Un monumento razionalista in Piemonte

Il Mausoleo Cadorna sul lungolago di Pallanza (di Alessandro Mella)

Scrisse Arthur Koestler che per quanto poteva saperne della storia, il genere umano non poteva fare a meno di capri espiatori.

 

A leggere e ripercorrere le vicende di Luigi Cadorna viene da dargli ragione. Per anni additato quale colpevole di Caporetto, sacrificato dalla politica per salvare la faccia, riabilitato parzialmente negli anni ’20, oggetto di allucinanti campagne iconoclaste negli ultimi decenni.

 

La sua memoria è stata rimessa in discussione, con maggiore attenzione alla verità storica, solo recentemente grazie a studi come quelli condotti da Aldo A. Mola, da Marco Vigna e dal nipote Carlo Cadorna. (1) Studi che hanno dimostrato come il vittorioso Diaz ne avesse mantenuto gli schemi, riconosciuto la bontà dei ragionamenti e come questi avesse beneficiato di risorse e possibilità che proprio la politica aveva lungamente negato al suo predecessore.

 

A riguardo, il celeberrimo Franco Bandini, tra l’altro, scrisse: « Cadorna, pur nel mezzo della bufera politica che gli si stava addensando sulla testa, ebbe il grande merito di studiare e disporre la linea del Piave in modo perfetto, con una conoscenza da grande maestro di ogni particolarità della regione, ed una oculatissima disposizione delle truppe».

 

Ma torniamo al nostro monumento.

 

Dopo la nomina a Maresciallo d’Italia, nel 1924 parallelamente a quella di Armando Diaz il che è significativo, il maresciallo si spense a Bordighera il 21 dicembre 1928. (2)

 

Quasi subito iniziarono le pressioni da parte dei reduci della Grande Guerra perché si rendesse giusto onore al loro antico comandante. Il momento era favorevole perché, del resto, il regime aveva colto la possibilità di trarne anche un utile strumento di propaganda e vantaggio politico. Per tale ragione il Capo del Governo aveva espresso il proprio consenso a riguardo. L’incarico della progettazione fu affidato all’accademico d’Italia, architetto, Marcello Piacentini vera icona dell’architettura di regime il quale presentò un progetto grandioso ed ardito nella forma e nell’immagine:

 

Il Mausoleo che fra pochi istanti custodirà nei secoli la Salma gloriosa di Luigi Cadorna, sorge nel fondo dei vecchi giardini pubblici, vicino al porto di San Carlo. La grandiosa opera artistica è costituita da una grande piattaforma la quale, appoggiata su palafitte, si protende sul lago. Dal piano di platea dipartono quattro scalee laterali che raggiungono la cripta nella quale è il sarcofago in porfido della Valtellina.

 

Ai lati del Mausoleo, poggiate sui maestosi pilastri sono dodici statue, alte tre metri. Esse sono opera degli scultori Attilio Selva, Accademico d’Italia; Arturo Dassi e Giovanni Brini, e rappresentano le varie Armi ed i vari Corpi simboleggianti l’omaggio dell’Esercito Italiano al suo antico Condottiero.

 

L’ultima statua, raffigurante un giovane fascista armato di un fascio littorio, significa la riconoscenza e l’ammirazione del Fascismo per l’Eroe invitto.

 

Le 12 statue sostengono un architrave sul quale appoggia il tronco di piramide. Nella parte interna della architrave, su tre lati, è scolpita l’epigrafe dettata da Carlo Delcroix: «Il Principe della guerra giunto alla Sua pace, La Patria da Lui salvata Iddio da Lui confessato ne vegliano l’ultimo sonno, La fortuna potè negargli il trionfo non la gloria».

 

Sul coperchio del sarcofago, a caratteri di bronzo, sono scolpite queste parole: «Conte Luigi Cadorna - Maresciallo d’Italia - 4-9-1850 - 23-12-1928».

 

Il Mausoleo misura circa 17 metri d’altezza con una larghezza (dal piazzale) di 20 per 28. Lo scheletro del Mausoleo è di sarizzo della Valle Antigorio, le statue sono di marmo di Valle Strona ed il pavimento del piazzale è costruito di diorite di Anzola e di scampoli greggi di granito rosso. Il pavimento della cripta è di marmo nero.

 

Il vasto piazzale è contornato da una pesante cancellata in ferro trafilato. Sulla lunetta soprastante il Monumento spicca maestosamente un crocifisso di bronzo opera del noto scultore Romanelli. Questo simbolo del Martirio divino simboleggia la saldissima fede che sempre animò e sostenne, specie nelle ore più difficili, il Condottiero.

 

Il Mausoleo è opera dell’insigne architetto Piacentini, Accademico d’Italia, ed è stato costruito dall’Impresa Conterio di Suna. Luigi Cadorna non poteva avere una tomba più degna. (3)

 

Con l’avvio dei lavori progressivamente arrivarono le statue inviate dagli studi degli scultori Dazzi, Selva e Prini e le imprese si misero a lavorare rapidamente per completare l’opera:

 

Mausoleo Cadorna. Proseguono alacremente i lavori per l’erezione del Mausoleo a Cadorna. E’ stata in questi giorni ultimata l’armatura per la gettata del cemento sulla seconda parte della costruzione soprastante le cariatidi. Entro questa settimana arriveranno da Milano cinque delle statue mancanti c tra poco ne arriveranno altre due da Carrara. Esse verranno subito messe in opera. (4)

 

La questione aveva, del resto, assunto un’importanza notevole per il territorio, la politica e le istituzioni al punto che il Piacentini, consapevole di quanto fosse importante la realizzazione del mausoleo, volle ripetutamente sincerarsi della buona e corretta progressione dei lavori:

 

Il mausoleo a Cadorna. Un sopraluogo dell’arch. Piacentini. Lunedì scorso, è giunto a Pallanza l’arch. Piacentini per un sopraluogo al Mausoleo a Cadorna, i cui lavori vanno ormai volgendo rapidamente alla fine. Accompagnato dal nostro Podestà e dalle altre autorità locali, l’illustre accademico d’Italia si è recato ai giardini pubblici ove ha voluto personalmente rendersi conto dello stato attuale dei lavori che dovranno dare tra poco la nuova tomba al glorioso Maresciallo. Egli si è quindi  soffermato davanti alle meravigliose statue che costituiranno la parte estetica del Monumento ed ha avuto parole di vivo compiacimento per lo scultore milanese Dazzi, autore delle statue.

 

Poscia ha impartite le ultime istruzioni riguardanti la fase conclusiva dei lavori che proseguono sempre con celerità. Prima di lasciare la nostra città l’arch. Piacentini ha avuto un lungo colloquio con le autorità locali. Tra meno di due mesi Pallanza sarà tutta un fremito di bandiere e tutto il popolo italiano sarà attorno al glorioso vincitore delle undici battaglie dell’Isonzo è l’anniversario dell’intervento avrà una più degna celebrazione. (5)

 

La mattina di sabato 21 maggio 1932 venne il momento della tumulazione della salma di Cadorna nel corso di una cerimonia grandiosa. Le spoglie del generale furono accompagnate da reduci, mutilati e decorati che, a spalla, la recarono su un fusto di cannone del 17° reggimento d’artiglieria di campagna di Novara. La famiglia aveva manifestato il desiderio di avere una cerimonia intima ma la gente scese nelle strade e la folla partecipò sentitamente al momento. Una volta ricevuta la benedizione la cassa venne calata nel sarcofago e qui murata mentre alpini e militi della milizia montavano la guardia. In breve la folla, nelle strade, crebbe ancora e migliaia di labari, bandiere e gagliardetti colorarono quello spettacolo immenso. Giunsero, poco dopo, le autorità:

 

Tutto il Lungo Lago di Pallanza si affolla rapidamente ed è in poco tempo un nereggiante mare di teste sul quale ondeggiano a guisa di vele migliaia di bandiere, di labari, gagliardetti, cartelli d’ogni foggia. Il 54 Reggimento Fanteria inquadra la folla immensa assieme agli Alpini dell’Intra e ai Militi della Legione Alpina.

 

I pennacchi dell'Arma Benemerita sono come fiori disseminali nella folla perfettamente inquadrata. Tutto sembra un immenso schieramento militare per la rivista che sarà passata tra pochi istanti dallo Spirito del Principe della Guerra che nel Mausoleo ha trovato la sua pace.

 

Giungono sul palco le Autorità: S. E. Ducceschi, il Comm. Soldi, il Comm. Mari, il Podestà di Pallanza, il Generale Cavallini e l’Avv. Ganelli sono a ricevere le personalità e rappresentanze giungenti da ogni via e con ogni mezzo. Salutato da acclamazioni appare l’on. Del Croix e poi una commovente schiera di grandi invalidi.

 

Alle 11  annuncialo dagli squilli delle fanfare militari, giunge S. E. Ciano che rappresenta il Governo e reca, il Messaggio del Duce. S. E. Ciano sbarca dal «Lombardia» e saluta affettuosamente il Comm. Avv. Luigi Carones che fu comandante di M. A. S. alle sue dipendenze a Venezia e suo segretario particolare.

 

Poco dopo le note della Marca Reale annunciano l'arrivo del Duca d’Aosta che sceso dal veloce motoscafo passa acclamato tra la folla e accede subito al Mausoleo. La fascia tricolore che ravvolge le statue cade ed il Mausoleo si presenta all’estatica ammirazione (…). (6)

 

Nel dopoguerra non sono mancati, purtroppo, i vandalismi e le polemiche. Disgraziatamente la mania di protagonismo dell’intellettualmente e politicamente corretto non si stanca mai, in Italia ma non solo, di tormentare i morti ed i monumenti. E quella memoria storica che andrebbe capita, studiata e contestualizzata senza filtri ideologici o finalità politiche.

 

Ma se le polemiche rispondono a schemi che ormai conosciamo ed alla difficoltà di molti di approcciarsi con il doveroso distacco alla Storia, i vandalismi sono per lo più frutto della cattiva educazione, dell’ignoranza, di una sottocultura diffusa.

 

Nel 2018, in una piovosa giornata, ci trovammo in tanti a Pallanza per ricordare il generale e raccontarne le vicende. Con un pezzo di cuore tra le trincee del Carso, sulla linea del Piave, tenendo bene a mente le migliaia di morti che riposano nei sacrari e nelle tombe spesso ignote. Il loro silente e frequentemente dimentica sacrificio. Le loro sofferenze, i patimenti, gli eroismi ed i dolori.

 

Seguì un convegno che chiarì molti aspetti storici e tentò di riportare un poco di equilibrio senza esaltazioni, senza apologie ma anche senza demonizzazioni postume. La Storia è verità quando a parlare sono i fatti, i documenti, gli archivi. E il monumento che sul lungolago resiste all’usura del tempo, alle intemperie, ai pennarelli irrispettosi dei ragazzini, ci ricorda proprio questo.

 

Va visitato, studiato, capito e deve condurre alla meditazione. Sulla tragedia di migliaia, anzi milioni, di persone d’un secolo fa e su come oggi sia facile addossarne colpe e responsabilità a chi può parlare solo attraverso la storiografia. Confidando nel fatto che sia, non capita spesso, seria.

Alessandro Mella

 

NOTE

(1) A riguardo si consigliano: Caporetto? Risponde Luigi Cadorna, La replica del Comandante Supremo alla Commissione, A. A. Mola e C. Cadorna a cura di, Bastogi 2020 e La Guerra alla Fronte Italiana fino all'arresto sulla linea del Piave e del Grappa, L. Cadorna, A. A. Mola a cura di, Bastogi 2019.

(2) La famiglia Cadorna diede all’Italia numerose figure di grande interesse a cominciare da Raffaele, generale del Risorgimento e protagonista della Presa di Roma e di Porta Pia, e di Carlo illustre statista recentemente biografato da Franco Ressico nel suo volume per le edizioni Bastogi uscito nel 2020. Da Raffaele nacque Luigi comandante supremo nella Grande Guerra e da lui Raffaele (jr.) valoroso ufficiale di cavalleria nella guerra di Libia e nella Prima Guerra Mondiale nonché comandante militare del Corpo Volontari della Libertà nella guerra di liberazione. Da lui nacquero poi diversi figli tra i quali Carlo, colonnello di cavalleria e storico. La genealogia della famiglia è riportata sull’Annuario della Nobiltà Italiana, edizione XXXIII in distribuzione, Andrea Borella a cura di, tomo I, parte II, p. 1368.

(3 La Gazzetta del Lago, 41, Anno XXV, 21 maggio 1931, p. 1.

(4) Ibid. , 16, Anno XXV, 24 febbraio 1932, p. 1.

(5) Ibid. , 27, Anno XXV, 2 aprile 1932, p. 1.

(6) L’Unione, 43, Anno X, 28 maggio 1932, p. 1.

 

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Articolo pubblicato il 18/08/2021