L'architetto del pontefice: Il conte Francesco Vespignani
Conte e architetto Francesco Vespignani

di Alessandro Mella

Nella seconda metà dell’Ottocento molti illustri cittadini romani vissero una difficile fase di passaggio convivendo, talvolta faticosamente, con due grandi realtà che formalmente si trovavano in conflitto.

Da un lato la Santa Sede con il pontefice che rivendicava il potere temporale la città eterna perduta, dall’altro il governo italiano e la monarchia sabauda che a Roma erano entrati nel 1870 coronando, così, uno dei pochi sogni capaci di accomunare i litigiosi Mazzini, Cavour e Garibaldi: Roma capitale!

Gli esponenti dell’antica nobiltà romana, quindi, si trovarono spesso a doversi barcamenare tra le diverse tensioni e situazioni.

Tra queste figure merita un ricordo il conte ed architetto Francesco Vespignani, molto attivo nell’Urbe di quei tempi.

Vi nacque il 14 aprile 1842, cittadino e regnicolo dello Stato Pontificio, allora non ancora scosso dalla Repubblica Romana del 1849. Venne al mondo in un’agiata famiglia, figlio dell’architetto e conte Virginio, fedele servitore di Pio IX, e di Geltrude Venturoli che morì, purtroppo, poche settimane dopo la nascita del bambino. (1) Il padre si prese molto a cuore quel bimbo ferito da un così grave lutto prematuro e lo tenne sempre con sé seguendone con attenzione l’educazione ed avviandolo agli studi in architettura nel 1860.

E Francesco si rivelò subito un vivace e brillante studente e si diplomò prestissimo dimostrando un vero talento per l’arte paterna tant’è che il genitore lo volle nel suo studio. Presto, tuttavia, le sue capacità furono riconosciute con incarichi personali tra i quali restauri di chiese ed edifici, ampliamenti di altri e così via.

Pochi anni dopo, nel 1868, si sposò con Carlotta Lanciani che gli diede la sua unica figlia Geltrude. Purtroppo, pareva non esserci pace per il cuore del Vespignani perché la bimba si spense per malattia nel 1873 straziandone l’anima.

I fatti di “Porta Pia”, intanto, gli procurarono diverse difficoltà poiché molti dei lavori in corso d’opera vennero sospesi dal governo regio in seguito all’incameramento di numerosi beni ed edifici del clero.

Fortunatamente iniziarono poi a giungere nuovi incarichi da diversi committenti ed il lavoro progressivamente riprese. Ed a lato di questo la sua sensibilità ed umanità, di certo accresciute dai lutti e dalle sofferenze patite, lo portarono a sostenere diverse iniziative caritatevoli e sociali con particolare attenzione ai lavoratori ed ai più disagiati. Nel 1881, poi, si diede alla politica attraverso l’Unione Romana con la quale venne eletto alle amministrative.

L’anno dopo un altro lutto, l’ennesimo, ne scosse il cuore. Venne a mancare il padre tanto amato e lui lo commemorò innalzandogli un monumento al Verano. La sola fortuna fu che gli anni’80 del secolo si fecero pieni di impegni, lavori ed opere da seguire. Nel 1885, poi, il pontefice lo volle successore del padre quale Architetto dei Sacri Palazzi. Incarico molto impegnativo ma altamente gratificante:

Il cortile detto della Pigna al Vaticano, va gradatamente trasformandosi, per l’erezione di splendidissime sale che saranno la sede della Esposizione Vaticana. Il disegno, approvato dal Santo Padre, lo si deve al conte Francesco Vespignani architetto dei sacri palazzi, coadiuvato per la esecuzione dal sig. Federico Mannucci. Le Società Ferroviarie Italiane hanno pubblicato oggi l’avviso che concedono il solito ribasso a coloro che si recheranno alla detta Esposizione, o che invieranno degli oggetti alla medesima. (2)

 

Da lì a poco la sua partecipazione alla vita politica locale subì una sorta di piccolo smottamento:

 

L’illustre conte Vespignani accettò la presidenza dell’Unione Romana, esprimendo però l’avviso che si debba partecipare alla lotta imminente per la rinnovazione del Consiglio comunale di Roma. La partecipazione sarebbe quindi in massima decisa. (3)

In seguito al contegno assunto dal Consiglio direttivo, il conte Vespignani si dimise da presidente dalla presidenza dell’associazione clericale Unione Romana. Il Papa, informato della scissura, avrebbe manifestato il desiderio che si sciolga la Società per risorgere con altro nome per prendere parte alla lotta nelle future elezioni amministrative. Momentaneamente assunse la presidenza dell’Unione il comm. Pacelli, ardente apostolo della conciliazione. (4)

 

La sua primaria passione, comunque, restava l’architettura ed il servizio fedele all’autorità papale. La quale, del resto, nutriva piena fiducia nell’architetto e conte.

Dopo l’esplosione terrificante della Polveriera di Monteverde, il 23 aprile 1891, fu il Vespignani a sincerarsi della condizione degli edifici del Vaticano:

 

Roma. D’ordine del Papa, venerdì scorso una Commissione tecnica, con a capo l’architetto Conte Vespignani, visitò la Basilica di S. Pietro e i palazzi del Vaticano, per constatare i danni dello scoppio e provvedere alla sicurezza degli edifizi. (5)

Nel corso della sua vita divenne l’architetto prediletto dell’Accademia di Francia, socio della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon e socio delle accademie di Archeologia e di S. Luca.

Venne anche nominato cameriere segreto di spada e cappa del pontefice. (6)

Ricevette numerose onorificenze, tra le quali la commenda dell’Ordine di S. Gregorio Magno, il cavalierato dell’Ordine di re Federico del Württemberg, quello dell’Ordine del Cristo e la commenda del Real Ordine di Vila Vicosa entrambi, questi ultimi due, dal cattolicissimo Portogallo. (7)

Ordini che ancora oggi vengono conferiti dalla Real Casa del Portogallo nel gran magistero esercitato da Dom Pedro Duca di Braganza e di Loulè  e Capo della Real Casa coadiuvato dal cancelliere Dom Nuno Cabral da Camara Pereira Marchese di Castel Rodrigo e Connestabile del Portogallo.

Il 1° di luglio del 1899 il conte Vespignani, giovanissimo poiché aveva appena raggiunto i cinquantasette anni, morì nella sua residenza romana. Di lui rimase solo il monumento che la moglie volle dedicargli al Verano, accanto a quello del padre tanto amato. Ed oggi le tante chiese, palazzi ed opere cui diede il proprio prezioso contributo e che s’ergono ancora in quella Roma non a caso definita, tante volte, “eterna”.

Alessandro Mella

L’autore desidera indirizzare un ringraziamento ad Andrea Borella e Pietro Turnone.

 

NOTE

1) A riguardo si veda: Annuario della Nobiltà Italiana, edizione XXXIII, Andrea Borella a cura di, Tomo II, Parte IV, p. 2565.

2) Biella Cattolica, 28, Anno I, 10 settembre 1887, p. 3.

3) Gazzetta d’Alba, 97, Anno IX, 6 dicembre 1890, p. 2.

4) La Gazzetta Piemontese, 199, Anno XXIV, 19-20 luglio 1890, p. 1.

5) Gazzetta d’Alba, 34, Anno X, 29 aprile 1891, p. 2.

6) Annuario Ecclesiastico, Roma, 1898, p. 78.

7) Riguardo alla concessione, nel 1891, dell’Ordine di Vila Vicosa, si veda: A Ordem Militar de Nossa Senhora da Conceicao de Vila Vicosa – 1955.

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Articolo pubblicato il 23/08/2021