Un lato B modellato nel bronzo dal vento del Cilento

Clamore per la seconda spigolatrice di Sapri dalle curve troppo provocanti

Prima che il tempo potesse cancellare del tutto le tracce della memoria, dopo quella che guarda il mare dallo scoglio dello Scalambro, un’altra statua rievocativa dell’episodio, che ha consegnato alla storia il nome della città, è stata posta a dimora nei giorni scorsi in una piazza di Sapri, nel Cilento. Qui, a capo di un gruppo di mazziniani, era giunto da Ponza Carlo Pisacane a fine giugno del 1857, con l’intento di fomentare una rivolta contro i Borboni, che governavano allora il Regno delle due Sicilie.

Testimone dello sbarco, una spigolatrice “si sentì tremare tutto il core” per il bel capitano “con gli occhi azzurri e coi capelli d’oro” e quel giorno si “scordò di spigolare”, per seguirlo con gli altri; ma “piombarono loro addosso più di mille” e a un tratto ella non vide più “quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro”:

“Eran 300, erano giovani e forti e sono morti”.

Nella composizione patriottica giudicata tra le migliori dell’epoca, i versi di Luigi Mercantini ancora oggi levano un moto empatico per questa donna: un destino crudele, troppo presto le aveva ghermito il suo bel capitano. Ma lei com’era?

Lo scultore cilentano Emanuele Stifano conosce bene le donne della sua terra e ne fonde una in bronzo, d’una fattura, che a qualcuno pare ricordi quella dello straordinario Cristo Velato, in marmo bianco, che giace nella Cappella Sansevero di Napoli.

Il vento spira malizioso nella piazza e accarezza il corpo di quella donna orgogliosa dal portamento altero; le stampa addosso il velo della veste leggera, che tutta aderisce alle sue forme procaci e sbriglia anche la fantasia del passante frettoloso; modella così una spigolatrice “dalle belle natiche”, quindi “callipigia”. Questo è il termine dotto che, ai tempi del mio liceo, dal greco si traduceva “dalle belle chiappe” e talvolta anche più volgarmente; callipigia, pertanto, questa spigolatrice, come la Venere di epoca romana che, più sfrontata, nel museo archeologico nazionale di Napoli, tirata su la veste, ostenta un culo di marmo, d’un bianco che abbaglia e stordisce.

Anche il vento delle polemiche ha soffiato sulle “curve troppo provocanti”, per alcuni, di questa spigolatrice considerata addirittura “un’offesa alle donne e alla storia” dalla deputata Laura Boldrini. Ma quel sedere di scultorea meraviglia che, certo, velato intriga di più, parla diversamente a chi sa di voci, che vengono da lontani pianeti culturali:

 

“La folata che alzò l'amaro aroma
del mare alle spirali delle valli,
e t'investì, ti scompigliò la chioma,
groviglio breve contro il cielo pallido;
la raffica che t'incollò la veste
e ti modulò rapida a sua immagine” (*)

È la voce di Eugenio Montale, che si connota di densa nostalgia nel ricordo della donna amata: un altro vento, un altro mare. Per la fisicità conturbante di un corpo femminile, l’appello invece è lo stesso: da pulsioni sessuali nasce, e va... talvolta guidato dal cuore.

Si vales, vàleo.

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(*) – Vento e bandiere; dalla raccolta Ossi di seppia (1925).

 

ALTRI VERSI: VENTO E BANDIERE

 

La folata che alzò l'amaro aroma
del mare alle spirali delle valli,
e t'investì, ti scompigliò la chioma,
groviglio breve contro il cielo pallido;

la raffica che t'incollò la veste
e ti modulò rapida a sua imagine

...

Il mondo esiste... Uno stupore arresta
il cuore che ai vaganti incubi cede,

La spigolatrice dello scultore Emanuele Stifano sta facendo molto discutere. La statua è stata inaugurata ieri a Cilento, nella provincia di Salerno, 

Mercantini racconta la vicenda storica dal punto di vista di una lavoratrice dei campi, addetta alla spigolatura del grano. La donna si ritrova ad assistere allo sbarco. Incontra Pisacane e se ne invaghisce. La spigolatrice si schiera quindi dalla parte dei 300 e li segue in combattimento. Rimane però impotente difronte al massacro da parte delle truppe borboniche. La spigolatrice è diventata così un simbolo del Cilento e della spedizione di Sapri.


La deputata Pd Laura Boldrini. “Ma come possono perfino le istituzioni accettare la rappresentazione della donna come corpo sessualizzato? Il maschilismo è uno dei mali dell’Italia”. Mentre secondo la collega di partito Monica Cirinnà si tratta di “uno schiaffo alla storia e alle donne che ancora sono solo corpi sessualizzati”: “Questa statua della Spigolatrice nulla dice dell’autodeterminazione di colei che scelse di non andare a lavoro per schierarsi contro l’oppressore borbonico. Sia rimossa!“, 

DIRITTI

Spigolatrice di Sapri, polemiche per la statua in bronzo che mette in evidenza le forme. Boldrini: “Un’offesa alle donne e alla storia”.

Lo scultore Emanuele Stifano artista cilentano si è difeso

Nel caso della Spigolatrice, poiché andava posizionata sul lungomare, ho ‘approfittato’ della brezza marina che la investe per dare movimento alla lunga gonna, e mettere così in evidenza il corpo”. E a chi gli contesta la decisione di mettere in evidenza le forme, ha replicato che l’obiettivo era un altro: “L’anatomia non doveva essere un’istantanea fedele di una contadina dell’800, bensì rappresentare un ideale di donna, evocarne la fierezza, il risveglio di una coscienza, il tutto in un attimo di grande pathos”. Inoltre, ha concluso “il bozzetto preparatorio è stato visionato e approvato dalla committenza”. Del resto, nessuna delle autorità locali è intervenuta per criticare l’opera, anzi anche il primo cittadino si è subito schierato con Stifano e ha lodato la statua. “E’ stata realizzata con maestria e impeccabile interpretazione dall’artista cilentano”, ha detto il sindaco di Sapri di Italia viva Antonio Gentile.

Il personaggio della Spigolatrice è al centro appunto di un celebre componimento di Luigi Mercantini, sul fallimento della spedizione di Sapri di Carlo Pisacane che avrebbe dovuto scatenare una insurrezione nel Regno delle Due Sicilie. La poesia (“Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!”, recita l’inizio) è scritta appunto con il punto di vista di una contadina dell’800 addetta alla spigolatura del grano e che assiste allo sbarco di Pisacane.

“Curve troppo provocanti”, “procace”, “sessista”, "bomba sexy". È bufera sulla nuova statua della Spigolatrice di Sapri, simbolo patriottico del Risorgimento italiano celebrata da Luigi Mercantini nella omonima poesia in omaggio alla fallita spedizione di Sapri di Carlo Pisacane, nel 1857, partita per innescare la rivoluzione nel borbonico Regno delle Due Sicilie.

La spigolatrice di Sapri è considerata una delle migliori testimonianze della poesia patriottica dell'epoca. è una poesia di Luigi Mercantini ispirata alla fallita spedizione di Sapri di Carlo Pisacane (1857) che aveva lo scopo di innescare una rivoluzione antiborbonica nel Regno delle Due Sicilie.

«Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!' '
Con gli occhi azzurri e coi capelli d’oro

un giovin camminava innanzi a loro.
Mi feci ardita, e, presol per la mano,
gli chiesi: “Dove vai, bel capitano?”
fin che pugnar vid’io per lor pregai,
ma a un tratto venni men, né più guardai:
io non vedea più fra mezzo a loro
quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro.
Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!»

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Articolo pubblicato il 03/10/2021