ZAN 1 di 4 – Il disegno di legge

Il così detto DDL Zan ha scoperto carboni da sempre ardenti sotto la cenere di un certo perbenismo e alte si sono levate le fiamme per i venti soffiati da mantici di opposte fazioni politiche, obbligatesi per amor di Patria a stare insieme per dare una maggioranza al Governo Draghi, invocato a portare l’Italia fuori dal guado.

Una “Nota verbale” pervenuta da oltre Tevere ha dichiarato la preoccupazione della Santa Sede per i problemi interpretativi di quel testo, dai contenuti reputati “vaghi e incerti” sulla definizione di ciò che è reato e ciò che non lo è.

A sedare i toni della presunta indebita ingerenza della Chiesa è intervenuto il Cardinale Pietro Parolin il quale, come Segretario di Stato, ha precisato che dal Vaticano “Non è stato in alcun modo chiesto di bloccare la legge”.

Draghi, intanto, come Presidente del nostro Consiglio dei ministri, con una dichiarazione ritenuta pilatesca da alcuni, prendeva le distanze diplomatiche ricordando che in Italia, in materia legislativa, è assoluta la sovranità del Parlamento e che l’Italia è uno Stato laico e non confessionale. Queste prerogative sono state quindi riconosciute dallo stesso Parolin per il quale però, nella formulazione proposta, potrebbero intaccare gli accordi con l’Italia le Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità“, dettate dal Disegno Di Legge Zan.

Nel rispetto della dignità della persona, il sistema legislativo dell’Italia già condanna la violenza in generale e, in particolare, quella nei riguardi dei soggetti portatori di orientamenti non eterosessuali; ma, a maggior tutela legislativa di questi ultimi, mentre le minoranze etniche, linguistiche e religiose continuerebbero ad essere tutelate dalla Legge Mancino del 1993, il DDL Zan proporrebbe l’inasprimento delle pene per i casi di violenza e discriminazione per motivi di identità di genere, sesso, disabilità e orientamento sessuale, con la introduzione del  reato di omotransfobia per chi discrimina, minaccia e aggredisce non solo gay e lesbiche, ma anche trans, aggiungendo quindi la dimensione della transessualità alla omofobia la quale, nei confronti degli omosessuali, si connota per lo più di odio.

I così detti “discorsi d’odio” sono definiti da Tulkens, Vicepresidente della Corte europea dei diritti dell’uomo, come “un rifiuto viscerale dell’altro e un’intolleranza di fondo nei confronti del diverso”; un attacco intenzionale a una persona o a un gruppo di persone “a causa della appartenenza etnica, del genere, di una disabilità”. Col DDL Zan, sarebbero considerati reati d’odio non solo quelli discriminatori di razza, etnia o religione, già sanzionati dal nostro sistema penale, ma anche quelli relativi alla sfera sessuale in senso lato e quelli contro i disabili e sarebbero perseguibili anche coloro che istigano a commetterli.

Il Ministro della Giustizia Marta Cartabia considera certe deplorevoli aggressioni nei confronti di soggetti non eterosessuali come ferite inferte alla “dignità della persona, pietra angolare della Costituzione".

Il DDL Zan prevede anche la istituzione di una “Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia”, nel corso della quale le scuole e le amministrazioni pubbliche dovrebbero farsi carico di iniziative con il fine “di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, in attuazione dei princìpi di eguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione”.

Su proposta del relativo Comitato internazionale, riconosciuta dalle Nazioni Unite e dall’Unione Europea, già si celebra ogni anno dal 2004 una Giornata internazionale contro l’omofobia la bifobia e la transfobia. Quella del 17 maggio scorso è stata, per il nostro Presidente della Repubblica, “l’occasione per ribadire il rifiuto assoluto di ogni forma di discriminazione e di intolleranza e, dunque, per riaffermare la centralità del principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione e dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea". Nel suo messaggio egli ha anche detto: "Le attitudini personali e l'orientamento sessuale non possono costituire motivo per aggredire, schernire, negare il rispetto dovuto alla dignità umana, perché laddove ciò accade vengono minacciati i valori morali su cui si fonda la stessa convivenza democratica. La società viene arricchita dal contributo delle diversità. Disprezzo, esclusione nei confronti di ciò che si ritiene diverso da sé rappresentano una forma di violenza che genera regressione e può spingere verso fanatismi inaccettabili".

Tante sono le persone, stigmatizzate dalla diversità di orientamenti sessuali dati per scontati, che finiscono per essere vittime di episodi sempre più frequenti di cronaca di matrice violenta. Per esse, ha detto Sergio Mattarella, “C’è bisogno di una tutela rafforzata”: il DDL Zan, si muove in questa direzione. Già approvato dalla Camera dei deputati senza particolare clangore, è dal 5 novembre scorso in discussione al Senato della Repubblica per completare il processo di conversione in legge.

Quando i partiti politici, sgravati un poco dalle pastoie del lockdown, hanno metabolizzato che si stava per dare all’Italia una “legge di civiltà”, come anche da parti avverse questa è stata definita, i toni si sono accesi perché tutti hanno avanzato di fatto, col loro operato, la pretesa di volervi contribuire.

Nella prospettiva di nuovi ampliamenti e ritocchi, che si renderanno certo necessari per la fluidità della materia in continuo divenire con l’ampliamento progressivo di certi diritti e la accettazione di certi stati di fatto del convivere civile, prima o poi questo DDL Zan sarà legge necessariamente, ma con qualche aggiustamento, forse più di forma che di sostanza, per consentire a tutti di dire: io c’ero!

Si vales, vàleo. armeno.nardini@bno.eu

Continua con: ZAN 2 DI 4 – L’ORIENTAMENTO SESSUALE; ZAN 3 DI 4 – LA IDENTITA’ DI GENERE; ZAN 4 DI 4 - TERMINI RICORRENTI.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 04/08/2021