Dove stanno andando le menti dei più giovani? Cosa le condiziona?

Fedez idolo degli adolescenti, la generazione polisessuale, l'attacco alla fede cristiana, il futuro che verrà

Storicamente, le arti hanno sempre servito chi pagava il conto: papi, principi, mecenati dai molteplici interessi. In tempi recenti, la tecnologia applicata all’arte della musica l’ha resa accessibile a tutti e alcuni generi musicali sono diventati un megafono del disagio popolare o inni alla trasgressione, alle droghe, alla blasfemia, senza incorrere nella censura.

Anni 60: la musica elettrificata applicata al blues e al rock fu colonna sonora del movimento hippy che avrebbe cambiato le regole del mondo giovanile, promuovendo la marijuana come medicina di gruppo.

Anni 70: l’heavy metal, il rock psichedelico, l’underground o l’acid rock;  il tempo dell’hashish, dell’LSD che bruciava cervelli, dell’eroina che faceva sfracelli. Poi la controcultura anni 80, l’hard rock, il Black metal e il Trash metal blasfemi e demoniaci; droghe sintetiche e riti malefici.

Nuovo millennio: il punk e poi il rap: alcol, pasticche, “sexual fluidity” [1]; niente amore nel ritmo anti perbenista e distruttivo che non nasce per caso. E come sempre, i giovani a far da cavie inconsapevoli, convinti di essere “avanti” come lo si era stati noi in altri tempi.

Cosa poco nota: il rock, come l’arte astratta non sono stati movimenti del tutto spontanei. Durante la guerra fredda sono stati spinti dalla C.I.A. come simbolo di americana libertà espressiva, rispetto all’arte severa e sorvegliata dell’Urss. Una mossa che ha concorso a moti di resistenza nei paesi comunisti.

Un esempio: il festival di Woodstock. Nel 1969, 500.000 giovani ad ascoltare 32 artisti in 3 giorni di Rock & Peace contro la guerra nel Vietnam. Non sarebbe stato possibile senza la complicità del governo USA. Era un meditato esempio di occidentale libertà di protestare da insinuare nell’Urss, poliziesca patria di censura.

Quindi, in un mondo dove niente è mai ciò che sembra e dove, le contro-correnti artistiche sono asservite ai progetti dei potenti, quale ruolo hanno gli odierni Trapper di casa nostra, proseliti del trasgressismo istupidito come Sfera Ebbasta e soprattutto Fedez, ormai da anni idolo dei nostri adolescenti?

È ancora fresca la disputa sul ddl di Alessandro Zan contro ogni emarginazione e nel contenzioso verbale tra omo-trans-fobie e ipotetiche censure Rai, è piombato Fedez, il rapper e opinionista nazionale. Per alcuni giorni il suo infiammato comizio in tv, ha calamitato l’attenzione di media e social, dividendo sull’argomento buona parte degli italiani, manco ve ne fosse ulteriore bisogno.

Una riflessione a parte: fobia è sinonimo di paura. Ma nessun eterosessuale ha mai avuto paura di un omosessuale, quindi, il megafono politico non affronta un problema, ma lo crea, così da poter orchestrare le masse.

Nascita di un mito giovanile: Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez (classe 1989), dopo i primi EP tra il 2006 e il 2010, nel 2011 ha pubblicato il suo primo album: “La Penisola che non c’è”, quindi, “Il mio primo disco da venduto”, “L’Arte di accontentare” e altri, tra cui “Pop Hoolista” (2014), raccogliendo un grande seguito. Opere dai titoli brillanti, ma se visti in altra “luce”, decifrabili in modo ermetico.

Dal 2014 Fedez è giudice nel talent show X-Factor, diventando un personaggio d’opinione, ambito dalla tivù, lavorando in film e fiction. Sposato con Chiara Ferragni bella imprenditrice, oggi il rapper appare sulle copertine, fa audience alla radio e alla tivù; può dire ciò che vuole.

Un bel percorso per un giovanotto sveglio, provocatorio e vanitoso padrone del suo tempo. Abile miscela per far carriera in quest’era di umanesimo in caduta libera, dove l’importante è far parlare di sé. Ma anche questa è un’arte che non s’inventa in un ambito mediatico dove ognuno deve qualcosa a qualcuno.

Ecco dunque che le simbologie massoniche ricorrenti nei suoi video, tatuate e dichiarate a gesti, seppur spacciate come trucco per suscitare curiosità, collimano e assumono un senso, forse parallelo a quello che dichiara: “mi appassionano i complotti.… Lo faccio per provocare… Se si scrive Fedez su Google viene anche massone, ma non lo sono… Questo dimostra la potenza di Internet e quanto sia semplice venderti come verità”….

Oltre al compasso e alla squadretta, Fedez è un manifesto pubblicitario dell’occhio inserito in un triangolo, emblema degli ordini massonici più elevati [2], abituale ormai nel cinema come altre allegorie che circondano l’uomo comune, ignaro della occulta notifica di supremazia. Il simbolo in antitesi è la croce di Santa romana Chiesa. Chi vincerà?

Le dita tese a triangolo sono il “Segno del Fuoco”, gesto rituale della setta inglese “Argenteum Astrum”, diffuso in ambienti esoterici e in voga tra i big del rap, quindi emulato da giovani ignari delle sue origini, seguaci di un mix fisicità-mantra omo-logato ben assortito per le giovani teste più manovrabili; per farci soldi a palate e non solo. La storia si ripete.

Che Fedez faccia parte o no di una loggia massonica è storia già trattata nel 2014 dalla rivista Vanity Fair. Di certo è che un certo messaggio buca il video e anche certi cervelli. Il risultato sembra tagliato apposta per esaudire disegni ben meno frivoli del pittoresco linguaggio di Federico e più in linea con il gesto delle corna: occhiolino diabolico.

Un conto poi è il gesto, altro è tatuarsi la pelle, sta di fatto che certe simpatie vanno di pari passo con politiche di controllo mondiale da parte di quegli “illuminati” plurimiliardari che fino a poco tempo fa finanziavano pratiche anticlericali e oggi sfornano miliardi di vaccini prodotti dalle loro multinazionali; ormai noti filantropi fasulli; registi del signoraggio bancario che gestisce il mondo.

Dunque Fedez ha rapporti con le lobby di potere? La cosa è ragionevole: gestualità, simboli, testi e richiami alla “sessualità liquida” di Fedez sono allineati con le pratiche massoniche sataniste e anticlericali avverse al  cristianesimo. Ecco perché, sarebbe bene andare ad educare i giovani sugli effetti collaterali di certi contenuti musicali, infarciti di messaggi subliminali. Qual è il ruolo della scuola in questo contesto? Il Ddl Zan è più interessante!?

Infatti, il regolamento di una vita basata sulla fede, contempla scrupoli morali in antitesi con il culto del sé che trabocca nella nostra era virtuale: dei social; dei clic dei selfies; dei talent show.

Ma la nostra cultura, la nostra storia e le leggi della natura sono ancora scanditi da un progetto divino tuttora molto difficile da smantellare anche da parte della scienza. A chi giova questa forma di negazionismo? Per quale forma di credenza se non quella di un impalpabile, ma percepibile “anticristo” avido di potere?

Fedez, eroe della nostra meglio gioventù, e che ora canta con Orietta Berti, è l’anticlericale paladino del Ddl di Alessandro Zan, del movimento LGBT, della sessualità liquida & dell’omo trans fobia che imperversa in parlamento. Azzeccata scelta per essere al centro dei riflettori. 10 anni fa scriveva testi omofobici contro Tiziano Ferro… Ipocrisia dell’ignoranza oppure scelte di tendenza?

Ci sono tutti i canoni per una prossima scesa in campo politica del rapper trentunenne, nonostante la terza media, le critiche alla sua “musica” e la polemica scatenata sui social, in tv, in parlamento. Viviamo in un mondo dove ognuno deve qualcosa a qualcuno. Esaltare una generazione di giovani “gender”, prossimi elettori già educati nella tendenza e nel pensiero, là dove contano i numeri, ha la sua importanza.

Da un’indagine de “L’Espresso”, il Fedez paladino della libertà d’espressione, si autocensura. Gli azionisti dell’azienda discografica Doom Entraniment gestita dalla madre, gli hanno imposto il mutismo su commenti etico-economici dannosi alla società, minacciando di chiudere un sodalizio che nel 2021 vale 15 Mil. di euro. Es: Fedez non si può esprimere su Amazon, di cui è testimonial. Colosso che tra l’altro, ha già avviato la produzione del cortometraggio “The Ferragnez” che ritrae la famiglia di Chiara Ferragni e di Fedez, 24 ore su 24.

In conclusione, chi ha una certa età, ha già vissuto epoche musicali che vogavano contro e ha condiviso pezzi di famosi artisti senza dar peso ai loro vezzi sessuali, badando di più all’armonia e al sound. Non interessava la sponda di Elton John o Freddy Mercury; facevano musica, non forgiavano una gioventù politica anticlericale e anti familiare. Non in modo così subdolo e gestito dall’alto, da chi tira le fila del futuro che verrà.

L’invito alle famiglie è quello di vegliare sugli entusiasmi della sessualità liquida, nuovo orizzonte prospettato ai loro figli, giovani fragili risucchiati nella società della movlda, dei rav party da sballo, dediti ad alcol e stupefacenti chimici, attratti dai social e dai “mi piace”, con un progressivo distacco dalla realtà più elementare.

Occorre tornare ad essere figure “capobranco” della famiglia, mai così attaccata da oscure tecnocrazie come ai giorni nostri. Occorre  porsi come modello, informandosi su nuovi miti e discutibili maestri, essendo presenti, aggiornati e credibili. La generazione "gender fluid" fa audience anche in pubblicità e sui media, e non è bene.

Vi sono ombre oscure che stanno sgretolando l’umanesimo e millenarie buone regole di appartenenza servendosi di personaggi ambigui, diafani burattinai di festosa illusione, di emancipazione che non propone, ma smantella.

note:

[1] capacità di essere flessibili nella propria risposta sessuale a seconda delle situazioni, aprendosi a sperimentazione verso il proprio sesso o l'opposto. Oggi solo il 46% dei giovani tra i 18:24 anni si dichiara esclusivamente eterosessuale, il 6% omosessuale. Il 49% è "fluido"

[2] l'occhio di Osiride o di Horus è un simbolo egizio prestato alla massoneria e inserito al vertice di una piramide da dove "tutto vede". In realtà, questo simbolo esoterico, è nato originariamente in ambito cattolico, dove rappresenta la trinità di Dio e la sua veggenza universale.

 

 

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Articolo pubblicato il 16/07/2021