Fedez e Zan dialogano sul percorso di transizione sessuale dei bambini

L'ingresso delle associazioni LGBT nelle scuole serve ad inculcare nei bambini le teorie del gender

Dopo due anni di battaglia parlamentare il Ddl Zan lascia la Commissione Giustizia ed approda nell’aula del Senato per la discussione degli ultimi emendamenti proposti e la votazione. Inutile dire che il clima è incandescente.

Ciò che più stupisce gli italiani che stanno seguendo la discussione delle legge, però, non è tanto ciò che accade nelle aule parlamentari bensì ciò che accade fuori, nei talk-show televisivi e sui social. Ancora una volta a dire cose inappropriate sono stati Fedez e Chiara Ferragni che – dimostrando di non conoscere la materia – ogni volta che aprono bocca dicono una castroneria.

Fedez, a preludio di una diretta Instagram che ha fatto con Pippo Civati, Marco Cappato e Alessandro Zan, ha detto: “Io e mia moglie, con milioni di follower, saremmo in qualche modo da regolamentare perché opereremmo in una zona franca, in una zona grigia non regolamentata. Trovo assurdo che Berlusconi possa fare l’imprenditore, parlare di politica e fare politica, De Benedetti può fare l’imprenditore e dire la sua, Briatore può fare l’imprenditore e dire la sua, Montezemolo può fare l’imprenditore e dire la sua, Fedez e Chiara Ferragni vanno regolamentati”.

A parte che il paragone che Fedez ha fatto di se stesso e della sua consorte con i big dell’imprenditoria italiana non regge. Solo Silvio Berlusconi, attraverso le sue imprese, paga una quantità di stipendi difficilmente enumerabile. Carlo De Benedetti è stato nelle più grandi aziende d’Italia quotate in borsa e opera nel campo della grande editoria da svariati decenni. Flavio Briatore ha una quantità di locali e attività legate al turismo che tutti ben conosciamo. Luca Cordero di Montezemolo, oltre ad essere un brillantissimo imprenditore, un affermato dirigente è anche uno dei volti più noti della Fondazione Telethon: realtà privata che – grazie a sostegni per lo più privati – opera nel campo della ricerca scientifica per combattere e sconfiggere le malattie rare.

Fedez fa della musica che non mi risulta essere pluripremiata a livello mondiale e Chiara Ferragni è un’influencer, ossia una persona che attraverso i social network promuove marchi e brand già di per sé conosciuti. Senza nulla voler togliere alla coppia di imprenditori nota come “i Ferragnez” dico che il paragone non regge. Ma andiamo avanti.

Parlando con Alessandro Zan, PD, colui che da il nome alla legge, Fedez dice: “Oggi Renzi dice: “[sul Ddl Zan] c’è bisogno di un’ulteriore mediazione”. E questa mediazione dovrebbe avvenire con Salvini e Meloni sostanzialmente”. Zan prontamente risponde: “E’ giusto. Hai fatto una ricostruzione esatta. La legge alla Camera ha subito un iter, una mediazione, che è durato un anno e dove “Italia Viva”, peraltro, ha dato un contributo importantissimo alla realizzazione e alla sintesi finale. Abbiamo introdotto grazie a loro il tema dell’abilismo con un emendamento di una deputata di “Italia Viva”: Elisa Noja. Abbiamo veramente costruito una sintesi che raccoglieva le diverse proposte di legge tra cui anche la mia iniziale e quella di Ivan Scalfarotto che io avevo sottoscritto e che però conteneva dei termini come “omofobia” e “transfobia” che nel corso poi della sintesi finale abbiamo cambiato perché molti giudici ci hanno detto che “omofobia” e “transfobia” non si possono usare mentre si deve usare “orientamento sessuale” e “identità di genere” perché sono termini giuridici consolidati nel nostro ordinamento”.

Fedez – dimostrando di voler attaccare Renzi a tutti i costi – la butta su improbabili alleanze politiche: “Io do un punto di vista proprio sempliciotto perché sono una persona semplice ma come si può pensare di mediare su una legge per i diritti di persone con un partito che ha firmato la carta valoriale di Orban, che ha al suo interno una persona che, cito testualmente prima che poi mi quereli, dice: “le donne siano più propense in materia di accudimento”(citazione di Pillon), cioè, come si può pensare di poter mediare con chi porta avanti un pensiero di questo tipo? Lo trovo paradossale”.

Zan non perde la possibilità di fare un po’ di sana demagogia politica e annuisce: “La Lega è quella che è andata, è volata, con la Meloni a braccetto di Orban, a sottoscrivere quella cosiddetta “carta dei valori” che contiene delle cose orribili, “omotransfobiche” e Orban ha approvato una legge “omotransfobica” e giustamente ora l’Unione Europea gli dice: “non ti diamo i soldi del Recovery se non intervieni su questo”. La Lega ha presentato una proposta di mediazione che toglie “identità di genere”. “Identità di genere”, che è un termine consolidato giuridicamente, non è un’invenzione del Ddl Zan, tutti noi abbiamo un’identità di genere perché non è solo una questione che riguarda le persone transessuali, come tutti noi abbiamo un orientamento sessuale, come tutti noi abbiamo un sesso. L’”identità di genere”, in due parole, è la percezione profonda, precoce e strutturata del proprio genere. Sin da quando siamo bambini percepiamo qual è il nostro genere; è solo che ci sono dei bambini o delle bambine che percepiscono il proprio genere sin da quando sono bambini che è diverso dal loro sesso biologico. Ecco che allora bisogna aiutare questi bambini – e i genitori oggi sono molto più sensibili – in un loro percorso di transizione perché si ritrovano con un genere che non corrisponde al loro sesso di nascita”.

La diretta social messa in piedi da Fedez è durata un’ora e qui vi ho riassunto solo la prima decade. Non vi nego che seguirla e sentire tutte le cose qualunquiste dette è stato difficile e snervante.

Come avrete potuto ben capire qui non si è cercato di spiegare la legge, chiarire i dubbi sull’applicazione nei tribunali e sulle nebulosità costituzionali. L’obiettivo di Fedez e Zan è stato quello di attaccare Renzi, farlo passare per filo-leghista e attaccare la Lega facendola passare per un partito di orchi pronti a fare leggi omotransfobiche.

Peraltro, e spero che gli organi competenti intervengano, Zan spiega chiaramente perché vuole far passare la legge: bisogna arrivare a fermare la pubertà, impedire lo sviluppo sessuale per far fare ai bambini il percorso di transizione sessuale. Finalmente sono usciti allo scoperto!

Le lobby LGBT vogliono portare le teorie omosessualiste e le teorie transessuali nelle scuole al fine di rimpolpare le fila delle loro greggi. Questo è inaccettabile e non si può pensare che un genitore mandi il figlio in una scuola ove gli viene fatto questo tipo di indottrinamento che – lo dice Zan – serve ad “aiutare i bambini in un loro percorso di transizione perché si ritrovano con un genere che non corrisponde al loro sesso di nascita”.

Quando Lucio Malan, Simone Pillon, Mario Adinolfi, Jacopo Coghe, Paola Binetti, e molti altri si oppongono all’ingresso delle associazioni LGBT nelle scuole lo fanno per questo motivo. Nessuno vuole che i bambini discriminino chi è diverso da loro ma, parimenti, nessuno vuole che ai bambini venga messo il tarlo dell’omosessualità confondendone lo sviluppo psicologico, affettivo e sessuale. Usare la fragilità dei bambini per fare indottrinamento gender è vergognoso.

Continueremo senz’altro a seguire la vicenda parlamentare e a tenervi aggiornati sui singoli sviluppi.

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Articolo pubblicato il 13/07/2021