Cannabis legale. Intervista a Barbara Bonvicini di "Meglio Legale"

La legalizzazione delle droghe leggere potrebbe sottrarre terreno al traffico internazionale.

Sul web e su tutti i maggiori social network prosegue la campagna d’informazione sul Referendum per la cannabis legale.

Nei giorni scorsi a Cuneo c’è stata una manifestazione indetta dai “Radicali Italiani” e dall’Associazione “Meglio Legale” per celebrare il raggiungimento delle 500.000 firme ottenute e per informare la popolazione sui passi che ci sono ancora da fare su questo tema.

In quell’occasione ho avuto la possibilità di avvicinarmi al gazebo su cui vi erano le brochure di “Meglio Legale” e di farmele spiegare dalla sua portavoce Barbara Bonvicini che mi ha detto: “Credo che questa giornata sia molto importante per ribadire alcuni concetti fondamentali. Dopo la sentenza delle Sezioni Unite di Cassazione siamo costretti a ridefinire il ruolo della coltivazione all’interno del panorama degli atti sanzionati penalmente dal nostro Codice Penale perché – di fatto – le Sezioni Unite hanno depenalizzato la coltivazione e per questo noi siamo qua in piazza oggi.

Avremmo dovuto essere qui in piazza con un corso sull’auto-coltivazione ma ci è stato vietato dalla Questura ma noi siamo qui comunque per ribadire che finanziare la criminalità organizzata è il vero reato. Tutte le azioni volte alla legalizzazione sono un cambio di passo per interrompere questo rapporto di connivenza tra la criminalità organizzata e lo Stato.

Lo Stato non riesce a capire quali sono i suoi doveri e tra questi il dovere di mettere in sicurezza chiunque eserciti una facoltà umana – come quello di alterare la propria coscienza – e quindi di legalizzare le sostanze illegali perché solo così si riuscirà a togliere una fetta di mercato alla mafia e a darla invece al nostro prodotto interno lordo e alla nostra economia”.

Qualcuno potrebbe pensare che questo pensiero sia molto duro ma l’Associazione “Meglio Legale” a sostegno della sua tesi riporta le parole di Federico Cafiero De Raho, Procuratore Nazionale Antimafia, che interpellato sui rapporti fra droga e mafie ha detto: “La legalizzazione delle droghe leggere, con altri interventi, potrebbe sottrarre terreno al traffico internazionale, e avrebbe il vantaggio di far concentrare la fase investigativa sul livello alto delle organizzazioni criminali e sulla filiera economica che ne deriva.

Bisogna difendere l’economia legale e la coltivazione ad uso personale sicuramente potrebbe ridurre la necessità per il consumatore di droghe leggere di rivolgersi alla manovalanza criminale, togliendo alla criminalità organizzata una fetta di mercato”.

L’argomento è ostico e fare facile demagogia sul tema sarebbe sciocco. Il volere dei “Radicali Italiani” e di “Meglio Legale” è quello di togliere potere, terreno e denaro alla criminalità organizzata. Molte sentenze dei tribunali italiani hanno, negli anni, assolto chi si auto-coltivava la pianta di cannabis. Ormai il vaso di Pandora è stato scoperchiato.

Si può far finta di nulla oppure prendere in mano la questione e fare una nuova legge in cui dare agli assuntori di sostanze stupefacenti una corretta percezione dei pericoli delle singole droghe ed evitare di inserire nel circuito penale – con tutte le conseguenze anche dal punto di vista sanitario – le piccole storie.

Il Parlamento oggi ha uno strumento in più per normare la questione ed ha la consapevolezza che più di mezzo milione di italiani sono interessati al tema. Cosa accadrà?

Continueremo a seguire la questione e vi terremo informati.

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Articolo pubblicato il 23/09/2021