
Allestita con grande passione dall’associazione “Amici di Demonte” e la consulenza artistica di Franco Carena
Nella prestigiosa sede di Palazzo Bonelli a Demonte, è ancora visibile la mostra dedicata a Corrado Ambrogio, artista recentemente scomparso all’età di 63 anni a seguito delle complicazioni determinate dal Covid.
Al termine di questa rassegna, la sua opera sarà ricordata in un’altra mostra alla biblioteca di Vigone, insieme ai lavori dell’artista Angela Guiffrey.
La mostra a Palazzo Borelli, allestita con grande passione dall’associazione “Amici di Demonte” e la consulenza artistica di Franco Carena, ha proposto una selezionata rassegna del lavoro di Ambrogio, che partito dalla pittura è in seguito approdato alla scultura.
Opera che dagli anni Ottanta del Novecento giungono a quelle più recenti: un’eco del lavoro di questo interessantissimo artista, che troppo presto ha lasciato l’universo della creatività.
Pur facendo propria la lezione filosofica aristotelica, che considerava l’arte imitazione della natura, e senza ignorare le istanze della tecnica, l’artista ha sempre voluto che la natura tornasse a parlare, fuoriuscendo da materiali che un tempo erano alberi: certo non ritornati allo stadio iniziale, ma pur nella forma in cui sono rinchiusi, hanno in queste sculture l’opportunità per vivere una concezione metafisica del mondo, in armonia con il concetto più autentico di interrelazione tra uomo e natura.
Quello che forse fu al principio dei tempi. Non dimentichiamo che la natura, all’inizio, fu il “territorio” del sacro: il bosco fu il primo tempio, gli alberi gli idoli e il corpo vivo di un pantheon che ha la sua inalterata eco nelle mitologie, nelle religioni, nei racconti del “tempo delle origini”.
Legni, pietre e poi soprattutto i materiali “di recupero” provenienti dal mondo contadino, sono stati per Ambrogio un inesauribile universo da cui è stato abilmente capace di trarre elementi per dare forma a una poetica che ha dato vita a una grande quantità di creazioni di straordinario fascino.
Forse è anche per questa incidenza dei materiali di “recupero” – dando a questa parola la sua massima dignità – che l’opera di Corrado Ambrogio in qualche caso può lasciar intravedere in traslucido riverberi dell’Arte Povera, poi però rielaborati e personalizzati.
La fabula che Ambrogio ha collocato nel sua tracciato poetico, si è armonizzata con l’intreccio costituito da un linguaggio maturo e coinvolgente, frutto di un impegno interiore ininterrotto, profondo e legato a corda doppia con a sua anima.
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Articolo pubblicato il 26/08/2021