A Torre del Mare: il Sole

Continua l’analisi del Cantico di Frate Sole in chiave torremarina. Dopo l’acqua e il fuoco, ecco il sole

 

Studi recentissimi sul sempre più immaginario Codex Marinus de Turribus, pubblicati sull’autorevolissima quanto inesistente rivista di studi odeporici Viaggi in Italia: dal medioevo a Goethe, hanno dato luogo ad un’altra suggestiva ipotesi sui versi del Cantico delle Creature a proposito del fuoco.  

Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.

 

Pare sempre più certo (o non lo è per nulla?) che la sosta ristoratrice di Francesco, dopo il lungo e faticoso viaggio lungo le alture di Noli, sia avvenuta proprio sulla spiaggia dove oggi sorgono i bagni Lido di Torre del Mare. Per Francesco il tramonto e poi il sorgere del sole rappresentarono momenti di consolazione e di speranza che  innalzarono il suo animo alla gioia del ringraziamento per il meraviglioso universo in cui Dio ha collocato l’uomo; sulla stessa spiaggia, più modestamente, i torremarini doc, quelli che erano bambini o ragazzini negli anni sessanta, non possono non provare un brivido ricordando, per esempio, la frasca sotto cui ci si riparava dal sole cocente delle prime ore del pomeriggio.

Sulla spiaggia di allora, infatti, su cui si allungava una sola fila di ombrelloni, una retta sostituita qualche anno dopo da una linea sinuosa per inserire i nuovi, pochi, arrivati nel “paradiso di Torre del Mare”, come cantava Jonny Dorelli, più o meno a metà strada tra gli scogli e l’inizio della spiaggia del Merello, allora rigorosamente una colonia, che si colorava in mattinata del bianco dei grembiuli delle ragazze che si occupavano dei bambini in vacanza, sorgeva, appunto, la frasca. Vale a dire un tendone sotto il quale nessun adulto penso abbia mai messo piede, a quanto mi ricordo.  

Era uno spazio rigorosamente dedicato ai giovani; conquistare qualche metro sotto la frasca per ripararsi dal sole in compagnia dei ragazzi più grandi, lontani dagli ombrelloni, luogo degli adulti, era un privilegio per cui valeva la pena di combattere. Combattere contro i genitori che non volevano si scendesse in spiaggia nelle prime ore del pomeriggio, troppo assolate, dicevano, e soprattutto contro gli altri ragazzini. I “grandi”, quelli che allora avevano diciotto anni o giù di lì, occupavano di diritto quello spazio, ma noi “piccoli”, undici o dodici anni, dovevamo conquistarcelo. Vincere la battaglia contro gli altri ragazzini e ritrovarsi al riparo dal sole insieme ai “grandi” era come aver compiuto un passo verso il mondo della libertà  degli adulti, dove non c’erano più permessi da chiedere, orari da rispettare e giustificazioni da dare. Insomma ripararsi da quel sole, sotto la frasca, era come ripararsi dalle incertezze e dai dubbi della prima adolescenza, rifugiarsi in un luogo dove la porta della vita adulta si schiudeva e lasciava passare, appunto, un raggio di sole, una luce soffusa che cullava noi “piccoli”, ci portava lontano dall’ansia delle domande impossibili di quell’età e ci faceva intravedere qualche barlume di risposta.

E anche San Francesco, come tanti di noi qualche secolo dopo, avrà visto sorgere il sole dietro l’isola di Bergeggi (o non l’avrà visto?). Probabilmente Francesco si sarà svegliato presto sulla spiaggia, anzi forse sarà stata proprio la luce del sole a colpirgli le palpebre e a fargliele sollevare. Per noi, suoi successori, passati ormai dall’età della frasca a quella della discoteca, la luce del sole nascente si mescolava invece  spesso con il profumo della focaccia appena sfornata, con l’umidità della spiaggia all’alba che penetrava nei “vestimenti leggeri” che sceglievamo per la discoteca lasciata da poco, una sinestesia di sensazioni che dalla semplicità di Francesco ci portava al languore di D’Annunzio.

E certamente anche Francesco si sarà sdraiato al sole  sulla spiaggia come abbiamo fatto, e continuiamo a fare, noi torremarini veri, dopo un bagno nell’acqua che ci fa esclamare  spesso: ”Che meraviglia!”

E a proposito di sdraiarsi  al sole sulla spiaggia, di sapore di mare e di sale, siamo sicuri che Gino Paoli si sia sempre ispirato alla Versilia? In fondo è genovese, no?

Ad ogni modo, adesso che non sono più una ragazzina e Torre del Mare è tanto cambiata, ma mi incanta sempre, di una cosa sono sicura: il sole, qui a Torre, “de Te, Altissimo, porta significatione”.

 

 

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Articolo pubblicato il 15/09/2021