L'Italia ricorda l'attentato del 17 settembre 2009 in cui persero la vita sei Parà

Vicinanza alla Brigata Paracadutisti Folgore in un giorno così mesto e triste.

Il 17 settembre 2009 i mezzi blindati dell’Esercito Italiano si trovavano sulla strada per la solita ricognizione atta a garantire la sicurezza alla popolazione civile residente a Kabul. Era quasi mezzogiorno, ora in cui in Italia le massaie mettono su l’acqua per la pasta e impanano le fettine.

Sulla strada per l’aeroporto un Toyota Corolla bianca, “farcita” da 150kg di esplosivo, si lanciò ad alta velocità contro i blindati dell’Esercito Italiano. Ne scaturì uno scoppio così forte che si sentì il boato a molti kilometri di distanza. Il bilancio fu da subito tragico.

Sei Paracadutisti della Brigata Paracadutisti Folgore persero immediatamente la vita e altri quattro soldati, tre Paracadutisti ed un Aviere, restarono gravemente feriti. Tutti i soldati coinvolti nell’attentato stavano rientrando al Quartier Generale I.S.A.F. dall’aeroporto dove erano andati a recuperare due Parà in rientro dall’Italia dove erano andati per licenza.

I Parà presenti sul primo Lince, nessuno escluso, sono immediatamente morti mentre sul secondo Lince uno è morto e gli altri quattro sono rimasti gravemente colpiti e segnati.

I Paracadutisti – appartenenti al 186 Reggimento Paracadutisti di stanza a Pisa – Caduti nell’attentato sono il Tenente Antonio Fortunato, 35 anni, Lagonegro (Potenza), Comandante dei due Lince; Sergente Maggiore Roberto Valente, 37 anni, Napoli; Primo Caporal Maggiore Matteo Mureddu, 26 anni, Solarussa (Oristano); Primo Caporal Maggiore Davide Ricchiuto, 26 anni, Glarus (Svizzera); Primo Caporal Maggiore Gian Domenico Pistonami, 26 anni, Orvieto; Primo Caporal Maggiore Massimiliano Randino, 32 anni, Salerno.

I feriti, trasportati prontamente all’Ospedale da campo francese, sono il Caporal Maggiore Rocco Leo, 26 anni; Caporal Maggiore Sergio Agostinelli, 32 anni; Caporal Maggiore Ferdinando Buono, 30 anni; Maresciallo Aeronautica Militare Felice Calandriello, 58 anni. Grazie a Dio, per loro solo una serie di ferite e tanto shock.

Quegli schifosi che il mondo conosce con il titolo di “Taliban” – e che oggi governano l’Afghanistan – hanno subito rivendicato l’attentato perché per loro questo è un biglietto per stare in prima fila dinanzi ad Allah. Nel comunicato scritto per la rivendicazione si legge: “Guidava l’autobomba un eroe dell’emirato islamico, il mujahid Hayatullah”. Della strage di civili accusano i militari: “E’ colpa della forza di occupazione che, dopo l’esplosione, ha iniziato a sparare alla cieca colpendo molti tra i presenti sul posto”.

Da quel giorno sono passati 12 anni. In questi anni ho parlato una sola volta di questo attentato e il dolore è grande ogni volta che mi metto alla tastiera a scrivere di questi grandi eroi che sono i nostri Parà.

Il 13 novembre 2018 ho lasciato il Piemonte e sono andato a Roma per prender parte alla Giornata Nazionale dedicata alle Vittime del Terrorismo e le Vittime del Dovere delle Forze Armate.

Con grande onore e privilegio – assieme a Francesca Fabbiano, Vedova del Caduto alpino Giorgio Langella – sono stato invitato alla Caserma “Pio IX” per il discorso del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Salvatore Farina e per il pranzo con i famigliari dei Caduti delle Missioni Internazionali I.S.A.F.

La divina provvidenza ha voluto che l’Esercito mi assegnasse un posto al tavolo ove era stato assegnato anche Ciro Valente, fratello del Sergente Maggiore Roberto Valente. Parlando, durante il pranzo, ho appreso il suo dolore e la sua sofferenza nonostante fossero passati già nove anni da quel tragico giorno. In quell’occasione ho promesso a Ciro e a sua sorella che avrei parlato di Roberto e dei Parà Caduti in quel brutto giorno di settembre.

Ho mantenuto la parola data e voglio farlo anche con voi lettori di Civico 20. Non posso - e non voglio - comportarmi come la maggior parte delle Istituzioni che colgono ogni occasione per “far calare il sipario” sulle tristi vicende che hanno visto volare in cielo i nostri angeli in uniforme.

Ogni anno, in questa triste e desolata giornata, prendo sei minuti del mio tempo, guardo il Tricolore, mi metto ritto in piedi, faccio silenzio assoluto e penso ad Antonio, Roberto, Matteo, Davide, Gian Domenico e Massimiliano.

Dentro di me urlo un forte e struggente “Presente!” perché loro sono presenti nella nostra memoria collettiva e nel cuore di chi, come me, non fa passare un solo giorno senza commemorare i 54 Caduti delle I.S.A.F. Sarebbe bello non dover mai trattare simili argomenti ma, specialmente nell’anno in cui la N.A.T.O. ha capitolato e lasciato l’Afghanistan, è necessario fare memoria ed informazione.

Sicuramente continuerò a farlo e a raccontarvi le storie di questi eroi che sono morti per una sola colpa: amare l’Italia più di loro stessi.

Viva l’Italia, viva la Folgore, onore ai Caduti!

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Articolo pubblicato il 17/09/2021