@Negazionisti e negazionisti

Ci sono i negazionisti dell’Olocausto e coloro che negano le proprie affermazioni anche se pronunciate davanti a testimoni assolutamente imparziali. Entrambi sono pericolosi.

Nell’ampio e variegato mondo dei negazionisti  è opportuna innanzitutto una suddivisione  tra il pubblico e il privato: qui non intendo occuparmi dei negazionisti “pubblici”, cioè coloro che negano per esempio l’Olocausto, anche davanti ai filmati che lo dimostrano o il fatto che la terra sia rotonda, nonostante le incontrovertibili prove scientifiche. Si tratta di un ambito vasto e complesso, che merita una trattazione a parte. Anzi, forse tante trattazioni quante sono le negazioni, a voler fare un bel lavoro. In questa sede intendo occuparmi dei negazionisti “privati”, cioè di coloro che anche di fronte all’evidenza negano quanto hanno fatto o detto, il più delle volte per tenere nascosti inganni, tradimenti o mire economiche piuttosto che di potere.

Benché i negazionisti “pubblici” e “privati” siano diversi, tuttavia hanno anche differenti punti in comune, il più grave dei quali, a mio avviso, è la loro pericolosità.

Perché negare l’Olocausto? Ovviamente per spingere all’antisemitismo. Il che è pericoloso.

Perché negare di avere alloggiato in un certo albergo durante un determinato weekend, quando il controllo dei documenti, le telecamere dell’hotel nonché il resoconto della carta di credito dimostrano il contrario? Ovviamente per provare di essere stati altrove, il che è pericoloso perché la bugia può servire a coprire qualunque cosa, da un tradimento coniugale ad un omicidio.

Occupiamoci comunque del negazionista “privato” e della sua pericolosità.

“Negare tutto, negare sempre, anche di fronte all’evidenza”: è una frase che si sente spesso ripetere, con tono tassativo e sornione, dai maestri del tradimento e dell’inganno all’interno di una coppia, per esempio. Anzi, a dirla tutta, chi ripete questa frase non è proprio un maestro del tradimento: il vero maestro nega tutto e sempre, anche quando è scoperto, ma non pronuncia mai la frase in questione. Il vero maestro del tradimento parla pochissimo, ascolta molto e utilizza tutte le informazioni che ottiene per tessere la sua tela di inganni. Il negazionista “privato”, in una parola, è un abile manipolatore. A cosa gli serve “negare tutto, negare sempre, anche di fronte all’evidenza”?

Questa linea di condotta, per quanto  possa apparire strano, per certi versi e per qualche tempo, paga: la persistenza nella negazione fa nascere, alla lunga, dubbi persino sull’evidente realtà  dei fatti negati dal negazionista-manipolatore. Sembra incredibile, ma è così: ricordo una lite silenziosa tra marito e moglie durante un cenone di San Silvestro che si è conclusa, tra lo stupore di tutti, con uno schiaffo alla sfortunata signora che signorilmente, appunto, ha appoggiato il tovagliolo sulla tavola, ha chiesto scusa ai commensali e si è allontanata in silenzio. I fatti, incontrovertibilmente, si sono svolti così; ma di lì ad un anno tutti gli amici della coppia che non erano presenti alla scena erano disposti a mettere in discussione la buona fede dei presenti.

“Ma dai, come è possibile che A. abbia dato uno schiaffo a B., lui sempre  così cortese? Le avrà dato un buffetto, dai!”. Era stato uno schiaffo sonoro e deciso, non ho dubbi perché l’ho visto con i miei occhi, ma l’abilità del marito-negazionista era stata strabiliante: da ottimo manipolatore qual è era riuscito a instillare in amici e conoscenti il dubbio che fosse la moglie, sciocca e piagnucolosa, secondo lui, ad essersi inventata ogni cosa per avere un motivo in più per lamentarsi. Il tutto, naturalmente, sempre con l’atteggiamento del marito vittima di una donna sciocca che gli tarpava le ali in mille occasioni, ma sempre pronto a difenderla, attento e premuroso. Quando lo ascoltavo mentre la “proteggeva” dalle critiche di chi la  colpevolizzava per i suoi continui rifiuti a scendere in spiaggia d’estate o a non volere mai fare  una sauna o  un bagno turco d’inverno, quasi lo ammiravo; la scena a cui avevo assistito era chiarissima davanti ai miei occhi, ma quello schiaffo contrastava talmente tanto con tutto il resto del suo comportamento che solo la mia incrollabile fiducia nella mia vista non mi faceva recedere dalle mie certezze, nonostante i continui sorrisetti di compassione di cui ero vittima davanti ad amici e conoscenti.   

Ma se le bugie dei negazionisti “privati” spesso sembrano avere lunghe gambe che si  abbarbicano attorno alle loro vittime, alla lunga però poi si accorciano, come quelle di ogni bugia che si rispetti, e le cose si aggiustano. La signora in questione, per esempio, qualche anno dopo, ha dimostrato in tribunale che quello schiaffo non se l’era affatto inventato, anzi, era uno dei tanti che aveva preso da suo marito negli anni. I lividi che aveva sul corpo, che non voleva mostrare sulla spiaggia o alla SPA, erano lì a dimostrarlo.

Ma ci sono negazionisti “privati” ancora peggiori del marito di cui sopra: sono quelli che hanno un disegno più grande e circostanziato, di cui la negazione è solo un tassello, anzi per meglio dire ogni singola negazione è solo un tassello.

Sì, perché in questi casi la negazione contro l’evidenza non è un fatto singolo, ma una costante: il maestro-negazionista-privato nega ogni parola, ogni azione, scelta che ha affermato, compiuto o operato con una determinazione persistente e continua. La sua costanza nell’inganno lo condurrà sicuramente a raggiungere i suoi scopi, ma la costanza è una virtù, non dimentichiamolo. Chi è consapevole dei raggiri e degli inganni del negazionista deve tenere duro e non mollare, usare la stessa determinazione del manipolatore nella sua costante difesa della verità e non cedere, costi quel che costi. Spesso, alla fine, la verità avrà la meglio.

Opporsi alla manipolazione-negazionista è importante ed è un dovere sociale, a mio avviso. Infatti le bugie dei negazionisti sfociano a volte anche in questioni legali di non scarsa rilevanza; anche in questo l’arma della verità è la costanza, la persistenza nella propria opposizione.

Un ingegnere che lavorava per il Ministero della Difesa, quindi che doveva avere la fedina penale immacolata e sul cui comportamento non dovevano esserci dubbi di nessun genere, venne accusato di aver provocato un incidente con gravi conseguenze su un campo da sci. Non aveva nessuna colpa, se non quella di essere l’unica persona presente mentre la signora, vittima dell’”incidente” in questione, una poveretta  manipolata dal marito evidentemente avvezzo a giochetti di questo genere, si provocava da sola la frattura cadendo malamente quasi da ferma. Addirittura si inventò un testimone oculare che non c’era, e che ovviamente non si presentò in sede processuale. Ma fortuna volle che una bambina e la sua mamma si fossero fermate proprio nei pressi della malcapitata signora e l’avessero vista cadere da sola: l’ingegnere riuscì quasi casualmente a rintracciarle la sera stessa in albergo ed ottenne dalla mamma la versione della realtà dei fatti. Il processo andò per le lunghe, la mamma fu costretta a recarsi in Trentino, dalla Toscana dove abitava, per testimoniare a favore dell’ingegnere: ma la persistenza delle bugie del marito-negazionista si scontrarono contro la costanza dell’onestà della mamma e della bambina. E la reputazione, nonché il lavoro dell’ingegnere, furono salvi.

Conclusione; i negazionisti-manipolatori esistono e sono abili, ma se a volte hanno la meglio, spesso, alla fine, perdono, se la verità è sostenuta con costanza e determinazione.

E ancora; quand’anche il negazionista-manipolatore ottiene il suo scopo, cosa potrà dire alla sua immagine riflessa nello specchio la mattina quando si lava la faccia? E nel caso gli sia rimasto un briciolo di coscienza, come si sentirà quando dovrà sottoporsi al suo esame? Perché succederà, caro negazionista-manipolatore, succederà, sta tranquillo…                      

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Articolo pubblicato il 11/07/2021