Ferragosto in un tempo bambino

Non vi erano né fuochi né pericoli tra i boschi, ma solo spazio per i giochi sessant’anni fa

Sono trascorsi sessant’anni precisi da quel Ferragosto. Un giorno impresso nella mia memoria a cui dedicai questa manciata di strofe già qualche anno fa, per poi partecipare ad un concorso dove ne risultò  gradito  il contenuto evocativo.

Oggi è il giorno giusto per ricordare un’epoca gioiosa e serena. Un tempo placido e semplice che non ritornerà, quando un mese di vacanza a 30 km dalla città era più che abbastanza, non si chiedeva di più, era oltre un semplice sogno a quell’età.

Buona lettura per chi già c’era e una diapositiva in bianco e nero per i più giovani, nati in un’epoca più complessa e progredita, ma forse con un angolo di cuore più piccino, chissà…

 

Vacanze a Rubiana 1961

 

Di quel borgo alpestre

ciuffo di poche case,

pieve, osteria, bazar,

canto il ricordo.

Cortile, polli, cane, conigli,

effluvi di bestie e sterco e latte,

aromi d’erba e funghi,

mormorio di rivi,

lamenti di querce e castagni

piegati dal vento,

odoro e ascolto ancora.

Notti di mille stelle,

pioggia, lampi, arcobaleni,

aria spessa, umidità.

Occhi grossi avevo.

 mai di misteri saturi,

né di eroiche agilità.

Noi piccoli amici intrepidi

correre nella macchia oscura,

frecce, capanne, indiani,

un sette sui pantaloni.

Giochi senza confini.

Tempo di libertà.

Arrancava la corriera blu,

e suonava due note roche

nell’ultimo tornante.

Stanca, odore olio, nafta e cuoio

fece sosta nell’unico piazzale.

Mio padre, agile scese

ed il cielo s’agghindò a festa

 rosa, poi carminio il suo colore

quel bellissimo sabato sera

 

 

Carlo Mariano Sartoris - 2005

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Articolo pubblicato il 15/08/2021