Dalla Calabria, alla Tripolitania, fino al Canavese

Ricordo del generale Masci (di Alessandro Mella)

Fu a Rocca Canavese, grazioso comune collinare della Provincia di Torino, che si concluse la parabola umana della figura che in questo testo andremo, brevemente e per come si può, a ricordare. Impresa non facile dal momento che questi non ha poi lasciato molto di sé a beneficio di questa rievocazione.

Francesco Masci nacque a Catanzaro il 13 settembre del 1874 in una terra, quindi, da poco unita saldamente al neonato Regno d’Italia. Uno stato giovane, tutto da costruire, con tante istanze e speranze, con tanti limiti, ma anche con tanto spazio per i giovani ambiziosi e coraggiosi.

A quel tempo le vie del successo erano soprattutto quella politica o quella militare, in alternativa restava quella ecclesiastica, ma il nostro Francesco, dopo gli studi in giurisprudenza, scelse la seconda e si arruolò come ufficiale nel Regio Esercito Italiano iniziando la sua scalata alla gerarchia militare. L’attitudine alla vita nelle forze armate non gli mancava e si dimostrò subito un valido subalterno raggiungendo presto il grado di capitano e l’incarico di aiutante maggiore in prima.

Con le tre stelle al polso della giubba partì per la guerra italo-turca voluta dal governo di Giovanni Giolitti andando a combattere tra le sabbia ed il deserto dell’odierna Libia. L’8 giugno 1912 prese parte alla battaglia di Zanzur nella quale i reparti del Regio Esercito si scontrarono con i regolari dell’Esercito Ottomano e con le bande che erano giunte in loro aiuto. 

Esse si erano, infatti, trincerate in quella zona e da lì conducevano attacchi di disturbo contro le linee italiane compromettendone la sicurezza. Si decise, quindi, di attaccare:

Alle ore 3,30 la divisione Camerana usciva dalle trincee di Gargaresch su due colonne: la prima, costituita dalla brigata Giardina (6º e 40º regg. Fant.), da una compagnia di guardie di finanza e da due batterie da montagna, procedeva verso il mare; la seconda, costituita dalla brigata Rainaldi (82º e 84º reggimento fanteria) e da tre batterie da campagna, procedeva a sinistra della carovaniera Tripoli-Zanzur. Alle ore cinque la colonna Giardina veniva a contatto con il nemico appostato lungo trincee profonde delle quali alcune ancora coperte. Mercé la cooperazione validissima dell'artiglieria, la fanteria in colonna con slancio magnifico conquistava con la baionetta le linee successive dei trinceramenti che vennero trovati pieni di cadaveri nemici, ed alle 7,30 si impadroniva con furioso assalto della posizione di Sidi-Abd-el-Gilii.

La brigata Rainaldi frattanto avanzava contro una lunga e dominante trincea avversaria battuta senza tregua dall'artiglieria, e con un fiero assalto alla baionetta, cui presero parte anche nuclei del 6º reggimento fanteria appartenenti alla brigata Giardina, si impadroniva di questa linea principale di difesa nemica. Accanito fu il combattimento, e nella trincea furono trovati moltissimi cadaveri turco-arabi.

Alle 7,30 altre forze avversarie accorrenti da sud e che andavano man mano aumentando sino a raggiungere un complessivo di varie migliaia di uomini, tentarono un violento attacco contro Gargaresch e contro l'ala sinistra della divisione Camerana.

All'azione, sostenuta in principio dalla brigata di cavalleria e dal battaglione di ascari eritrei, concorsero tosto un battaglione del 37º reggimento fanteria e la batteria da montagna della riserva e, con tiro molto preciso ed efficace, la batteria da 149 e da 75 del campo di Gargaresch, mentre da Bu-Meliana veniva lanciata sul fianco e sul rovescio dell'avversario la brigata Montuori.

Alle ore 12 il nemico ripiegava su tutta la linea, meno che sul margine est dell'oasi di Zanzur dove si teneva fermo con numerose forze costituite in prevalenza da reparti di regolari turchi.

 La brigata Rainaldi allora con le batterie riprendeva decisamente l'offensiva e scacciava il nemico dalle sue posizioni e lo inseguiva per più chilometri. Alle 12,45 l'avversario era dappertutto in piena e completa rotta.

Verso le 16 però cominciarono ad apparire altri grossi nuclei provenienti forse da Fonduk- Ben-Cascir: ma furono fermati, attaccati e dispersi dalla brigata Montuori con il valido concorso della brigata di cavalleria. Alle ore 17 l'azione terminava definitivamente su tutti i punti.

La brigata Giardina, rafforzatasi rapidamente nella posizione valorosamente conquistata, vi rimase di presidio per mantenere l'assoluto dominio dell'oasi di Zanzur. La brigata Rainaldi invece e le altre truppe sono rientrate nei rispettivi alloggiamenti.

Le perdite nemiche sono state calcolate, in base ai cadaveri ritrovati dalle nostre truppe, ad oltre mille morti. Il numero dei feriti non è conosciuto, ma, tenuto conto della grande quantità di cadaveri abbandonati sul terreno, si deve certamente ritenere ingente.

Le perdite nostre sono morti: un ufficiale, 19 uomini di truppa e 10 ascari; feriti: otto ufficiali, 182 uomini di truppa e 70 ascari. (1)

Nel corso dei combattimenti il capitano Masci restò al fianco del suo ufficiale superiore garantendogli rapida ed efficace assistenza. Il suo impegno gli valse una prima medaglia di bronzo al valore militare con la seguente motivazione:

 

MASCI Francesco, da Catanzaro, capitano aiutante maggiore in 1°, “Coadiuvava il proprio colonnello con instancabile ed intelligente attività, trattenendosi coraggiosamente, per adempiere al suo mandato in zona battuta dal fuoco nemico”. Zanzur, 8 giugno 1912. (2)

Con la fine di quel conflitto egli rientrò in patria ma furono pochi gli anni felici da passare accanto alla moglie, la nobildonna Lena Tibone, ed ai figli Andrea e Clotilde. Un’altra guerra già si palesava all’orizzonte e nel maggio del 1915 anche il nostro Francesco prese la via del fronte diretto alle trincee della Prima Guerra Mondiale. Qui, ufficiale dinamico e coraggioso, diede subito prova di sé meritandosi una medaglia d’argento al valore militare:

 

MASCI Francesco, da Catanzaro, capitano reggimento fanteria, “Comandante di battaglione e di un sottosettore d’attacco ad una fortissima trincea nemica, in tre giorni consecutivi di combattimento diede prova di eccezionale energia e mirabile coraggio, rincuorando le sue truppe ed incitandole a resistere al violento bombardamento nemico ed ai ripetuti contrattacchi, esponendosi ad evidente pericolo nei momenti estremamente critici”. Castelnuovo del Carso, 22-24 ottobre 1915. (3)

 

Malgrado le sofferenze, il terrore, le angosce vissute in trincea il Masci fu tra coloro i quali mantennero i nervi saldi, per mesi, tentando di garantire la saldezza di un esercito già molto provato. Di contadini e proletari proiettati, all’improvviso, in un turbinio di orrori. In un dramma nel quale la presenza di spirito degli ufficiali contava moltissimo.

Nei mesi della Terza Battaglia dell’Isonzo, il nostro, frattanto promosso maggiore, diede nuovamente prova della saldezza d’animo (e di nervi) che lo caratterizzava meritando un secondo argento al valor militare e ponendo, così, il terzo nastrino azzurro sul suo petto:

 

MASCI Francesco, da Catanzaro, maggiore reggimento fanteria, “Destinato col suo battaglione, che aveva subito gravi perdite ed era estenuato dalle fatiche dei precedenti combattimenti, ad occupare una importante posizione sulla prima linea di difesa contro la minacciante irruenza nemica, seppe infondere fiducia e ardire nei suoi dipendenti a riuscì a sostenersi, col solo suo battaglione, per ben quattro giorni sulla posizione assegnatagli, nonostante i ripetuti contrattacchi e l’intenso bombardamento avversario”. Pianoro di Zendri, 20-23 maggio 1916. (4)

 

Il successivo 16 luglio fu insignito dell’Ordine sabaudo della Corona d’Italia, insieme ad altri ufficiali, per “il titolo di lunghi e buoni servizi”. (5)

Per fortuna, dopo tanto tempo in prima linea, il conflitto si concluse con la sospirata ed inattesa vittoria del Regno d’Italia e Francesco Masci rientrò in territorio metropolitano con i gradi di tenente colonnello. Nel 1921 diede alle stampe un suo curioso volume dal titolo “Nella Società e per la Vita – Consigli pratici ai giovani” il quale ebbe un certo successo al punto da esser ristampato per più edizioni.

Nel 1923 fu posto fuori quadro e nel 1932, promosso intanto colonnello e comandante la Scuola Allievi Ufficiali di Palermo, fu collocato in ausiliaria per limiti d’età. (6)

Questo non gli impedì di ottenere successivamente la promozione a generale di brigata nonché la commenda dell’Ordine della Corona d’Italia e la croce di ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.

La vita gli sorrise un poco e dopo due guerre e tanto patire essa gli concesse ancora qualche anno di serenità accanto alle persone amate. Molti, purtroppo, dalle trincee non erano tornati e lui certo ne sentiva tutto il peso pur con la consapevolezza d’essersi speso quanto più possibile. Gli ultimi anni li passò a Torino in un appartamento d’uno storico palazzo al civico 1 di via Saccarelli. Qui, il 4 novembre 1936, data simbolica, si spense circondato dall’affetto dei suoi cari. Solo un valoroso reduce della Grande Guerra poteva lasciare la piccola vita terrena proprio il 4 novembre anniversario della Vittoria. 

Oggi le sue spoglie mortali riposano nel grazioso cimitero collinare di Rocca Canavese sfuggendo agli occhi, ignari di una così luminosa storia, di tanti passanti.

Alessandro Mella

NOTE

1) L'Italia a Tripoli – Storia degli Avvenimenti della Guerra Italo-Turca, Società Editoriale Milanese, Milano, 1912, p. 498.

2) Archivio Istituto del Nastro Azzurro tra decorati al Valore Militare.

3) Ibid.

4) Ibid.

5) Decreto Luogotenenziale, 16 luglio 1916, per determinazione del Re, dispensa 49 del Bollettino Ufficiale.

6) La Stampa, 247, Anno LVI, 16 ottobre 1936, p. 5.

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Articolo pubblicato il 06/09/2021