Colpo di stato in Guinea

Il tenente colonnello Doumbouya ha annunciato di avere preso il potere con un discorso televisivo, mentre da ore girano le immagini del presidente Alpha Conde circondato da uomini armati.

Sembra proprio che le tensioni continuino ad aumentare nel Continente più povero della terra. Nel giro di pochi mesi questo è il secondo colpo di stato in Africa dopo quello tunisino.

In Guinea, l’Ufficiale militare Mamady Doumbouya ha dichiarato la chiusura dei confini ed il congelamento della costituzione.

 

Ex legionario dell'esercito francese, il tenente colonnello Mamady Doumbouya comanda lo Special Forces Group (GPS), un'unità d'élite dell'esercito estremamente addestrato ed equipaggiato.

 

Spari e raffiche di mitra erano stati uditi nelle strade di Conakry, capitale del Paese, e molti testimoni hanno riferito di una nutrita presenza di militari nel centro della città, i quali invitavano la gente a tornare a casa e a non uscire dalle loro abitazioni.

 

Il pensiero relativo a questi ultimi avvenimenti non può che cadere su Parigi, la quale, dalle “primavere Arabe” in poi, si è spesa moltissimo per destabilizzare intere regioni del Continente africano, col solo scopo di aumentare la propria egemonia.

 

Basti pensare all’uso sfrenato e sconsiderato fatto in questi anni da Parigi del Franco CFA (delle Colonie Francesi d'Africa), imposta alle povere Nazioni africane di tradizione francofona. Creata dal generale de Gaulle nel 1945, successivamente questa valuta ha lasciato spazio a una nuova moneta comune chiamata “Eco”, la quale già circola parallela al Franco CFA in tutta l’Africa Occidentale.

 

La Guinea, come gran parte dei paesi dell’area, purtroppo non è estranea ai colpi di Stato. Nel 2008, dopo la morte di Lansana Conté, presidente di lungo termine del paese africano, una giunta militare, denominata Consiglio Nazionale della Democrazia e dello Sviluppo (Conseil National de la Démocratie et du Developement) e guidata dal capitano Moussa Camara, prese il potere annunciando un piano per governare due anni il paese prima di procedere a nuove elezioni presidenziali. 

 

Dotata di notevoli risorse minerarie, la Guinea affida al loro sfruttamento lo sviluppo della propria economia, che conta non solo sull'attività mineraria, ma anche su quella agricola. L’Occidente interviene il più delle volte con le proprie Multinazionali, infischiandosene dei diritti dei poveri guineani. La Francia è la sola che, come sopra detto, sempre nutrire un certo “interesse” verso la Nazione africana. Tuttavia, l’interesse dei francesi per la Regione risulta essere di pura finalità speculativa.

 

Ma nel 2010 sembrava ci potesse essere una svolta. Finalmente dopo 50 anni erano tornate le libere elezioni. Tante speranze vi erano riposte. Da queste elezioni uscì vincitore il leader del partito d'opposizione Alpha Condé, che divenne presidente e promise presto riforme per il Paese.

 

Ben presto però le prospettive di sviluppo sotto la presidenza di Condé svanirono nel nulla, il Paese piombò in una crisi economica senza precedenti.

 

In Guinea non c’erano più strade percorribili a causa della totale assenza di manutenzione. Il regime di Alpha Condé divenne violento e sanguinario come quello di tutti gli altri. Ogni giorno si contavano i morti nelle file delle opposizioni. Uccisi sia dalla polizia che dalle milizie Donzos, utilizzate dal presidente come armata privata.

 

Alpha Condé dichiarò più e più volte, pubblicamente e nella indifferenza della Comunità Internazionale, che non avrebbe lasciato il potere al termine del secondo mandato. Verso la fine del 2020 il Paese era sull'orlo della guerra civile.

 

Con le elezioni del 22 marzo 2020 si verificano ulteriori scontri in cui la popolazione vide reprimere le manifestazioni delle opposizioni.

 

Tutto questo non poteva durare. Era solo questione di tempo prima che Parigi buttasse gli occhi su Conakry e su tutta l’Africa Occidentale.

 

Ed eccoci arrivati ai giorni nostri, dove dopo Tunisi anche la Guinea deve fare i conti con una nuova tipologia di dittatori, quelli addestrati o finanziati dall’Eliseo.

 

Il tenente colonnello Mamady Doumbouya, è apparso alla televisione pubblica annunciando di aver "sciolto il governo e annullato la Costituzione". Ha detto di aver rovesciato l’esecutivo e catturato il presidente Alpha Condè, che lo aveva nominato capo delle forze speciali, a causa della "cattiva gestione" del suo governo.

 

Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha condannato il colpo di Stato in Guinea e ha chiesto la liberazione del presidente Alpha Condè. A causa del caos in cui è entrato il Paese, anche la nazionale di calcio del Marocco si è ritrovata bloccata in Hotel. La Federazione calcio marocchina fa sapere che i giocatori stanno bene e che il Reame del Marocco presto si mobiliterà per il rientro sicuro degli sportivi magrebini.

 

Tuttavia, oltre allo sconquasso dovuto all’interesse strategico di Parigi nella regione, dietro questo golpe vi è sicuramente la NATO nel suo insieme. Già, perché non dobbiamo dimenticare di come la Guinea competa con l’Australia per essere il più grande fornitore cinese di bauxite, la materia prima utilizzata per produrre alluminio.

 

Il paese africano, l’anno scorso, ha spedito 82,4 milioni di tonnellate di minerale a livello globale. Gran parte di questo materiale è andato alla Cina, che è il più grande paese consumatore di alluminio al mondo.

 

Questo dato non è irrilevante alla luce di questi ultimi accadimenti. Poiché Washington, e la Nato nel suo insieme, sta facendo di tutto per arginare gli interessi economici e geostrategici della Cina. E questo colpo di stato potrebbe inserirsi perfettamente in questa logica.

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Articolo pubblicato il 07/09/2021