Il Castello di Issogne: Una finestra sul Medioevo

di Alessandro Mella

Il Medioevo spesso è oggetto di considerazioni tutt’altro che benevole e generose e nell’immaginario collettivo ha assunto l’aspetto di un’epoca unicamente cupa, barbara e negativa.

Di certo fu un periodo in cui la vita non si poteva considerare facile per la gente comune ma le attività sociali e culturali furono comunque vivacissime.

Se di quel momento sono pervenute testimonianze biografiche di re e imperatori, personaggi e papi, epiche imprese, guerre e tanto altro; meno sono quelle sulla vita comune, la quotidianità, la socialità e l’economia di quei secoli lontani nel tempo ma non nel nostro agire, nel nostro parlare, in molti oggetti che ogni giorno utilizziamo.

Un vero libro aperto su questi temi è il Castello di Issogne in Valle d’Aosta il quale, oltre alla particolare struttura, ha due caratteristiche di non poco conto. In primis gli affreschi che rappresentano negozi e botteghe e secondo i graffiti posti dagli avventori durante le loro permanenze nei secoli passati. Uno strano caso di “vandalismo utile” dal momento che quei danni sono, oggi, una vera miniera di informazioni. (1)

L’importanza di queste testimonianze, tuttavia, non sempre fu colta e compresa. Un esempio di tale miopia ci perviene da un periodico tardo ottocentesco:

 

Dal borgo di Verrès, in pochi minuti si è a Issogne, al di là della Dora. Qui il castello non parla di armi ed armigeri, ma piuttosto di paggi e di castellane. Il maniero è modestissimo: par quasi un palazzo, e non ha proprio nulla di particolare. (2)

 

Pare quasi ironia (lo fu?), ma tant’è.

All’arrivo il castello si presenta, agli occhi dei profani, più come una specie di casaforte non avendo, al primo impatto, l’aspetto tipico dei castelli come tendiamo ad immaginarli. Quello, almeno che ci si aspetta. In sostanza si tratta di una residenza notabile, degli Challant, del XV secolo, con linee, pur tuttavia, molto spartane e sobrie.

Celebre è la fontana del “Melograno”, in ferro forgiato, poi riprodotta fedelmente al Borgo Medievale di Torino.

La dinastia degli Challant conservò il palazzo per secoli finché, nel 1872, esso fu acquistato dal pittore Vittorio Avondo.

Al piano terreno si incontrano la sala da pranzo, la cucina e la sala ove pranzavano i nobili con l’enorme ed impressionante camino. Salendo al piano primo è possibile vedere la cappella e la camera della contessa.

Al secondo piano, invece, la stanza dei “Re di Francia” con decori a giglio e lo stemma dei Valois sul camino.

Altra camera interessante è quella dei “Cavalieri di San Maurizio” decorata con i riferimenti all’ordine. Ma tutto il castello è ricco di riferimenti araldici e nobiliari. Vediamo, a seguire, come la dimora fu descritta nel passato:

 

IL CASTELLO DI ISSOGNE Sorge sulla destra della Dora Baltea, a due chilometri da Verrès. È il castello più importante e meglio conservato di tutti quelli della Valle d'Aosta: non ha per nulla l'aspetto di una formidabile paurosa fortezza come il castello di Verrès che gli sta di fronte; ma piuttosto l'aspetto di una dimora fastosa e gentile.

Vittorio Avondo l'aveva acquistalo allo scopo di ridargli l'antico aspetto, restaurandolo con gusto squisito d'arte; poi ne fece dono al Governo italiano, che lo decretò monumento nazionale. Avondo era stato coadiuvato nel lungo e faticoso lavoro dei restauri da altri valenti artisti, tra cui Federico Pastoris, Alberto Maso Gilli, Alfredo D'Andrade, ecc., i quali, trovando nel castello d'Issogne una ricchissima fonte di studi per la storia dell'arte, ne seppero far tesoro, che loro giovò quando costrussero, nel 1884, il borgo ed il castello medioevale di Torino.

L'arte gotica subalpina ha in questo castello uno svolgimento compiuto, e l'archeologo, l'architetto, il pittore e lo scultore vi trovano una miniera preziosa ed inesauribile. (…) Il castello venne innalzalo nel 1180, dal magnifico priore Giorgio di Challant, e fu per molto tempo luogo di delizie dei Challant, e non venne abbandonato se non quando essi si estinsero.

Il comm.  prof. Biscarra, negli Atti della Società d'Archeologia per la provincia di Torino, scrive del castello: «Rimarchevole monumento pel carattere architettonico medievale, conserva dettagli preziosi, capitelli, porte, finestre, soffitti bellissimi: il cortile ha un porticato, le cui pareti offrono affreschi che rappresentano le arti e i mestieri in vigore nei tempi di mezzo, coi costumi di uomini e donne, con arredi e utensili delle varie industrie di quell'epoca, eseguiti con sufficiente bravura, senza essere per altro opera di classico pennello. Entro al castello sono pure al primo e secondo piano due cappelle, Prie Dieu, con affreschi di argomento sacro di stile del secolo XV assai pregevoli». (3)

Negli anni in cui Avondo vi visse, il castello visse una seconda giovinezza, diventando un riferimento importante nel territorio. Al punto da ricevere periodicamente le visite della Real Casa di Savoia. Frequentatrice fu, ad esempio, la Regina Margherita:

 

La Regina e il Principe (Vittorio Emanuele principe di Napoli e futuro terzo Re d’Italia, N.d.A.) si fermarono a visitare il castello d’Issogne, dove furono ricevuti da Vittorio Avondo, proprietario, e da Giuseppe Giacosa. Indi ripresero il viaggio per il castello di Sarre, loro destinazione. (4)

Gressoney, 5 (Stefani). La Regina è partita alle ore 13 fra le acclamazioni della popolazione. La Regina recasi a visitare il castello di Issogne; quindi proseguirà per Monza dove arriverà alle ore 22. (5)

Anche il Duca d’Aosta, Emanuele Filiberto di Savoia che diventerà noto come il “Duca invitto” per il suo prodigioso comando della Terza Armata nelle Prima Guerra Mondiale, soggiornò ad Issogne ospite di Vittorio Avondo:

S.A.R. il Duca d’Aosta è partito questa mattina col primo treno (…) allo scopo di assistere alle importanti manovre militari che si tengono in Valle d’Aosta. Il Duca d’Aosta prenderà alloggio probabilmente nel castello di Issogne proprietà del cav. Avondo. (6)

Com’è noto, alla sua morte il pittore Vittorio Avondo donò allo stato italiano il suo amato castello e, ovviamente, esso fu volentieri acquisito per andare ad arricchire il patrimonio culturale italiano. Oggi il Castello di Issogne è una vera icona del suo tempo e merita senz’altro di essere visitato per fare una vera immersione nel medioevo ed imparare ad amarne, paradossalmente visto il contesto nobiliare, la vita quotidiana e comune.

Un plauso va alla Regione Valle d’Aosta che conferma sempre una sua lodevole inclinazione alla conservazione e tutela dei propri beni culturali.

Alessandro Mella

NOTE

(1) A riguardo si consiglia: I graffiti nel castello di Issogne in Valle d’Aosta, Omar Borettaz, Priuli e Verlucca editori, Aosta, 1995.

(2) L’Amico dei Fanciulli, 7, XXX, 1° luglio 1899, p. 3.

(3) La Stampa, 348, Anno XLIV, 16 dicembre 1910, p. 3.

(4) Gazzetta Piemontese, 222, Anno XXI, 12 agosto 1887, p. 1.

(5) La Stampa, 249, Anno XXX, 6 settembre 1896, p. 2.

(6) La Stampa, 217, Anno XXIX, 6 agosto 1895, p. 3.

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Articolo pubblicato il 28/07/2021