Infinitamente grande e infinitamente piccolo

Brevi considerazioni su qualcosa che non potremo mai conoscere

 

L'Uomo, alzando gli occhi al cielo, ha da sempre percepito l'idea del Trascendente. Probabilmente in varie forme, in vari modi che oggi potremmo forse considerare primitivi. Da sempre ha guardato quell'immenso oceano nero, dove volavano piccole caravelle di luce che seguivano rotte particolari che l'uomo iniziava a prevedere. Guardare non significa vedere, ma lo sguardo perso nel nulla può concedere all'immaginazione di aprire nuovi varchi a future Verità, a future comprensioni.

L'Astronomia è una delle scienze più antiche: greci, egizi, babilonesi, indiani, cinesi, maya e incas si sono sempre occupati della posizione degli astri e della periodicità degli eventi, a fini soprattutto religiosi. la parola Astronomia proviene dal greco: composta da 'astron' «stella» e da 'nomos' «legge, norma», indica lo studio delle Leggi che regolano il movimento degli Astri.

Fin dai tempi più antichi, l'uomo, ha iniziato a porsi quelle domande che oggi definiremmo esistenziali, ha iniziato a chiedersi chi fosse, dove stesse andando e persino dove fosse collocato, per concedere a se stesso l'illusione di qualche conferma, di qualche certezza che potesse sedare l'ansia della propria morte.

Considerava sicuramente la Terra un luogo immobile, statico e sicuro, un punto fermo che donava protezione. La sua vita era regolata dai cicli delle stagioni, da quello del dì e della notte e con la scoperta di Ipparco da Nicea persino da quel lunghissimo ciclo di quasi 26.000 anni che è la Precessione degli equinozi.

Naquero così le prime rappresentazioni di quello che poteva esserci intorno alla Terra, in altre parole naquero le prime configurazioni dell'Universo.

Ai tempi di Dante era ancora viva l’idea di Tolomeo, che descriveva la Terra al centro di quell’Universo così diverso da quello che conosciamo oggi, i cui confini non erano neppure lontanamente immaginabili.

La Terra, il nostro Mondo, era il punto centrale di tutta la Realtà fisica, L’Uomo era quindi partecipe di una posizione privilegiata e poteva godere di tutti quei benefici e di tutte quelle opportunità che il Pianeta poteva offrire… senza alcun limite e senza porsi alcune domanda sulla reale quantità delle risorse disponibili.

Dovremo attendere Thomas Malthus che a cavallo del XVIII e XIX sec propose modelli allarmanti dello sviluppo della popolazione e della riduzione della possibilità di sostentamento del nostro Pianeta.

In sintesi Malthus poneva l’attenzione sul fatto che la popolazione mondiale stesse crescendo in modo geometrico, mentre le risorse faticavano a mantenere un incremento  aritmetico.

Le conclusioni di Malthus ispirarono da un lato il darwinismo, che con il concetto di Selezione Naturale si scontrò con le credenze creazionistiche, da un altro lato crearono il terreno fertile per l'accoglienza delle teorie razziste, per l'Eugenetica e per l’ ideologia Nazista.

Nel XVI secolo Copernico comprese che la Terra non fosse mai stata al centro dell’Universo, e vi pose il Sole con la Teoria Eliocentrica.

Ora sappiamo che la nostra posizione è ancora più decentrata: ci troviamo ai margini di quella Galassia che abbiamo chiamato Via Lattea, perché di notte possiamo osservarne il bordo particolarmente luminoso, tale da formare una sorta di striscia molto chiara, dovuta alla presenza di miliardi di stelle.

Tornando al tema centrale, quello dell’infinito, a avendo compreso dove dovremmo essere collocati nell’Universo, potremo fare qualche bizzarra speculazione della mente.

Per “Infinito” intendiamo qualche cosa che non possiede un limite, quindi non esiste un numero infinitamente grande o infinitamente piccolo perché a qualsiasi numero immaginato, per quanto immenso o piccolissimo, sarà sempre possibile sommare +1, o sottrarre -1… per ottenere un valore ancora maggiore o minore.

I Greci, con Democrito, coniarono il termine di Atomo, che significa indivisibile, per porre fine al tormento dell’infinitamente piccolo.

Purtroppo, per loro, la Fisica Quantistica ha rivelato una numerosa serie di particelle nate dalla frammentazione del nucleo dell’atomo che ne dimostrarono l’errata interpretazione originale.

L’infinitamente grande è altrettanto inquietante da immaginare: se l’Universo è in espansione, lo Spazio-Tempo cresce di conseguenza, andando a riempire un vuoto immaginario che non dovrebbe neppure esistere, perché estraneo allo Spazio-Tempo stesso.

L’Uomo, nel suo piccolo, o nel suo grande, è drammaticamente sospeso tra due baratri immaginari, tra due infiniti che non gli donano alcun conforto e nessuna sicurezza.

Sotto di noi c’è un Universo talmente piccolo da non concedere neppure alle note leggi newtoniane di manifestare la loro presenza, essendo, il regno delle dimensioni sub-atomiche, soggetto alle leggi della Fisica Quantistica.

Di sopra, nell’infinitamente grande, le cose non migliorano: oltre lo Spazio –Tempo, il limite in movimento che dovrebbe confortarci con leggi che abbiamo imparato a conoscere, vi è qualcosa che non potrebbe neppure esistere e, nelle migliori delle ipotesi, non è né osservabile né rappresentabile in alcun modo.

L’Uomo è sospeso tra due opposti universi infiniti, la cui comprensione sarà, forse, unicamente appannaggio dei veri Poeti.

 

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma, sedendo e mirando, interminati
spazi di lá da quella, e sovrumani
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silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
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vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Cosí tra questa
immensitá s’annega il pensier mio;
e il naufragar m’è dolce in questo mare.

 

Giacomo Leopardi: l’Infinito, 1819

 

Fotografie di Giancarlo Guerreri

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 23/08/2021