La Guardia del Cidneo - Il Castello di Brescia

di Alessandro Mella

Quando ci si avvicina a Brescia, lungo l’autostrada, si intravedono inconfondibili le sagome dei colli e colline che circondano la felice città lombarda.

Davvero difficile sbagliarsi ed entrando in territorio urbano si ha subito conferma attraverso quel ritmo frenetico tipico di una realtà in cui lavoro e società corrono l’uno accanto all’altra. Ma un po’ di quiete la si può scovare raggiungendo il colle Cidneo e qui il castello fortificato che da secoli vi sorge e veglia sulla città. A volte a sua protezione, altre a suo monito e minaccia, con i suoi baluardi di San Marco, San Pietro e San Faustino. Vi si accede attraverso l’antico portale veneziano dominato dal Leone di San Marco e realizzato dall’architetto Giulio Savorgnan in epoca rinascimentale.

Diversi sono i livelli su cui, nel tempo, si sono edificati i vari edifici che compongono il complesso e tra i primi si scorgono la palazzina Haynau e le torri Cortina e dei Francesi cui seguono, salendo nell’area cinquecentesca, il Piccolo e Grande Miglio oggi utilizzati per mostre ed esposizioni ed il secondo, in particolare, ospitante il Museo del Risorgimento.

Raggiunto il mastio, invece, nell’area più elevata, è possibile visitare il Museo delle Armi dedicato a Luigi Marzoli ed allestito da Carlo Scarpa e Francesco Rovetta con una pregevole collezione di armi medievali e moderne.

Il castello sorge su un’area in cui le ricerche archeologiche hanno permesso di individuare tracce di insediamenti dell’età del bronzo ed un successivo tempio romano (le cui vestigia sono state scoperte e sono oggidì visibili e parte del percorso espositivo) che venne poi sostituito da una delle prime basiliche cristiane della zona. Delle campagne di scavi traspare, dalla stampa del tempo, qualche piccola testimonianza:

L'Ateneo di Brescia, nel giorno 19 agosto corrente, apre nelle sale del Liceo ed Istituto tecnico una esposizione di belle arti bresciane, ed a canto di essa ordina una mostra degli oggetti più notevoli che da alcuni anni si vennero scoprendo nella provincia di Brescia dei tempi anteriori alla cultura romana. Saranno specialmente frammenti di lavori di terra, di pietre dure, di osso rinvenuti in stazioni o palafitte presso il lago di Garda, ed in stazioni prossime agli sbocchi dell'Oglio, ed avanzi di pasti dei selvaggi che vi abitavano. Vi appariranno pure oggetti scavati testé sulle pendici del castello di Brescia in terreni diluviali e prediluviali, ed un tesoro di ascie o paalstab di rame e lavori di bronzo. Questa nuova e curiosa esposizione durerà dal 19 sino alla fine dell'agosto. (1)

 

Curiosamente, malgrado la posizione elevata e nonostante i borghi tendessero a sorgere in alto per facilitarne la difendibilità, nella prima parte del medioevo poco interesse parve destare quest’altura che vide sorgere le prime fortificazioni solo nel XIV secolo nel periodo del dominio dei Visconti di Milano.

Attorno al Quattrocento si iniziò a modificare la struttura così da renderla difendibile dalle moderne armi da fuoco che ormai andavano sostituendo progressivamente gli archi, le balestre e le più antiche armi d’assedio. Dopo una breve pausa e l’occupazione francese, nel XVI secolo, le forze della Repubblica di Venezia ripresero il controllo del castello, che da tempo avevano assoggettato al loro potere, avviando un’intesa opera di ampliamento e miglioramento delle strutture. Le quali assunsero l’aspetto e l’organizzazione che i francesi, al tempo della campagna guidata dall’allora generale Napoleone Bonaparte, incontrarono e fecero proprie nel 1796. Dopo la parentesi del Regno Italico dello stesso Napoleone il castello cadde nelle mani dell’Impero Austriaco che qui pose le proprie truppe d’occupazione. Militi che da quest’altura reagirono agli attacchi ed al furore delle celeberrime Dieci Giornate Bresciane. In quei giorni gloriosi del 1849 i cannoni posti nel fortilizio non mancarono, infatti, di sparare palle e fuoco sulla città in rivolta.

Dopo la Seconda Guerra d’Indipendenza, nel 1859, il timore che gli austriaci potessero tentare di riprendersi con la forza la Lombardia, saldamente unita al Regno di Sardegna, spinse le autorità di Torino ad individuare in quella sede un prezioso avamposto:

 

La Gazzetta Militare ha queste notizie: Sono ultimati progetti per munire convenientemente anche Rocca d'Anfo e l‘isola Lecchi sul lago di Garda: quest'ultima particolarmente sarà resa tele da rendere sicurissimo il golfo di Salò mediante abili forti difese che la prudenza ci vieta di specificare. Anche il castello di Brescia sarà guernito in modo da renderlo fuori di pericolo da un colpo di mano nemica, come la Rocca di Bergamo. (2)

Nemmeno la proclamazione del Regno d’Italia del 17 marzo 1861 poté escludere del tutto che a Vienna si pensasse, in quel momento più che mai, di tentare un’invasione dell’Alta Italia per mortificare, umiliare e disperdere l’Italia appena unificata politicamente. Ed anche il timore che Garibaldi tentasse qualche sortita provocatoria su Venezia seguitò a destare preoccupazione. Per cui si volle, di conseguenza, rinnovare le precauzioni ad ogni buon conto:

 

Il generale Lamarmora ha ritirato la dimissioni in seguito ad un abboccamento del Re, ed è ripartito per Milano alla sede del suo comando. E stabilito che al di quà del Mincio verrà fatto un largo campo trincerato e fortificato il Castello di Brescia, il suo Corpo d Armata è portato a 60 mila uomini. (3)

Con l’allontanamento ulteriore delle milizie austriache dopo l’unione del Veneto del 1866 la prima linea andò progressivamente a spostarsi e le fortificazioni lombarde persero parzialmente il loro carattere prioritario nelle preoccupazioni delle autorità militari.

Il Castello di Brescia, quindi, riprese le funzioni di carcere che già aveva avuto al tempo del Regno d’Italia napoleonico. Con il ventesimo secolo non mancarono altri momenti difficili come durante il periodo della Repubblica Sociale Italiana quando diversi membri della Resistenza vi furono detenuti. Alcuni dei quali vennero barbaramente fucilati alla “Fossa dei Martiri”.

Con la liberazione fu proprio nel castello che si allestirono i processi agli accusati di crimini e violenze compiute nei terribili mesi di terrore appena trascorsi.

Dopo il passaggio di due guerre mondiali ed i danni del bombardamento alleato del 1944 la struttura perse ulteriormente ogni utilità strategica e funzionale ed iniziò una fase d’oblio seguita, poi, da un recupero che ne ha permesso la fruibilità pubblica come parco, area museale e polo culturale. (4)

Oggi il complesso di strutture s’erge ancora, con tutta la sua secolare imponenza, sul Cidneo e da lì guarda e lascia guardare la città. Offrendo le sue mura antiche e i suoi panorami ai turisti desiderosi di scoprirne angoli nascosti e segreti antichi.

Alessandro Mella

NOTE

1) Gazzetta Piemontese, 214, Anno XI, 5 agosto 1875, p. 3.

2) La Sentinella delle Alpi, 108, Anno X, 7 maggio 1860, p. 2.

3) Il Lago Maggiore, 14, Anno V, 6 aprile 1861, p. 4.

4) Parte delle notizie sono reperibili sui pieghevoli e pannelli espositivi disponibili lungo il percorso.

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Articolo pubblicato il 20/10/2021