Torino. Lavorare per la città

Civico20News intervista Giovanna Giordano

Giovanna Giordano è una professionista di Torino che a fine ottobre del 2018, quando il gruppo consigliare dei grillini in consiglio comunale, composto da  esponenti dei Centri sociali e sostenitori dei Notav, approvò un odg che “impegnava il Governo, in anticipo rispetto alle decisioni che potrà assumere, a bloccare i lavori per la realizzazione della TAV”, si pose dei perché.

La sindaca, in quel contesto, pur dichiarandosi d’accordo con le conclusioni, ha disertato la riunione come ormai capitava ogni volta si stava discutendo di aspetti vitali per la crescita della Città.

Seduta drammatica quella del 29 ottobre 2018, con il presidente grillino Versace che sbatte fuori dall’aula i consiglieri di opposizione che intendevano intervenire, manifestando così l’antidemocraticità propria dei grillini.

Il mondo imprenditoriale si compatta e si schiera contro la sindaca, come il gruppo che sta consolidandosi intorno a Mino Giachino.

Giovanna con alcune professioniste di Torino, poi denominate madamin, danno vita al movimento “Si Torino va avanti”, salirà sul palco di Piazza Castello il 10 novembre, accolta da oltre 40.000 cittadini accorsi da ogni parte d’Italia per marcare un confine tra progresso e regressione, pensando alle nuove generazioni. E’ l’inizio della presa di coscienza da parte dei cittadini dei problemi che assillano Torino, al di fuori della mediazione dei partiti e sarà, per Giovanna Giordano, la prima di una scia di manifestazioni ed incontri con la città.

 

-Dottoressa Giovanna Giordano, oltre alla partenza trionfale sui grandi temi dello sviluppo e contro l’isolamento e l’emarginazione di Torino ed il Piemonte, lei si è calata, ormai da tempo, nelle problematiche della città. Ha condotto trasmissioni televisive su ogni aspetto della vita cittadina, con ospiti ed esperti di estrazione politica e sociale differente. Cosa le è rimasto di quest’esperienza?

Il libro “Esageruma – Un sogno per Torino” (Neos Edizioni), scritto con la collaborazione dell’amica Chantal Balbo di Vinadio, è uscito ad ottobre 2020, nel pieno della pandemia, quando non era possibile fare gli incontri di presentazione che avevamo programmato. Abbiamo dunque pensato di organizzare incontri online, ma, visto che la mera presentazione del libro sarebbe stata noiosa, abbiamo pensato di utilizzare gli incontri per approfondire gli argomenti affrontati nel libro e di coinvolgere ospiti qualificati sui vari temi.

È nata così una serie di 28 incontri (non ci siamo fermate nemmeno durante le vacanze di Natale!) che hanno toccato temi trasversali: dai trasporti locali alla TAV, dai senzatetto al Parco della Salute, dai parchi come il Valentino e Parco Europa a Torino come città di montagna, dalla riduzione delle diseguaglianze a scuola alla formazione per il lavoro, dal lavoro delle donne al cioccolato, dai giovani all’intelligenza artificiale e ai rapporti con l’Europa. Abbiamo perfino fatto delle visite virtuali nei quartieri cittadini, accompagnati da rappresentanti delle circoscrizioni e di comitati di quartiere.

Di questa esperienza, terminata solo all’inizio dell’estate, mi è rimasta una gran voglia di approfondire ancora di più e, soprattutto, di affrontare concretamente molti dei problemi che sono emersi. Inoltre, mi sono rimaste relazioni con persone coinvolte ed innamorate di Torino, relazioni che in qualche caso si sono trasformate in vere amicizie.

-Nel frattempo, ha raccolto pensieri, aneliti ed esperienze in un libro Esageruma. Per lei cos’ha rappresentato? Un punto di vista, una testimonianza, l’impegno per il futuro?

L’idea del libro “Esageruma” era nata tempo fa, subito a ridosso delle grandi manifestazioni per la TAV proprio perché, a fronte dello slogan “Sì, Torino va avanti”, avevo cominciato ad interrogarmi su dove e come, secondo me, dovesse e potesse andare la nostra città. Avevo iniziato a scrivere e a collaborare con Chantal, ero abbastanza a buon punto, poi la pandemia ha sconvolto tutti i piani e molte cose hanno dovuto essere ripensate. Così, dopo qualche mese in cui non sono stata capace di prendere in mano la penna (pardon, il PC), abbiamo poi ripreso e completato la stesura. Questo libro per me rappresenta una visione complessiva che può servire come punto di partenza per realizzare programmi concreti. Oggi sento questo come un grande impegno personale per la città.

Tengo a precisare che “Esageruma – Un sogno per Torino” è un libro divulgativo, basato sui seri ed approfonditi studi citati nella bibliografia, ma scritto in modo scorrevole, proprio con lo scopo di raggiungere tutti i cittadini.

- Dal 2018 la situazione economica di Torino è peggiorata e le prospettive sono tutt’altro che rosee. Molti osservatori sostengono che ci vuole una sterzata, con un impegno diretto del sindaco e che procedendo per inerzia si rischia di imboccare una china irreversibile. Concorda?

Concordo pienamente con questa affermazione. Ci troviamo in un momento storico irripetibile: siamo caduti molto in basso, ma abbiamo la possibilità concreta di fare un grande rimbalzo se sapremo cogliere tutte le opportunità, in primis quelle offerte del PNRR, e, soprattutto, se sapremo lavorare con una grande squadra di persone competenti e capaci di realizzare progetti secondo gli standard europei.

Sarà fondamentale ricucire e mantenere delle buone relazioni con tutte le istituzioni, con i corpi intermedi che rappresentano aziende, professioni e lavoratori e con le associazioni presenti sul territorio, perché solo se lavoreremo insieme potremo dare alla nostra città la grande svolta che si merita. In questo senso, il ruolo del Sindaco e della sua squadra saranno fondamentali: dovranno lavorare proprio come il direttore d’orchestra che deve far suonare in armonia tutti gli strumenti.

Un punto molto rilevante, poi, è che il Sindaco e la sua squadra dovranno lavorare in stretta collaborazione con i comuni della Città Metropolitana, perché oggi non si può pensare al futuro restando all’interno dei confini comunali. Anzi i dati più recenti confermano che, anche in conseguenza delle modalità di lavoro flessibile e remoto introdotte con la pandemia, molti preferiscono vivere al di fuori della cinta daziaria. Inoltre, per mettersi al pari con altre città europee ed attrarre qui nuove imprese e nuovi abitanti, è indispensabile coinvolgere il territorio metropolitano.

Aggiungo che, se la situazione della città è drammatica, ci sono però molte energie che arrivano dalla società civile e si concretizzano in comitati spontanei, in cura di pezzi di città, in attività di volontariato, in appartenenza a gruppi di discussione e molto altro. Oggi è un momento storico in cui cittadini vogliono mettersi in gioco e cambiare il corso delle cose. Le piazze Sì TAV hanno mostrato anche questo.

- Da qui il suo impegno fattivo nella campagna elettorale per il rinnovo di sindaco e consiglio comunale come capolista di PROGRESSO TORINO. Ci illustra e motiva la sua scelta?

Per mia natura non sono capace di stare alla finestra e credo che le cose non succedano per caso. Credo che la nostra città sia formata da persone per lo più moderate, con voglia di cambiare lo stato attuale delle cose, capaci di lavorare insieme per il bene comune. Per queste persone penso sia importante riuscire a costruire una casa politica collocata al centro e soprattutto, visto che si tratta di elezioni amministrative, con un chiaro progetto di ripartenza della città.

Oggi a Torino il Partito Democratico è troppo chiuso in sé stesso e le altre forze della coalizione del centrosinistra sono troppo deboli nei loro intenti. In Paolo Damilano e nella sua squadra, invece, ho trovato persone normali, indipendenti e animate dalla volontà di far ripartire la nostra città. Si è subito stabilita una grande sintonia ed abbiamo iniziato a lavorare insieme.

Certamente ho ricevuto molte critiche da persone schierate ideologicamente a sinistra, critiche che non sono mai nel merito dei programmi per la città, ma puntano invece il dito sugli alleati della coalizione. Io penso che, al di là di ogni ideologia, sia più importante unire che dividere, sia più importante rimboccarsi le maniche e fare, anziché stare a disquisire. Proprio la necessità di ricucire le relazioni con istituzioni, corpi intermedi e associazioni richiede la capacità di lavorare insieme che ho trovato qui e non altrove.

-Quale spinta sta ricevendo dai suoi supporters e quale contributo si prefigge di portare al candidato sindaco Damilano?

Come ogni volta che nasce qualcosa di nuovo, ci sono persone che criticano e insultano sui social, ma ce ne sono molte di più che discretamente mi approcciano e offrono il loro sostegno. Ho ricevuto molte telefonate di supporto, incontro persone che, a volte inaspettatamente, mi dicono che ho fatto la scelta giusta. Il clima è dunque molto favorevole, il che aumenta l’energia.

I compagni di avventura sono ugualmente motivati e ci auguriamo di portare dalla nostra parte un bel numero di votanti, ossia l’espressione di quella classe media impegnata per il bene della città, che ieri è scesa in piazza per dire Sì alla TAV e oggi ha bisogno di speranza nella ripartenza. Siamo attivi anche nelle circoscrizioni e nei quartieri, così contiamo di non essere soltanto il partito della ZTL, ma di essere un luogo capace di unire davvero l’intera città.

- Ci parli della lista civica PROGRESSO TORINO di cui è capogruppo a sostegno del sindaco Damilano

Abbiamo scelto il nome PROGRESSO, che significa “andare avanti” per sottolineare la volontà di portare Torino nel futuro. Il mito della decrescita felice ha incantato o illuso alcuni, ma ha avuto soltanto l’effetto di far peggiorare la situazione economica, sociale e culturale della città. Ora vogliamo uscire da questo paradigma e andare avanti.

Nella lista PROGRESSO TORINO ci sono persone che hanno già avuto esperienze politiche importanti e ritengo che siano essenziali per portare la loro competenza amministrativa in questo progetto. Poi ci sono, invece, professionisti attivi in città, che portano ciascuno un bagaglio di conoscenze del loro settore. Ci sono alcune persone più agée come me, molte persone nel pieno dell’attività e alcuni giovani impegnati per il loro futuro. Ci sono moltissime donne e forse sarà la volta che dovremo chiedere le quote azzurre.

Nel simbolo abbiamo messo un cuore per indicare che Torino è nel nostro cuore e che vogliamo buttare il cuore oltre l’ostacolo per osare nella ripartenza della città, senza paura di esagerare. Chi ha a cuore la città, poi, se ne prende cura e la cura dell’ambiente cittadino sarà una nostra priorità. Infatti, basta guardarsi intorno, ascoltare le osservazioni delle persone e leggere “Specchio dei Tempi” per rendersi conto che il degrado urbano è la prima lamentela di tutti. Sarà nostra cura raccogliere energie e fondi per “rammendare” la città in tutti i quartieri.

- Cosa comporta nella sua vita già attiva, il lavorare per la città?

Mi ritengo una persona molto fortunata perché ho una famiglia meravigliosa e, in più, sono arrivata ad un’età in cui nessuno ha bisogno delle mie cure costanti. Questo mi dà una grande libertà di tempo, di pensiero e di coscienza. Sul lavoro sono molto impegnata e certamente la campagna elettorale imporrà uno sforzo grande ai miei collaboratori per far fronte alle necessità.

Tuttavia, ci sono momenti in cui, per chi può, bisogna mettersi al servizio del bene comune, buttarsi e sporcarsi le mani per cambiare lo stato delle cose. Per questo sopporto la rinuncia alle vacanze, lo sconquasso negli orari, le telefonate a tutte le ore, spesso anche la mancanza dei miei cari.

Grazie ed auguri. Il 3 ottobre è dietro l’angolo!

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Articolo pubblicato il 14/08/2021