Sanità. Al varo la medicina domiciliare per tutti. Ma si dimenticano i malati di Covid

Speranza scopre i vantaggi delle cure a casa e stanzia 4 miliardi per un sistema sanitario pubblico/privato per assistere i malati da casa e ridurre le ospedalizzazioni. Quale volontà politica di curare.

La Regione Piemonte diffonde con enfasi la notizia dell’accordo Stato Regioni sulle cure domiciliari, che dovrebbe rendersi operativo tra un anno, ad agosto 2022.

 

Il ministero della salute lo presenta come una svolta epocale, arrivando come sempre in ritardo, rispetto all’uso del buonsenso.

Il governo stanzia 4 miliardi dai fondi PNRR in cui portare l’assistenza pubblica direttamente a casa.

 

Con quali mezzi e procedure?

Sono previste convenzioni pubblico/privato attraverso le quali accreditarsi e poter offrire un servizio sanitario che fino a ieri si doveva svolgere esclusivamente a livello ospedaliero o ambulatoriale. “Saremo in grado di curare meglio le persone, evitando il ricorso all’ospedale quando non è necessario e utilizzando al meglio le risorse”, ha dichiarato il ministro della Salute Speranza. Il protocollo siglato da Regioni e Stato si riferisce in generale a tutta la sanità e sembra aprire a importanti risparmi, dato che un ricovero ospedaliero mediamente costa 600 euro mentre una cura a domicilio appena 60. L’accordo tra Stato e Regioni dovrà mettere ordine tra le disparità locali dato che non tutte le Asl sono attrezzate per seguire per determinate patologie i pazienti direttamente a domicilio.

 

Ci sarà un sistema di accreditamento che oggi investe soltanto piccole cooperative, si pensi ad esempio alle assistenti sociali e infermiere che vanno a casa degli anziani con gravi patologie per la alzata mattutina o la pulizia e che senza questi aiuti dovrebbero essere ricoverate se non addirittura messe in RSA.

 

E’ una spinta verso la razionalizzazione, l’efficientamento e la sussidiarietà, sembrerebbe, di cui rallegrarsi.

C’è però un buco nero, perché dall’elenco delle patologie sulle quali intervenire, non si parla minimamente di Covid.

 

Il covid non c’entra direttamente, perché l’accordo quadro che sarà finanziato con i fondi europei si rivolge alla sanità tutta, ma il covid viene comunque evocato tanto che il Corriere della Sera, nel commentare in coda si chiede: “Se questa organizzazione fosse stata omogenea e efficace su tutto il territorio nazionale sarebbero stati evitati tanti ricoveri a persone positive con forme di Covid lievi che avrebbero potuto essere trattate a casa”.

 

Logica deduzione, ma che viene interpretata come un’affermazione fuorviante. Nella lotta al covid non si è riscontrata la carenza di strutture, ma di volontà politica nel promuovere le cure domiciliari. Sarebbe bastato ad esempio fidarsi delle decine di migliaia di medici che il covid l’hanno curato con percentuali bassissime di ospedalizzazioni e insistere sul covid at home per normalizzare la pandemia.

 

E' andata come abbiamo purtroppo raccontato, perché evidentemente c’erano appetiti e  interessi alternativi da soddisfare e  rispettare.

 

Siamo ogni giorno bombardati da notizie più o meno attendibili sull’ineluttabilità del Covid, per vaccinati e non.

Nell’ultimo anno e mezzo, parlare di cure domiciliari evoca un solo concetto: la terapia del covid a casa per evitare le ospedalizzazioni e gli intasamenti in terapia intensiva. Ebbene: è curioso che il governo e il ministero che più di tutti hanno avversato questo principio fondamentale per la cura del covid, insistendo ancora oggi nella difesa del protocollo tachipirina & vigile attesa, poi si metta a “sposare” per massimi sistemi le cure domiciliari per tutte le altre patologie.

 

Verrebbe da domandarsi quale grado di autorevolezza abbia il ministero che ha sempre rifiutato la revisione del protocollo di cura Covid domiciliare, ancor oggi insufficiente e propedeutico a un ricovero , e contemporaneamente pensa di proporlo per tutto il sistema sanitario.

 

Curioso, poi, che proprio il Ministero non abbia ancora dato una risposta al comitato per le cure domiciliari che da inizio pandemia si batte per l’affermazione del covid at home sostituendosi, con coraggio, con i suoi medici al sistema di cura pubblico che non ne vuole sapere di curare il virus. Intanto però, gli scippa l’idea. Evidentemente anche dalle parti di Speranza ci si è accorti che la domiciliazione terapeutica porta indubbi vantaggi a tutti: ai malati, ai famigliari, ai medici, alle strutture ospedaliere e alle casse pubbliche. Però, in un misto tra ipocrisia e cecità, mentre con una mano si promuovono le cure domiciliari per tutte le patologie, le si negano tenacemente ancora oggi ai malati di covid.

 

Anche sul web, si incontrano in continuazione le richieste di aiuto di persone, anche vaccinate con doppia dose Pfizer, che chiedono aiuto per essere curate dopo un contagio. Il tema delle cure, dopo l’esplosione della campagna di vaccinazione di massa, è sparito dai radar. Eppure, il virus continua a diffondersi e a infettare anche i vaccinati. Ma di cure precoci ancora non se ne deve parlare. Intanto però stanziamo 4 miliardi per promuovere le cure domiciliari universali che neghiamo ai malati covid.

Ma Speranza lo è o lo fa?

 

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Articolo pubblicato il 18/08/2021