Il filatoio di Caraglio (Cuneo)

Pionierismo industriale nel Ducato di Savoia (di Alessandro Mella)

La vocazione industriale e produttiva del Piemonte ha antichissime e consolidate radici attraverso le quali si è consolidata una lunga storia d’imprenditoria coraggiosa. Il desiderio di inseguire il progresso e cercare nuove ed innovative soluzioni per la produzione di beni e servizi si mostra, oggi, anche attraverso i molti siti d’archeologia industriale disposti sul territorio e fortunatamente conservati o salvati dall’oblio.

Tra questi spicca l’imponente “Filatoio Rosso” che sorge ancora oggi nei pressi di Caraglio, nel cuneese, presso una comunità assai vivace:

Mandamento di CARAGLIO (comprende 2 Comuni, popol. 10,533 ab.). — Il territorio, bagnato dal torrente Grana, che vi cagiona spesso gravi danni, è fertile in grani, cereali, viti e castagni. Dalle rocce calcari ond'è formato il suolo adiacente ricavasi la calce; vi sono anche cave di pietra da taglio ed argilla per mattoni e tegole.

Caraglio (6937 ab.). — Sorge in luogo elevato, sulla sinistra della Grana, ai piedi di vaghe collinette coperte di vigneti e castagni, a 11 chilometri da Cuneo. La parrocchiale moderna dell'Assunta è di semplice disegno, ma vasta, ben ornata e dipinta, con organo assai riputato. Moderno anche il bel palazzo comunale e recente la bella passeggiala che incomincia dalla piazza Nuova sul termine del paese e corre verso Cuneo, ombreggiata da una doppia fila di olmi e platani.

Teatro, edifizi per la filatura dei bozzoli, Ospedale fondato nel 1721 con un'entrata annua e netta di L. 19,190. Sul colle a borea del paese avanzi di un antico castello, sotto le cui rovine fu scoperta una cappella. Due filande da seta. (1)

 

Le attività dedicate alla lavorazione della seta, non a caso, furono oggetto dell’attenzione, come abbiamo letto, del sempre prodigioso Gustavo Strafforello.

Il filatoio fu edificato tra il 1676 ed il 1678, tra i più antichi d’Europa quindi, per iniziativa di Giò Girolamo Galleani un imprenditore torinese la cui famiglia era tempo dedita all’attività tessile con animo progressista ed innovatore. Già il padre, Giovanni Francesco, aveva seguito un esempio sperimentato a Vienna introducendo in Piemonte il torcitoio circolare ad energia idraulica. Impianto che fu realizzato anche a Caraglio con rara perizia tecnica e con tutte le strutture collaterali utili a garantire l’operatività totale dell’intera filiera produttiva in un unico sito autonomo.

La struttura divenne progressivamente uno dei più importanti opifici del Ducato di Savoia e poi del Regno di Sardegna con notevoli reti commerciali tali da permettere anche una poderosa esportazione all’estero. (2) Un’attività che offriva lavoro, faticoso e per nulla semplice, a molte persone in un contesto di provincia distante dall’allora capitale. E la mole di lavoro restò notevole per molti anni finché l’impianto iniziò ad entrare in crisi nei primi anni del Novecento complici non solo l’industrializzazione galoppante ma anche le crescenti tensioni sociali che avevano preso ad attraversare il paese fin dalla fine del secolo precedente:

Sciopero di setaiuole. Il giorno 26 si sono messe in sciopero le operaie del filatoio Rosso per ottenere un aumento di paga. Da augurarsi che la Ditta Cassin voglia accedere alle domande delle operaie, che riteniamo giustificate non solo per il rincaro enorme dei viveri, ma anche per i confronti colle paghe di altri stabilimenti limitrofi. (3)

 

Due guerre mondiali, gli stravolgimenti economici e politici, minarono progressivamente l’attività dello stabilimento finché questo cessò le attività e finì in stato d’abbandono per moltissimi anni. Con i danni, i saccheggi, le perdite, le devastazioni che facilmente si possono immaginare.

Nondimeno, per fortuna, nel 1999 l’ampia struttura fu acquistata dal Comune di Caraglio che avviò un poderoso restauro al fine di ospitarvi il Museo del Setificio Piemontese che dal 2005 trova nel complesso industriale la propria sede permanente.

Nel 2017, poi, furono aggiunte nuove aree tematiche che, attraverso le riproduzioni funzionanti di macchine ed attrezzature, permettono ai visitatori, accompagnati da guide appassionate, di comprendere come funzionava l’intera filiera.

Agli ospiti, infatti, è permesso vedere in funzione gli impianti compreso l’enorme ed impressionante torcitore idraulico la cui grandezza e complessità lascia davvero incantati.

Il Filatoio Rosso rappresenta una risorsa straordinaria per comprendere le dinamiche industriali ed economiche del passato nonché le capacità tecniche d’un tempo e l’ingegnosità dei nostri predecessori. Manifestata anche dalle iniziative che al tempo qui furono tentate:

Avviso. Il sottoscritto, proprietario dello stabilimento serico detto il Filatoio Rosso sito in Caraglio, porta conoscenza dei coltivatori dei bachi da seta, che in detto stabilimento trovasi in vendita semente delle migliori qualità a bozzoli gialli garantiti e previo però l’esperimento che il suddetto fa nel suaccennato stabilimento, ove trovasi apposita serra di nuova costruzione della lunghezza di 100 metri e 3 di larghezza col piantamento di gelsi di cinque anni in numero di quattrocento.

Spera lo scrivente poter ottenere un ottimo risultato di tale esperimento e così acquistarsi nuovo titolo di fiducia presso compratori di detto semente, quali potranno loro bell‘agio visitare sia la serra che i filugelli, onde convincersi della realtà dell’esposto. Nei primi giorni del prossimo febbraio avrà principio l'esperimento.

N.B. Il prezzo del semente a convenirsi. BENIAMINO CASSIN filante (4)

Il Filatoio Rosso, dunque, rappresenta una ricchezza da preservare ed il cui recupero fu opera superiore ad ogni elogio.

Alessandro Mella

NOTE

1) La Patria – Geografia dell’Italia, Provincia di Cuneo, G. Strafforello, Unione Tipografica Editrice, 1891, p. 26.

2) Parte delle notizie riportate sono rese disponibili sui pannelli e documenti espositivi nonché dalle relazioni orali delle guide cui va un sincero ringraziamento.

3) Il Corriere di Dronero e delle Valli Maira e Grana, 9, Anno II, 28 febbraio 1920, p. 3.

4) La Sentinella delle Alpi, 21, Anno XII, 25 gennaio 1862, p. 4.

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Articolo pubblicato il 08/09/2021