I sostenitori del Ddl Zan da settimane la accusano di essere a capo di un partito di omofobi ma lei non cambia posizione e va avanti.
In queste ultime settimane, a proposito della discussione sul Ddl Zan, si sono sentite parole orribili nei riguardi di Giorgia Meloni, leader di “Fratelli d’Italia”.
Gli insulti, le parole lapidarie e gli attacchi alla persona non vanno mai bene anche perché la Meloni è una donna che non ha mai insultato gli omosessuali ma ha sempre espresso la sua contrarietà a tanti loro atteggiamenti spesso offensivi ed irriverenti.
Nella dialettica sociale e politica è normale che vi siano tesi contrapposte ma l’educazione ed il rispetto non dovrebbero mai venir meno. Purtroppo, invece, da settimane si sta assistendo ad un linciaggio mediatico nei confronti della leader di “Fratelli d’Italia” che ha l’unica colpa di dire sempre ciò che pensa e di argomentarlo.
Peraltro, e va detto con chiarezza, Giorgia Meloni già da Ministro della Gioventù del Governo Berlusconi ha sempre sostenuto di essere contraria ad ogni forma di violenza e discriminazione verso le persone LGBT ma di essere parimenti contraria al Pride.
In un’intervista fattale da Klaus Davi nel 2008 fu proprio la stessa Meloni a dire: “Ho manifestato e continuo a manifestare una forma di disappunto nei confronti della manifestazione del Gay Pride cioè di quella che ho visto come una forma di ostentazione che ho trovato fastidiosissima. A me nessuno ha mai dato dei soldi, nessuna amministrazione locale mi ha mai patrocinato, per andare a manifestare i miei gusti sessuali. Questa diventa anche – a volte – una forma di discriminazione, anzi mi sembra che vi siano forme addirittura di privilegio [nei confronti delle comunità LGBT]. Ai Gay Pride si sono viste delle scene che erano francamente raccapriccianti. Credo le persone omosessuali di buon senso se ne siano rese conto molto meglio di me”.
Otto anni dopo, in occasione del “Family Day” del 2016 al Circo Massimo di Roma, Giorgia Meloni, intervistata dall’Agenzia Televisiva Nazionale “Vista” sul tema delle Unioni Civili, ha dichiarato: “Quando si dice “no” alle Unioni Civili non si dice “no” perché non si riconosce il valore dell’amore fra due persone perché – caso mai sia sfuggito – lo Stato non norma l’amore tra due persone. Nel caso delle coppie omosessuali i diritti della coppia sono tutti già previsti, il tema della reversibilità della pensione è un tema particolare ovviamente perché parliamo sempre di risorse limitate e quindi di priorità che lo Stato si deve dare ma è un tema sul quale io sono disponibile a parlare. La verità è che [ai gay] non interessa tutto questo. Interessa mettere un cavallo di Troia per portare le adozioni alle coppie omosessuali. Si guardi intorno. Se lei va a guardare in tutte le altre nazioni cosa è accaduto vedrà che in tutte le Nazioni in cui si è partiti con una legge sulle unioni civili si è arrivati al diritto d’adozione. Io sono francamente contraria non perché non abbia rispetto per il desiderio di genitorialità di una coppia omosessuale però credo venga prima il diritto di un bambino”.
Giorgia Meloni è stata sempre chiara e lineare sul tema dei rapporti tra omosessualità e famiglia. Questo negli anni le è costato parecchio perché nelle televisioni di sinistra non viene invitata, non viene ospitata e non viene quasi menzionata. Ciononostante il suo partito è continuato a crescere e a racimolare voti e militanti.
Le associazioni cattoliche, molti membri di chiese evangeliche e pentecostali, hanno riposto in “Fratelli d’Italia” la loro fiducia nella speranza di veder tutelati gli istituti giuridici del matrimonio e della famiglia. Nonostante l’embargo mediatico messo in atto da chi nella sinistra si dice pluralista ed aperto al dialogo con chi la pensa diversamente, Giorgia Meloni ha riscosso successo e stima nel popolo italiano e questo è innegabile.
Oggi, la macchina del fango è entrata in funzione senza subire arresti e Giorgia Meloni, assieme al Senatore Simone Pillon, “Lega”, e Mario Adinolfi, “Popolo della Famiglia”, è oggetto di continui attacchi personali volti a sminuirne la reputazione, l’onorabilità e la credibilità politico-istituzionale.
Se i sostenitori del Ddl Zan sono questi, ben venga un affossamento della legge e un voto contrario ad un disegno di legge liberticida e altamente discriminatorio.
Avere opinioni avverse a quelle della sinistra non è un reato e – come ho già avuto modo di scrivere altre volte – nell’emiciclo parlamentare ogni eletto è libero di esprimere la propria opinione e di votare come meglio crede.
Nessuno – e dico nessuno – ha il diritto di insultare, offendere, epitetare od esporre alla gogna mediatica un leader politico per aver avuto l’ardire di contraddire la sinistra e le sue stravaganti idee legislative.
In politica siamo stati abituati a vedere tutto e il contrario di tutto; questo ci ha portati ad essere attenti e scrupolosi giudici del comportamento degli eletti. Di Giorgia Meloni si può dire tutto. Può piacere, può non piacere, può esserci indifferente, … ma una cosa le va riconosciuta: sui temi della famiglia e dei diritti dell’infanzia non ha mai cambiato idea e ha sempre mantenuto una posizione ferma, decisa e determinata.
La coerenza non paga subito ma prima o dopo dà i suoi frutti.
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Articolo pubblicato il 23/07/2021