Cia Piemonte: Il Moscato è un’eccellenza da tutelare e valorizzare”

I temi discussi in occasione del Forum Nazionale del Vino

«Il Moscato è un’eccellenza del vigneto Piemonte conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Come tale va difesa e valorizzata».

Il messaggio è stato lanciato martedì dal presidente di Cia Piemonte Gabriele Carenini e da Claudio Conterno, delegato della giunta regionale al tema vino, in occasione del Forum Nazionale del Vino promosso da Cia e Uiv alla presenza del ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli.

In vista della prossima vendemmia, Cia Piemonte ha focalizzato l’attenzione sul futuro di una delle Denominazioni più importanti del comparto (10 mila ettari di vigneto e oltre 90 milioni di bottiglie all’anno), sottolineando rischi da evitare e potenzialità da sfruttare a pieno, in linea con i positivi riscontri che arrivano dal mercato nazionale e internazionale.

Il primo tema riguarda la protezione della denominazione rispetto alle norme sull’etichettatura previste a livello europeo. Cia chiede che si limiti la possibilità di imbottigliare spumanti generici con il nome Moscato e quindi propone che la denominazione “Moscato” sia utilizzabile solo per le produzioni Docg e Doc.

Un altro tema riguarda la strategia vendemmiale. 

«Bisogna rivalutare il concetto che la qualità si fa nel vigneto ed è espressione del territorio – rivendica Cia Piemonte raccogliendo le istanze dei soci di Alessandria, Asti e Cuneo – il concetto apparirebbe scontato ma che nel corso degli anni si è sempre espresso compiutamente negli accordi vendemmiali tra parte agricola ed industriale.

La qualità è l’unica strada per incentivare i consumi del vino piemontese e la tracciabilità della produzione può avvenire solo attraverso la scelta di rivendicare al massimo la produzione Docg/Doc vigneto riducendo drasticamente la destinazione a superi generici».

Cia Piemonte chiede quindi che, laddove le condizioni di mercato e la qualità delle uve lo consentano, i superi vengano destinati principalmente a riserva vendemmiale Doc/Docg evitando il più possibile che le eccedenze arrivino sul mercato come generico “vino comune”.

Un’ulteriore proposta riguarda l’utilizzo della riserva vendemmiale che consente di stoccare una parte della produzione con futura destinazione a Docg/Doc in funzione dei consumi di prodotto sui mercati nei mesi successivi: «E’ necessario che la successiva operazione di sblocco – afferma Cia Piemonte - possa essere concessa “ad azienda” su richiesta motivata dalla singola cantina a fronte di una vendita consistente della partita già rivendicata a Docg/Doc».

Intanto dal Forum Nazionale del Vino, organizzato da Cia in collaborazione con l’Unione Italiana Vini,  arrivano segnali di ripresa per il comparto vini. Dopo l’anno della pandemia, che è costato al settore un crollo medio dei fatturati del 15% (fonte dell’Ufficio Studi Cia e dell’Osservatorio Uiv ) il vino Made in Italy ha innescato la risalita e per fine 2021 è atteso un rimbalzo del 9%.

Ma per tornare ai livelli pre-Covid, vale a dire a quei 13 miliardi di euro di valore alla produzione del 2019, la strada da fare è ancora lunga. Bisogna attendere la ripresa stabile della ristorazione e del turismo, così come del commercio mondiale, confidando che la variante Delta non imponga nuove restrizioni, e nel frattempo puntare su nuovi canali, mercati e trend.

«Bisogna prendere atto dei cambiamenti interni al mercato del vino a livello nazionale e internazionale, conoscere i nuovi player in campo, capire l’evoluzione delle esigenze dei consumatori – conclude il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino -  Ci vorrà tempo, ma sarà vera ripartenza solo cambiando metodo. Serve fare squadra, ragionare in ottica di sistema, creare una filiera organica. Dobbiamo essere in grado di valorizzare l’unicità delle piccole e medie imprese, promotrici di territorio e cultura, puntare su alleanze nuove con il settore fieristico e più innovative e mirate modalità di scambio con i buyer esteri».

 

 

 

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Articolo pubblicato il 22/07/2021