scesa dai 300 pezzi al giorno, a 210 nel luglio 2021. Il motivo non è dettato da crisi di mercato, bensì dalla carenza di batterie, merce contesa. I sindacati sono in allerta.

Il mercato sta sfornando auto elettriche sempre più grandi e la domanda rende le nuove pile merce rara. Per soddisfare le richieste, stanno nascendo maxi stabilimenti ovunque, nei quali si producono immani quantità di batterie. Qualcuno sta guardando oltre. La Volkswagen infatti, per abbassare i costi, rendersi autonoma e fornire altri produttori, ha annunciato l’apertura di 6 gigafactory dalla immensa capacità produttiva entro il 2030. E in Italia?

La Italvolt è un progetto italiano che intende rendere il nostro Paese una futura “Battery Valley”. In provincia di Torino, a Scarmagno dovrebbe sorgere la prima gigafatory del gruppo, inizialmente di 300.000 m², la più grande d’Europa, in grado di produrre fino a 70 GWh. L’impianto, destinato a fabbrica e stoccaggio di batterie al litio, nascerà nell’area ex Olivetti, acquisita a febbraio da Lars Calstrom, patron di Italvolt, scelta per i suoi collegamenti stradali e ferroviari. Le forniture degli impianti verranno sviluppate dalla Comau, azienda torinese del gruppo Stellantis, leader nel campo dell’automazione industriale.

Infine, risulta in corso una trattativa tra i vertici di Stellantis e il governo italiano per riconvertire l’area industriale di Mirafiori in una gigafactory per la produzione di batterie al litio. Sperando in una coerenza da parte di Mario Draghi & compagni, si tratta di auspicata rinascita per la vocazione produttiva di Torino e del Piemonte. Nel qual caso, si presume un rifornimento di accumulatori a km 0 per la Fiat, per la 500 elettrica e altre vetture del gruppo italo-francese.

In entrambi i casi, la parte più complessa per il compimento dei progetti è legata alla reperibilità dei miliardi necessari per la messa in opera. La contropartita conta la creazione di almeno 15.000 posti di lavoro.

La faccia ancora oscura della medaglia

Le batterie al litio sono il nuovo petrolio; un insieme di tecnologia, metalli preziosi e terre rare. Le miniere da cui si estraggono i pregiati minerali, stanno già perforando mezzo “terzo mondo”; territori acquisiti da multinazionali di altri Stati che non si preoccupano dello sfruttamento delle popolazioni autoctone, né della distruzione della natura incontaminata. Siamo solo all’inizio di una nuova era, e la moderazione non è qualità della razza umana.

È bene sapere che, dietro agli spot che promuovono auto ibride ed elettriche come una conquista della civiltà, in realtà vi è un altro business, una nuova filiera ben lungi dall’essere a impatto zero. Se è vero che le batterie al litio si possono riciclare, i fiumi di auto elettriche che riempiranno le strade del mondo richiederanno trilioni di accumulatori.

Stabilito che le pile non sono frutti che crescono sugli alberi, ma da un insieme di materiali non rinnovabili “estratti” da giacimenti, non è difficile immaginare un prossimo, deleterio saccheggio del pianeta, simile a quello dell’oro nero.

Altro dato interessante è la potenza richiesta ad ogni ricarica di un’auto elettrica. La piccola Fiat 500e necessita di 11 kW per fare il “pieno”, e poiché l’energia elettrica in Italia è prodotta al 67% da centrali alimentate a gas e per il 15% a carbone, si può elaborare un algoritmo che ci restituisca l’aumento di richiesta di energia fossile una volta dati: l’aumento esponenziale del numero di auto; della loro potenza richiesta; del chilometraggio percorso.

L’alternativa mancata?

Forse esisteva un’altra strada per viaggiare elettrico. Andare più piano con motori più piccoli, ibridi e coadiuvati da celle fotovoltaiche. La tecnologia va in fretta anche in questa direzione. Invece non sappiamo rinunciare a dimensioni e velocità. L’ecosostenibile chiede altro, ma non succederà. Le mega fabbriche di batterie sorgeranno e quel che sarà a un certo momento dello sviluppo infinito, le nostre coscienze lo sapranno, ma solo nel futuro prossimo venturo

 

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Articolo pubblicato il 08/07/2021