L'Annuario della Nobiltà Italiana raccontato dal suo direttore

Andrea Borella intervistato da Alessandro Mella

L’Annuario della Nobiltà Italiana è un repertorio genealogico, araldico e storico con una lunghissima tradizione e molti anni di memorie da raccontare.

La prima edizione fu pubblicata, per iniziativa di Giovan Battista di Crollalanza, addirittura nel 1878 l’anno in cui morì il primo Re d’Italia Vittorio Emanuele II ed ascese al trono suo figlio Umberto I.

Nel 2021 la pubblicazione ha tagliato il traguardo della XXXIII edizione. Ne parliamo con il suo odierno direttore, Andrea Borella (a.m.).

 

Direttore Borella, da diversi anni lei si è fatto carico di una grossa responsabilità. Restituire l’Annuario della Nobiltà Italiana ai suoi antichi fasti ed al suo ruolo di prezioso supporto documentale per gli studi genealogici, storici ed araldici. Come prese questa iniziativa? Quali emozioni le procura ogni volta?

 

La mia è una passione antica, affonda le radici nella mia giovinezza quand’ebbi modo di confrontarmi con grandi esperti oggi scomparsi. Debbo ad alcuni di loro le basi che mi hanno permesso di approfondire e studiare. Studiare tanto, molto, sempre, sui documenti, negli archivi.

Evitando di rimestare sempre e soltanto le opere del passato rischiando, così, di trasmettere all’infinito anche datati errori ed inesattezze. La passione poi si tramutò in un atto impavido ed al limite della follia.

Provare a riportare in vita quello che fu il primo vero repertorio in materia in Italia.

Le emozioni sono tante, indescrivibili, perché ad ogni edizione si vede prender forma il frutto di anni di sacrifici e ricerche miei e di tanti collaboratori. L’Annuario non è un blocco di marmo ma una pianta che, mentre consolida le radici, cresce e rinvigorisce i suoi germogli migliorando se stesso di volta in volta.

 

Com’è strutturato oggi l’Annuario? Di quali parti si compone e secondo quali criteri insertivi si accede alle varie parti? È vero che per essere inseriti nella pubblicazione non occorre necessariamente acquistare una copia o versare un contributo economico?

 

Per praticità rispondo al contrario rispetto alla sua domanda.

No, l’Annuario non ha mai preteso che, per ottenere la pubblicazione della famiglia, si sottoscriva l’acquisto di una o più copie. La genealogia viene infatti pubblicata ed aggiornata a titolo gratuito e per completezza dell’opera se chi la propone ha titolo a comparirvi.

Il comitato scientifico, infatti, vaglia attentamente la documentazione fornita per assicurarsi che l’interessato sia in linea con i molti e complessi criteri di inserimento che sono indispensabili se non si vuole rischiare di inserire sedicenti nobili.

Solo la pubblicazione dello stemma a colori richiede, nel caso, un contributo.

L’Annuario, comunque, si divide in varie parti.

Nella prima sono presenti la Real Casa d’Italia, i Savoia, seguiti dalle dinastie che a vario titolo hanno esercitato la loro sovranità sugli stati preunitari. Comprensive di genealogie, trattati di diritto dinastico, notizie e documenti introvabili e spesso, in precedenza, inediti.

Nella seconda parte sono inserite le famiglie la cui nobiltà fu formalmente riconosciuta dal Regno d’Italia.

Più complessa la parte terza divisa in ulteriori sezioni in cui compaiono le famiglie nobilitate in esilio dal Re Umberto II, quelle accolte con prove di nobiltà nell’Ordine di Malta, quelle nobilitate dai Papi dopo la presa di Porta Pia (1870) e quelle che hanno acquisito la nobiltà con l’ingresso in certi ordini cavallereschi o che l’hanno provata documentalmente per entrarvi.

Nella parte quarta compaiono le famiglie fregiate di nobiltà generosa, derivante da Stati preunitari ma non riconosciuta dal Regno d’Italia mentre, nella quinta, sono elencate le famiglie notabili che, pur non avendo avuto titoli nobiliari, hanno vissuto lungo i secoli come i nobili, ossia usando stemmi, vivendo in palazzi, etc., talvolta ottenendo provvedimenti che ne legittimassero la natura e gli stemmi.

Parliamo, in sostanza, di migliaia di schede genealogiche con milioni di nomi, dati, notizie ed informazioni.

 

Questa edizione, la XXXIII, è davvero un punto di svolta straordinario. Quali sono, di massima, le principali novità che il lettore potrà trovarvi? Ci sono quelli che in gergo giornalistico si chiamano “scoop” utili a smentire o confermare vulgate e luoghi comuni?

 

Intanto nella parte prima sono stati pubblicati studi di fondamentale importanza su tutte le dinastie italiane con documentazione inedita sui Savoia e i Borbone delle Due Sicilie.

Per i primi sono stati pubblicati ulteriori documenti di grande importanza per sfatare alcuni miti, periodicamente sventolati come mantra, sulla questione dinastica sabauda.

Particolare impegno ha richiesto lo studio sugli Asburgo e questo ha portato a risultati eclatanti, con documenti che muteranno l’approccio a molti temi anche a livello istituzionale: lo studio si sviluppa in ben 335 pagine. Un’opera che ha richiesto anni di indagini in diversi archivi d’Europa e che ha letteralmente stravolto ciò che si credeva circa il diritto dinastico e successorio della - storicamente più importante - Casa già Sovrana Europea.

Grande espansione ha conosciuto anche la parte III grazie a studi rinnovati sulla nobiltà “umbertina”, ossia sulla nobiltà e titoli concessi da Re Umberto II dall'esilio, e su quella Pontificia, ossia quella concessa dai Papi dopo il 1870, nonché grazie ai protocolli d’intesa stabiliti tra l’Annuario della Nobiltà Italiana e le Case Reali di Borbone delle Due Sicilie e Borbone Parma nonché con la Real Casa del Portogallo, tutte interessanti perché ancora conferiscono oggi ordini cavallereschi nobilitanti o che prevedono prove di nobiltà per la ricezione dei nuovi cavalieri in alcune classi.

Mi permetta di aggiungere che l’Annuario si fregia di un valore aggiunto profondamente commovente.

Cioè la prefazione di Amedeo di Savoia, Duca di Savoia e Capo della Real Casa di Savoia, accordata alla XXXIII edizione pochi mesi prima della sua dolorosa scomparsa: S.A.R. il Principe Amedeo fu sempre un grande estimatore dell'Annuario che onorò più volte con la sua prefazione scritta di suo pugno, unitamente a suo figlio il Principe Aimone di Savoia, attuale capo della Casa Reale di Savoia, i quali intervennero anche ad alcune presentazioni pubbliche di passate edizioni.

 

Quanto conta oggi il diritto dinastico e perché? Ha ancora senso ed utilità in un’epoca in cui molte antiche monarchie sono diventate repubbliche?

 

Direi che il diritto dinastico è fondamentale. Non solo e soltanto per capire chi ha diritto a pretendere cosa, e quali figure trarrebbero beneficio da potenziali restaurazioni od instaurazioni, ma anche nel caso dell’esercizio dei gran magisteri di molti ordini dinastici, tutt'oggi conferiti.

Vi sono parecchi figuri che sguazzano in questa zona grigia beneficiando di concessioni di ordini e titoli fatte da chi non avrebbe alcun titolo per firmare ossia concedere alcunché.

Mi si potrebbe replicare che questo interessa poco alla repubblica ma non è così.

Quella italiana, ad esempio, riconosce alcuni ordini delle dinastie preunitarie e previa domanda al Ministero degli Affari Esteri ne concede il “porto” nel nostro paese e perfino l’iscrizione a matricola per i militari.

Le pare dignitoso vedere i nostri ufficiali, sottufficiali e soldati con indosso nastrini fasulli o privi di legittimità?

Il diritto dinastico permette, quindi, anche di capire chi può fare e dare cosa. Guardi che non è un aspetto secondario per mille ragioni di facile comprensione.

Voglio fare una provocazione: deve infatti sapere che, fatte salve lodevoli eccezioni di rari ordini cavallereschi ove tutto è gratuito e non vi sono tasse d’ingresso o quote annuali, in generale gli ordini cavallereschi di natura dinastica vengono conferiti dietro un contributo economico a sostegno delle cause che l’ordine cavalleresco in questione, di caso in caso, proclama di sostenere, contributo talvolta assai vistoso.

 

A suo avviso è importante che le famiglie nobili e nobilitate coltivino la memoria del proprio passato e tutelino il proprio retaggio? Che ruolo può avere l’Annuario in questo? E la pubblicazione può essere utile anche agli storici e cultori che non hanno nobili origini?

 

Naturalmente è fondamentale ed utile che lo facciano. Conoscere le proprie radici vuol dire conoscere sé stessi. Un retaggio ricco di storia, cultura, magari gloria e scienza, spinge a guardare con ammirazione ai grandi esempi del passato e quindi all’emulazione: ossia al fare il meglio possibile, anche nel quotidiano, per compiere il proprio dovere verso se stessi e verso la società.

La nobiltà non è oggi un privilegio bensì un fardello perché impone un senso del dovere ed uno spirito di sacrificio superiori.

Non è la stirpe che fa degna la progenie ma i singoli componenti che fanno degna la stirpe.

L’Annuario contribuisce mantenendo viva questa memoria, tramandandola e, a volte, speriamo, anche rendendo orgoglioso chi si ritrova tra le sue pagine e le sue tavole.

Quanto agli storici lei tenga conto che l’Annuario della Nobiltà Italiana è oggi il repertorio biografico più ricco, corposo e documentato d’Italia e uno dei primi tre al mondo: tra queste migliaia di schede ci sono medici, musicisti, artisti, scienziati, militari, eroi, politici, imprenditori, sportivi perfino e molto altro ancora.

 

Quali prospettive future per l’Annuario nell’epoca dei social, delle tecnologie, della comunicazione istantanea e digitale? Quale ruolo per quest’antica e prestigiosa pubblicazione?

 

Partiamo dalla premessa che l’edizione su supporto cartaceo è di fondamentale importanza perché insostituibile e, paradossalmente, di più sicura conservazione nell’avvenire.

L’Annuario della Nobiltà Italiana, tuttavia, dispone di un sito internet ed è presente su tutti i principali social network. Instagram e Twitter sono perpetuamente aggiornati di pari passo con il Gruppo Facebook.

Quest’ultimo, date le particolari modalità d’interazione, richiede la presenza di una pattuglia di moderatori che vegli costantemente. A tutto questo presto si aggiungerà una novità assoluta e cioè un’applicazione per smartphone che, dietro ad un abbonamento di costo contenuto, permetterà di consultare la banca dati anche dal proprio telefonino. Conserviamo il passato, certo, ma guardiamo parallelamente al futuro.

 

Domanda molto pragmatica e materiale. A quando l’arrivo delle copie della nuova edizione? E cosa ha reso difficoltosa la realizzazione di questi nuovi volumi?

 

Una prima serie di volumi è già stata distribuita e molte altre copie sono ora in partenza. La pandemia del Covid ha rallentato la distribuzione dell’Annuario: davvero in questo caso nulla è dipeso dalla nostra volontà anzi, per anticipare i tempi di distribuzione, si sono resi necessari importanti investimenti imprevisti.

Lei consideri che l’Annuario non è un tascabile ma un’opera in più volumi, curata anche nella forma materiale con legatura solida e di pregio, copertine molto elaborate, stampa di qualità.

In ogni caso già stiamo lavorando agli aggiornamenti per l’edizione XXXIV che speriamo di poter dare alle stampe nel giro di tre anni da oggi.

 

In poche domande, cari lettori, abbiamo cercato di raccontarvi un’opera che, per la sua storia ed il suo rigore scientifico, non avrebbe certo bisogno di presentazioni. Non resta che invitarvi a seguire sui social l’Annuario e magari ad acquistarlo perché il futuro è di chi sa proteggere e trasmettere il passato.

 

Alessandro Mella

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Articolo pubblicato il 14/09/2021