Perché bisogna riaprire la strada dei colli Pino Torinese-Superga al transito dei motocicli

Il tempo della repressione per interessi comunali è passato. Un anacronistico stop chiede civilmente strada. È motofobia?

I motivi per abbattere delle barriere mentali che da oltre trent’anni spezzano un asse di scorrimento panoramico e turistico sono tanti, civici e legati alla logica dell’appartenenza.

 Primo motivo: l'interruzione della circolazione

lo stop ai motocicli sulla Strada dei colli, Interrompe in modo netto un percorso tanto ordinario quanto piacevolmente turistico e di interesse paesaggistico situato a metà di una scorrevole via dorsale che collega: Pecetto, Torino via colle della Maddalena, Superga, e la pianura in direzione di Castelnuovo Don Bosco-Asti.

Non si tratta di un disagio da poco, chiunque voglia adoperare qualsiasi motociclo-ciclomotore per spostarsi da Torino colle della Maddalena a Superga è impedito. Una volta raggiunto Pino torinese deve scegliere se scendere verso Torino corso Casale, oppure dirigersi a Chieri. È un paradosso assurdo.

È una violazione alla legge non scritta di ogni buon senso. Chiunque abbia scelto anche solo uno scooter per sbrigarsi nel traffico, consumare poco e inquinare di meno, di fronte al cartello assolutista all’imbocco della "Panoramica", deve cambiare programma.

Secondo motivo: turistico e non solo

Come già espresso in altre occasioni, la dorsale colle della Maddalena-Pino Torinese-Superga è un percorso consigliato negli itinerari turistici italiani ed europei, relativi alla collina torinese (che per il rimanente è privatizzata, sollazzo di benestanti residenti).

Bloccare il transito a turisti provenienti in motocicletta da ogni ipotetico punto di partenza, non è adeguato alle direttive turistiche tracciate nel giugno 2019 dal presidente Alberto Cirio, né alle nuove attitudini della città di Torino, che ha visto crescere il suo interesse nei percorsi turistici della nostra penisola.

A tal proposito, nel 2016 un amico mototurista di Sanremo, mi ha telefonato dall’imbocco di Pino torinese, chiedendomi un’alternativa per concludere il suo pellegrinaggio alla basilica custode dell’immortale storia del Grande TorinoNel 2018 è stato il turno di tre motociclisti di Bellinzona sulle loro BMW. Non è logico, oggi ancor di più.

Inoltre, fin dagli anni 70, la strada Panoramica faceva da suggestivo scenario per collaudatori & giornalisti dei periodici del settore. Io stesso, a quel tempo collaboratore di un redattore di “Tuttomoto”, mi ci recavo spesso per qualche servizio fotografico destinato alle pagine delle riviste; abitudine promozionale che forse era oscura agli amministratori di quell’epoca. 

Motivo legato al sovrapporsi di divieti e le regolamentazioni di altri settori

Il duro periodo del CoViD-19 ci ha insegnato quanto frustrante sia dover sottostare a privazioni della libertà e rispettare obblighi discutibili. Statisticamente i divieti ci hanno innervositi, influenzando comportamenti individuali. E se la psicologia ha una sua valenza, un processo d’attenzione dovrebbe rivolgersi anche a certi cartelli stradali dalle motivazioni medievali.

Mentre sulla Strada Dei Colli, un divieto funge da barriera non tanto alle moto, ma a chi si muove con esse, la recente diffusione anarchica di monopattini e altri veicoli elettrici capaci di superare allegramente i 30 km/h, pur procurando incidenti e disagi, al momento li vede circolare senza regole. Il paragone con una strada chiusa anche a un cinquantino d’epoca è abbastanza stridente nella disparità d’un principio di umana tolleranza.

Motivo legato alle possibilità di dissuasione e di controllo

Il limite di 30 km/h, è compatibile con le destinazioni di un parco, soprattutto verso un concetto d’appartenenza e di rispetto reciproco. Altrettanto vero è che sulla Strada Dei Colli, a 30 km/h fanno fatica ad andarci pure i ciclisti, ma non è questo il punto. Dopo una certa ora, capita di incrociare macchine veloci andar di fretta. Ma anche questo non è il punto. Una bici che fila ai 50 o un’Alfa che si sbriga ad ora di cena e se ne va, non fanno danno.

Il rischio di sdoganare nuovamente la strada a motociclisti veloci in cerca di strada a pochi km da Torino, però esiste. Vale la pena tentarci lo stesso perché le abitudini sono cambiate e quella voglia di correre, già trent’anni fa non all’appannaggio di tutti, oggi è diventata rara.

Dove si fermavano i motociclisti a far di chiacchiera poi, oggi al sabato sera si ritrovano possessori d’auto d’epoca. Molti di loro sono gli stessi di allora e la moto oltre a essere un mezzo di quotidianità e di viaggio, è anch’essa un reperto di restauro d’epoca e di collezionismo spesso conservato con cura e da destinarsi ai posteri. Perché questa fobia del motociclista tout court in un luogo destinato a tutti?

In questo contesto, quattro moto sul piazzale e uomini a scambiare un "ciclo ludico" da dopolavoro su quella strada indubbiamente piacevole da accarezzare con le due ruote, non rappresenta più quel rischio di sfide ormai passate di moda. Per onestà, chi scrive, fin troppo esperto della questione, ne è persuaso.

Il rispetto delle regole e dei limiti poi, oggi può essere facilmente garantito da una quantità di sistemi di controllo, rilevamenti e mezzi di dissuasione di cui sono cosparse ormai tutte le strade del mondo. “Chi sbaglia paga” è un teorema poco amato ma funziona, e lo scenario è cambiato.

In conclusione

Abbiamo vissuto rinchiusi per mesi, siamo usciti con il volto dietro ad una mascherina, ci siamo vaccinati contro un virus crudele sfuggito da un laboratorio di Wuhan, abbiamo chiuso attività lavorative, scuole e teatri, in attesa del momento in cui ripartire.  Il momento è adesso, non è più il caso di perseverare in remote differenziazioni.

L’incertezza della variante Delta rimane, così come veder sfrecciare qualche motociclista trasgressore, ma la riapertura alle moto della Strada dei Colli è un logico diritto a muoversi sul territorio riaprendo un collegamento che obbliga a scomode deviazioni, e in questo periodo in cui si parla molto di omofobia e libertà, si potrebbe coniare un nuovo termine: motofobia nei confronti di una categoria di uomini normali, gente che fa anche altro, e che chiede la cessazione di ogni ingiustificata e anacronistica discriminazione

Infine, in altre regioni italiane i motori sono storia del nostro paese, un apprezzato frutto dell’ingegno umano, sono cultura popolare e sport. Il Piemonte invece, pur vantando un glorioso passato motoristico, brilla per insofferenza civica e scarsità di impianti sportivi attenti al settore.

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Questa richiesta parte con la fiducia in una positiva presa di coscienza. Rimane un’impalpabile certezza che ancora una volta cadrà nel vuoto. Che senso avrebbe dover ricorrere a Striscia la Notizia come fu per la tangenziale di Montà d’Alba, o a una petizione, a una campagna stampa… Basterebbe una semplice considerazione. Certo, magari c’è rischio di incappare nel parere contrario di qualche influente cittadino importante al momento della votazione. La politica è anche questo: saper gestire tanto il territorio quanto la popolazione. C’è spazio per spiegare, ragionare insieme e poi, si può sempre ritornare indietro. Perciò, in modo maturo e molto civile…

In questa sede, per queste ed altre motivazioni, si chiede di nuovo alla amministrazione di Pino Torinese, e ad altre competenze territoriali limitrofe, la riapertura del transito ai motocicli sulla Strada Dei Colli.

Chiunque reputi importante questa richiesta è invitato a commentarla e condividerla con altri utenti delle moto, in modo da darle la risonanza necessaria a scuotere le rigide amministrazioni da un giustizialismo oggi poco sensato.

Grazie a nome di tutti gli amanti delle due ruote, che poi guidano anche il resto e sono altresì, placidi pedoni.

 

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Articolo pubblicato il 21/07/2021