Oggi 8 agosto, sono trascorsi 65 anni dalla tragedia di Marcinelle. Nelle miniere belghe morirono 500 italiani in 10 anni.

Il ricordo del Presidente del consiglio regionale del Piemonte Stefano Allasia in memoria dei connazionali vittime del lavoro

Ricorre oggi il sessantacinquesimo anniversario della tragedia di Marcinelle. 262 minatori, di cui 136 italiani, arrivati in Belgio per lavorare e costruirsi un futuro, persero la vita nella pericolosissima miniera, lontani da casa e dagli affetti.

Sono le 8 e dieci del mattino dell'8 agosto 1956. Una colonna di fumo nero si leva dalla miniera di carbone di Marcinelle, a Charleroi, in Belgio. A 975 metri di profondità si scatena l'inferno. Dei minatori scesi nel pozzo per il primo turno, 262 muoiono.

Gli uomini si erano appena calati e l'estrazione era cominciata quando sulla piattaforma del piano 975, per un malinteso, la gabbia si avvia prima del tempo mentre un vagone mal inserito oltrepassa uno degli scomparti filando via verso la superficie, guadagnando velocità e danneggiando due cavi elettrici ad alta tensione. Un lampo e poi l'inferno: le fiamme avvolgono travi e strutture in legno e solo sette operai riescono a risalire in superficie accompagnati dalle prime volute di fumo nero e annunciando la tragedia che si sta compiendo.

I soccorritori tentano l'impossibile e sfidano la temperatura infernale causata dall'incendio. Il giorno dopo gli uomini sono ancora prigionieri: l'incendio non ha toccato chi lavora ai livelli più bassi della miniera e per giorni si spera di poterli trovare ancora in vita.

Ma all'alba del 23 agosto i soccorritori tornano in superficie e le parole pronunciate da uno di loro suonano come un macigno: "Tutti morti". Li hanno trovati a 1.035 metri di profondità, avvinghiati gli uni agli altri in un'ultima disperata ricerca di aiuto e di solidarietà.

Quel giorno tante povere donne chiamano invano nomi italiani. Le grida, i pianti, le maledizioni formano un coro tragico finché le donne non hanno più voce e lacrime per piangere. Solo la pietà e l'intuito dell'amore permetteranno, in alcuni casi, di riconoscere i corpi arsi dalle fiamme.

Bandiera nera per l'Italia e per i 406 orfani che sempre malediranno Marcinelle e forse anche l’Italia matrigna. E' in lutto il Paese dei poveri, degli emigranti, "merce di scambio".

I due governi  italiano e belga  nel  1946 firmarono un vergognoso accordo  "minatori-carbone": l'Italia forniva manodopera (47mila uomini nel '56) in cambio di carbone.

Partiti da casa carichi di speranze, gli italiani sono inchiodati sotto un cielo perennemente grigio di fumi bassi. Adibiti a un lavoro che abbrutisce e a stento sfama, con il grisou in agguato, i mucchi di scorie come nere sentinelle, umide baracche come case  e una voglia disperata del sole di casa.

In Belgio si muore di grisou, di fuoco, di mancanza di sicurezza nei pozzi, ma si muore anche più lentamente, senza accorgersene, di carbone che entra nei polmoni, di fatica, di nebbia, di muffa, di nostalgia.

Vite vendute dal nostro governo, per un sacco di carbone.

Dal 2005, l’Italia celebra il Giorno del Ricordo del Sacrificio del Lavoro Italiano nel mondo».

Per il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. «Marcinelle  rappresenta luogo altamente simbolico per la memoria dell’Italia che ci fa riflettere su valori assoluti e irrinunciabili come la nostra identità nazionale. Nella loro semplicità e umiltà le vittime di Marcinelle e le loro famiglie si sentivano orgogliosamente italiane. L’amore per la propria terra era tangibile, cosi come lo è quello delle nuove generazioni di nostri connazionali che risiedono e lavorano all’estero. Dobbiamo essere pienamente consapevoli della nostra identità nazionale e culturale: è la nostra forza di fronte alle sfide con le quali il nostro popolo si confronta ogni giorno».

Anche il Piemonte, nella sua massima espressione istituzionale, ricorda la tragedia di Marcinelle. “ Il disastro di Marcinelle fu una delle più gravi tragedie che colpirono i nostri connazionali all’estero. In quell’occasione persero la vita 136 italiani immigrati in Belgio per cercare un lavoro che potesse offrire dignità e condizioni migliori alle proprie famiglie in una Italia che lentamente si riprendeva dalla Seconda guerra mondiale.

Un sacrificio che portò al centro della discussione il tema della sicurezza sul lavoro, per far comprendere come fosse necessaria un’organizzazione più rispettosa della dignità dei lavoratori”.

Lo  dichiara Stefano Allasia, presidente del Consiglio regionale del Piemonte, che ha aderito – a nome dell’intera Assemblea – all’invito della Presidenza del Consiglio dei Ministri “a ricordare tutti i connazionali caduti sul lavoro in patria e all’estero” nel sessantacinquesimo anniversario della tragedia di Marcinelle, avvenuta l'8 agosto 1956, e nella Giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo.

“E’ inammissibile – conclude Allasia - che ancora oggi in Italia perdano la vita mediamente tre lavoratori ogni giorno. Le istituzioni e la politica hanno il dovere di garantire che non vi siano più persone senza diritti e senza tutele”.

 

 

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Articolo pubblicato il 08/08/2021