Conversando col pittore Donato De Ieso

In mostra a Torino presso Lo Scarabocchio Saletta d'Arte di Ciro Spinapolice, in via Domodossola n. 44, in Borgata Parella

A Torino è in corso presso Lo Scarabocchio Saletta d’Arte di Ciro Spinapolice, in via Domodossola n. 44, in Borgata Parella, la Mostra dei pittori torinesi Donato De Ieso e Mauro Rossin, inaugurata il 18 settembre e che resterà aperta fino al 9 ottobre 2021.

Propongo ai Lettori di Civico 20 News l’intervista a Donato De Ieso, la seconda delle due realizzate con i pittori partecipanti alla mostra (m.j.).

 

Donato De Ieso, quale è stato il suo percorso formativo?

Sono nato il 20 giugno 1946 a Pago Veiano, in provincia di Benevento, e sono giunto. Fin dalle scuole medie ero convinto di saper disegnare benissimo, raffiguravo dal vero i paesaggi della campagna del Beneventano e copiavo illustrazioni dai libri. Dopo il trasferimento a Torino nel 1970 mi sono reso conto di aver bisogno di una guida. Così ho frequentato due corsi preparatori sotto la guida del professor Guietti poi ho seguito le orme del maestro Bartolomeo Delpero.

Con lui ho lavorato molto a lungo; eravamo entrambi dipendenti Fiat e abbiamo condiviso un lungo percorso di ricerca e studio sul territorio piemontese. Andavamo insieme in qualche suggestivo comune del Torinese o dell’Astigiano, e qui abbiamo realizzato numerosi paesaggi dipinti dal vero. Ci sono anche state avventure divertenti, ricordo che a Montechiaro il parroco ci ha scambiati per malintenzionati troppo interessati alle opere d’arte della sua chiesa.

Lavorando alla Fiat, posso dire di essere stato sempre stato aiutato dall’ambiente lavorativo. La Direzione Fiat aveva previsto per i dipendenti corsi di pittura ed esisteva un organismo interno destinato alla ricreazione dei lavoratori, il CEDAS, che organizzava anche mostre annuali di pittura.

 

Qual è il suo stile e quali sono i suoi soggetti preferiti?

Sono nato pittore figurativo, a tendenza impressionista, ma nel nuovo millennio mi sono indirizzato verso nuove composizioni di paesaggio, frammentato e ricomposto secondo gusti molto personali. Dal 2000 in poi ho sperimentato sei diverse correnti di pittura, dapprima sempre con l’uso dell’olio, ma spezzettando le immagini; successivamente, impiegando l’acrilico, ho provato la realizzazione di paesaggi più fantasiosi e successivamente addirittura fantastici.

Oltre a questo, sono passato a una tecnica che prevede immagini più astratte. Ma, a mio avviso, l’informale deve comunque contenere una chiave di lettura, per far sì che arrivi il messaggio che l’autore ritiene opportuno.

Non amo molto i ritratti. Ultimamente ho eseguito alcune sperimentazioni che non mi hanno convinto. L’unico ritratto del quale sono soddisfatto è quello di Papa Francesco. Non sono nemmeno sicuro di concludere quello di una ragazza che sto elaborando. Ho seguito in passato un corso di nudo, ma questo non ha dato particolari frutti.

Ci vuole dire qualcosa a proposito della sua tecnica pittorica?

Come già accennato, ho utilizzato la tecnica a olio ma dal 2000 sono passato all’acrilico. A questo proposito, devo dire che frequentavo un gruppo di pittori, i quali insistevano perché proseguissi nell’uso della tecnica a olio per dipingere paesaggi. In questo caso ritengo che più che un aiuto mi venisse fornito un condizionamento.

Ho realizzato pitture su qualsiasi supporto. Specialmente in passato, non potevo essere molto esigente nella scelta dei materiali e così posso dire di essere in grado di utilizzare agevolmente qualsiasi materiale, comprese le pietre e il legno.

Oltre alla pittura, si è cimentato in altre arti?

Dopo il 2000 mi sono anche lanciato nella scultura. Lavoro un po’ tutti i materiali, in particolare il legno. Con questo ho realizzato una serie di pipe artistiche. Una esperienza ormai conclusa, qui allo Scarabocchio ho esposto una scultura in legno di bosso, “Monumento alla pipa”, che chiude per così dire questo filone della mia attività.

Le mie esperienze nel campo della scultura hanno avuto anche episodi negativi e tristi, ad esempio pensavo di realizzare un gruppo di sculture che raffiguravano i cinque continenti da unire per formare un’unica statua. Purtroppo, in un momento di crisi, sono finite male…

Utilizzando diversi pezzi di legno incollati assieme ho realizzato una testa di cavallo. Avevo in mente di eseguire l’animale completo, ma ho preferito desistere, per motivi di spazio. Sempre con questa tecnica dei legni incollati fra loro ha costruito un elmo romano indossabile.

Ho lavorato anche il marmo, ma questo materiale offre qualche difficoltà, anche per il rumore che impone di provocare. Qui allo Scarabocchio presento varie sculture di piccole dimensioni, realizzate in gasbeton o cemento alveolare, un materiale per l’edilizia, leggero e facilmente lavorabile.

Si riconosce nelle parole di qualche critico d’arte?

Premesso che su di me hanno espresso pareri critici favorevoli Orazio Antonio Bologna, Gian Giorgio Massara, Aldo Albani, Katia Girini, Elisa Bergamini, Silvana Nota, Aldo Spinardi, Vittorio Bottino, Francesco Esposito, Sergio Pelizzon, mi fa piacere ricordare che il critico d’arte e poeta Aldo Albani, in occasione di questa mostra, ha dedicato questa recensione al mio quadro “Ricordando Esopo”, ispirata ad una fiaba dello scrittore greco, ed esposta qui allo Scarabocchio.

Ecco cosa scrive Albani:

«Donato De leso è un artista contemporaneo di notevole livello, che viene da molto lontano.

Infatti, si è dedicato alla pittura sino dalla sua giovane età, frequentando assiduamente itinerari espressivi, che lo hanno reso protagonista di chiari rimandi figurativi dedicati prevalentemente al paesaggio colto dal vero, oppure estrapolato da remore memorie conservate gelosamente nel proprio universo interiore.

Ma la sua indole di eterno fanciullo, innamorato della libertà, lo ha spronato a varcare i limiti della pittura impressionista, per entrare nel labirinto immaginifico dell’universo astratto informale, laddove la sua creatività esplode in un vortice espressionista, squarciato da luci, trasparenze, forme e colori in continua espansione, quasi un fotogramma della sua costante passione per la spasmodica ricerca dell’essenza artistica essenziale.

Ed anche nell’opera "Ricordando Esopo" ispirata da una fiaba dell’illustre personaggio, ritroviamo la sintesi contenutivista dell’artista.

Assistiamo infatti ad un vero e proprio tripudio coloristico, nel quale vige la contrapposizione del rimando figurale espresso con la stilizzazione segnica della volpe e della cicogna, con l’accenno paesaggistico calibrato superiormente agli animaletti.

Il tutto, inscatolato magistralmente in un contesto inatteso, ove è possibile ogni qualsiasi tipo di lettura.

Perché il segreto di quest’opera è riposto nell’interrogazione posta fra realtà, fantasia e sogno.

Quasi una fatidica preveggenza spirituale verso qualcosa di magnifico celato fra le campiture cromatiche di questo bellissimo lavoro, che Donato ha saputo compiere, lasciandosi pilotare da uno spirito guida alchemico, sospeso fra le pieghe del tempo e che comunque induce grandi riflessioni esistenziali».

 

Le opere di Donato De Ieso possono essere visionate nell’esposizione curata da Ciro Spinapolice, responsabile dell’associazione ART-TO che gestisce Lo Scarabocchio Saletta d’arte. L’orario della Mostra, che resterà aperta fino al giorno 9 ottobre 2021, sarà da martedì a sabato, dalle 15:00 alle 19: 30.

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Articolo pubblicato il 05/10/2021