A proposito del decreto sul "green pass". Opinioni autorevoli di Massimo Cacciari e Giorgio Agamben

Putiferio di pareri contrastanti sulla stampa e sul Web

Da cinque giorni ormai, si è scatenata una fitta schermaglia di opinione sia sui maggiori quotidiani sia sui social network, rimbalzata poi sugli schermi degli smartphone. L’argomento è scaturito da un testo di Giorgio Agamben e di Massimo Cacciari pubblicato sul sito dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.

Il soggetto è legato ad un tema delicato e controverso: luci ed ombre del decreto sul green pass, un lungo e articolato trattato di opinione, diffuso con l’auspicio di favorire il dibattito e la riflessione critica.

L’obiettivo non solo è stato centrato, ma è andato oltre ogni previsione e gli stessi autori del testo che qui verrà riproposto ad uso e consumo dei lettori, sono più volte ritornati sull’argomento, richiamati dal dialogo e dal bisogno di integrare le motivazioni innescate dal dibattito.

Prima di lasciare il lettore alla sua personale valutazione e al giudizio sugli interessanti contenuti del filosofico, esplicativo parere degli autori, avendo avuto modo di apprezzare in altri luoghi e altre occasioni la preparazione e il livello culturale Massimo Cacciari, spendo per la sua persona più di una parola di stima.

Buona lettura dunque. Ogni condivisione e ogni giudizio andranno a sommarsi a una'ampia dialettica in corso e comunque, anche in questa sede, saranno ben accetti.

 In riferimento al decreto sul green pass: di Massimo Cacciari & Giorgio Agamben

''La discriminazione di una categoria di persone, che diventano automaticamente cittadini di serie B, è di per sé un fatto gravissimo, le cui conseguenze possono essere drammatiche per la vita democratica. Lo si sta affrontando, con il cosidetto green pass, con inconsapevole leggerezza. Ogni regime dispotico ha sempre operato attraverso pratiche di discriminazione, all’inizio magari contenute e poi dilaganti.

Non a caso in Cina dichiarano di voler continuare con tracciamenti e controlli anche al termine della pandemia. E varrà la pena ricordare il “passaporto interno” che per ogni spostamento dovevano esibire alle autorità i cittadini dell’Unione Sovietica. Quando poi un esponente politico giunge a rivolgersi a chi non si vaccina usando un gergo fascista come “li purgheremo con il green pass” c’è davvero da temere di essere già oltre ogni garanzia costituzionale. 

Guai se il vaccino si trasforma in una sorta di simbolo politico-religioso. Ciò non solo rappresenterebbe una deriva anti-democratica intollerabile, ma contrasterebbe con la stessa evidenza scientifica. Nessuno invita a non vaccinarsi! Una cosa è sostenere l’utilità, comunque, del vaccino, altra, completamente diversa, tacere del fatto che ci troviamo tuttora in una fase di “sperimentazione di massa” e che su molti, fondamentali aspetti del problema il dibattito scientifico è del tutto aperto. La Gazzetta Ufficiale del Parlamento europeo del 15 giugno u.s. lo afferma con chiarezza: «È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, anche di quelle che hanno scelto di non essere vaccinate».

E come potrebbe essere altrimenti? Il vaccinato non solo può contagiare, ma può ancora ammalarsi: in Inghilterra su 117 nuovi decessi 50 avevano ricevuto la doppia dose. In Israele si calcola che il vaccino copra il 64% di chi l’ha ricevuto. Le stesse case farmaceutiche hanno ufficialmente dichiarato che non è possibile prevedere i danni a lungo periodo del vaccino, non avendo avuto il tempo di effettuare tutti i test di genotossicità  e di cancerogenicità. “Nature” ha calcolato che sarà comunque fisiologico che un 15% della popolazione non assuma il vaccino. Dovremo dunque stare col pass fino a quando? 

Tutti sono minacciati da pratiche discriminatorie. Paradossalmente, quelli “abilitati” dal green pass più ancora dei non vaccinati (che una propaganda di regime vorrebbe far passare per “nemici della scienza” e magari fautori di pratiche magiche), dal momento che tutti i loro movimenti verrebbero controllati e mai si potrebbe venire a sapere come e da chi. Il bisogno di discriminare è antico come la società, e certamente era già presente anche nella nostra, ma il renderlo oggi legge è qualcosa che la coscienza  democratica non può accettare e contro cui deve subito reagire''.

Un'ultima questione 

Cavalcando l'onda di queste riflessioni, emerge un'altra forma di discriminazione. Il controllo del green pass è accompagnato da multe salate nel caso di infrazione nei bar, nell'ambito turistico e della ristorazione, laddove è più semplice organizzare blitz di controllo e applicare sanzioni pecuniarie. Un altro metodo per batter cassa? Non è così nel settore dei trasporti, molto più difficile da monitorare. Ecco dunque che sugli autobus, sui tram, sui convogli regionali e sui traghetti, non sono ancora state divulgate le modalità di controllo. Operazioni difficili da mettere in atto: un altro scenario con due pesi e due misure…

 

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Articolo pubblicato il 31/07/2021