Il Piemonte e la Legione Tebea: dietro al mito, la storia

Di Michele Tosca – Prima Puntata

Michele Tosca, studioso di Teologia e laureato in Giurisprudenza, è appassionato di ricerca storica e ha collaborato con Giampaolo Pansa, Bruno Vespa e con numerosi giornali e riviste. È autore di numerosi libri su svariate tematiche, dalle persecuzioni condotte dai Cristiani nei confronti dei Pagani ai Cristeros messicani, dalla vita quotidiana a Torino nel periodo della Repubblica Sociale Italiana a Don Bosco, dal Mondialismo al ricordo del fratello Pino. In questo scritto esamina un peculiare aspetto della cultura popolare del Piemonte: quello della diffusa devozione ai Santi della Legione Tebea (m.j.).

 

Maurizio e la Legione Tebea

Un giovane egiziano di nome Maurizio, (il cui significato è figlio di Mauro o “Cavaliere Africano” secondo altri) verso la metà del III secolo decide di intraprendere la carriera militare entrando nell’esercito di Roma. Si rivela un soldato di talento e le sue doti di comando e di guida lo portano rapidamente a diventare comandante di una coorte composta da circa mille uomini, provenienti dalla Nubia, dall’Etiopia e della Tebaide, che addestra personalmente facendone un corpo scelto dell’Impero. Stanziata sui confini orientali, affronta vittoriosamente aspri combattimenti e cresce anche di numero, tanto che la sua fama cresce velocemente e negli accampamenti romani si inizia a parlare con ammirazione della Legione Tebea o Tebana, detta anche Legione Fulminante per i grandi prodigi di valore compiuti in Oriente.

I legionari che operano in Siria e in Palestina soggiornano un intero inverno a Gerusalemme. Ed è qui che Maurizio conosce un vescovo cristiano e con lui si intrattiene in lunghi e profondi dibattiti. Frutto di queste lunghe discussioni è la sua conversione al Cristianesimo. Ricevuto il battesimo si dedica a diffondere la sua fede all’interno della sua Legione e, complice anche l’ammirazione dei soldati nei suoi confronti, ne converte la maggior parte e da quel momento la Legione Tebea sarà composta quasi interamente da cristiani, anche perché lo stesso Maurizio sceglierà i suoi uomini solo tra coloro che professano la sua religione.

Nel 285 d.C. Diocleziano aveva affidato la sicurezza dell’Impero d’Occidente a Massimiliano Erculeo, un imperatore, che contrariamente a Diocleziano, era rozzamente brutale e che, senza tentare mai altre strade, soffocava nel sangue le rivolte che talvolta scoppiavano nelle terre conquistate. Si combatte in Gallia contro Quadi e Marcomanni, ma si devono tenere a bada anche i “Bagaudi” pastori e contadini con tradizioni celtiche, ma molti dei quali sono convertiti al Cristianesimo.

I Bagaudi non sono in rivolta ma, ridotti in miseria dal latifondismo e dalle pesanti tasse imposte dall’Impero, protestano chiedendo più giustizia. Massimiliano Erculeo, al posto di risolvere il problema da governante, prende l’occasione per muovere militarmente contro di loro, non prima di aver ordinato il trasferimento in Italia della Legione Tebea unitamente ad altri distaccamenti dell’esercito romano.

Nel 286, la Legione giunta in Italia inizia la lunga marcia per le vie consolari fino alla Liguria e al Piemonte.

I soldati di Maurizio attraversano Augusta Taurinorum e si dirigono verso Augusta Praetoria. Passano sotto L’Arco di Augusto e raggiungono il “Sommo Poenius” (il valico del Gran San Bernardo) scendono a valle e si accampano sulle rive del Rodano, in un luogo roccioso detto “Agaunum”, presso la città di “Octodurum” (l'attuale Martigny) dove vi è il Padiglione Imperiale e il Quartier Generale di Massimiliano.

L’intera Legione, che in origine prestava servizio ai confini orientali dell'impero, viene schierata in Gallia con il compito di assistere militarmente Massimiliano nella difesa contro i Quadi e Marcomanni, i barbari che dal fiume Reno debordavano nella Gallia, e di sottomettere le popolazioni ribelli locali (come i Bagaudi che in si sentivano abbandonati dalla giustizia di Roma).

I legionari eseguirono brillantemente la loro missione, ma quando Massimiliano ordina di sterminare alcune popolazioni locali del Vallese, che non rappresentavano un vero pericolo militare, Maurizio si reca al Padiglione Imperiale per ricevere gli ordini da Massimiliano, ma quando si trova al suo cospetto apprende che la repressione contro i Bagaudi si deve concentrare sulle tribù convertitesi al Cristianesimo perché colpevoli di Lesa Maestà.

Massimiliano inoltre ordina che tutte le truppe si radunino al Quartier Generale di Octodurum, prima della partenza, per celebrare riti pagani, ottenendo così la protezione degli dèi sull’impresa.

Quella di Massimiliano, è quasi sicuramente una provocazione, avendo appreso della conversione della Legione Tebea, per mettere alla prova Maurizio e i suoi uomini. La dimostrazione dei suoi dubbi si palesa quando la Legione Tebea non si presenta all’adunata. Il giorno precedente infatti, Mauritius, di ritorno al suo accampamento di Agaunum, aveva parlato all’intera Legione: “Finché Cesare ci comanda il combattere contro i nemici dell’Impero, noi siamo pronti ad obbedire. Ma non possiamo perseguitare i Cristiani né assistere a sacrifici idolatri”. Inoltre, il fatto che essere cristiani non implicasse il non rispetto dell’Imperatore, era dato proprio dalla loro presenza nell’esercito romano.

Sant’Eucherio vescovo di Lione (1) ci ha tramandato le parole con cui Maurizio ed i suoi soldati, temendo che la loro resistenza potesse sembrare contraria all’onore militare, espressero le loro rimostranze all’imperatore (2), affermando che si rifiutavano di uccidere dei cristiani che, in realtà, non erano nemici dell’autorità imperiale: “Siamo tuoi soldati, ma anche servi di Dio, cosa che noi riconosciamo francamente. A te dobbiamo il servizio militare, a lui l’integrità e la salute, da te abbiamo percepito il salario, da lui il principio della vita [...]. Metteremo le nostre mani contro qualunque nemico, ma non le macchieremo col sangue degli innocenti [...]. Noi facciamo professione di fede in Dio Padre Creatore di tutte le cose e crediamo che suo Figlio Gesù Cristo sia Dio. Siamo stati spruzzati dal sangue dei nostri fratelli e commilitoni, ma non ci affliggemmo, ma alzammo le nostre lodi perché erano stati ritenuti degni di partire per il loro Signore Dio. Ecco deponiamo le armi [...] preferiamo morire innocenti che uccidere e vivere colpevoli [...] non neghiamo di essere cristiani [...] perciò non possiamo perseguitare i cristiani”.

Massimiliano, visto il fermo comportamento dei legionari di Maurizio, decide di punirli con una decimazione: ogni dieci legionari uno a caso viene tratto fuori dalle file e decapitato davanti a tutti.

La Legione è decimata e potrebbe, di fronte a questa punizione, obbedire all’ordine oppure i soldati di Maurizio potrebbero disertare ed asserragliarsi sulle vicine montagne, invece non si muovono dall’accampamento ribadendo che non intendono eseguire gli ordini. Massimiliano ordina una seconda decimazione. Neppure questa volta la Legione si piega e Maurizio riafferma: “Noi siamo vostri soldati, ma siamo allo stesso tempo servi del vero Dio e lo confessiamo con libertà. Non possiamo eseguire i vostri ordini quando sono contrari ai suoi. A chi di voi due dobbiamo dunque dare la preferenza? Noi non abbiamo incertezza tra il vivere colpevoli e il morire innocenti”.

Massimiliano ordina ai suoi soldati di uccidere tutti i legionari: è il massacro (3). Alcuni soldati cristiani di altre legioni, di fronte a questa crudeltà, si dichiarano esplicitamente cristiani e, usciti dalle fila, si schierano al fianco dei legionari di Maurizio, tra loro il veterano Vittore.

Vengono tutti uccisi ed il terreno roccioso di Agaunum viene arrossato dal sangue dei martiri, centinaia di salme decapitate vengono gettate in ampie fosse naturali e ricoperte di terra. Maurizio viene ucciso per primo poi lo seguono fedelmente Attilio, Defendente, Fortunato, Gereone, e gli altri ufficiali, poi i suoi legionari (4). Da allora ai martiri verrà attribuito il nome di “Angelica Legio”, ed il luogo del massacro Agaunum, diverrà più tardi Saint Maurice (in Svizzera).

 

(1) La fonte storicamente più attendibile su San Maurizio e la celebre Legione Tebea da lui comandata è costituita dalla “Passio martyrum Acaunensium” attribuita a Sant’Eucherio vescovo di Lione. La versione che è stata conservata ed è arrivata a noi risale al IX secolo, ma il santo vescovo riferiva già della sua opera in una lettera indirizzata a vescovo Salvio verso il 440, affermando che in quel tempo la tradizione orale in merito era già attestata da almeno un secolo. Un altro storico, lo studioso tedesco D. Van Berchem negli anni ’40 del XX secolo esaminò l’antica “passio”, giungendo alla conclusione che la fonte del racconto orale fosse San Teodoro (detto anche Teodulo) di Octoduro, primo vescovo del cantone svizzero del Vallese nel IV secolo. Questi importò assai probabilmente la leggenda dall’Oriente, in base a cui Maurizio fu martirizzato con i suoi soldati, forse non costituenti una vera e propria legione.

(2) Maurizio ed i suoi compagni avevano scritto all’imperatore una lettera onde spiegargli le valide motivazioni della loro ribellione.

(3) Il fatto che il massacro della Legione fu preceduto da due decimazioni è stato messo in dubbio in quanto la decimazione non era più in uso da molti secoli per punire disciplinarmente una legione romana. Le ultime decimazioni ricordate dalla storia avvennero durante il regno di Galba, che ordinò la decimazione di una formazione di classiari che Nerone aveva trasformato in una legione, e che esigevano un'aquila e i relativi stendardi.

(4) Così recitano i più antichi resoconti del martirio, secondo la lettera pubblica di Eucherio, vescovo di Lione (circa 434-450), inviata al suo vescovo ausiliare Salvius. Altre versioni del fatto raccontano che la legione si rifiutò di eseguire gli ordini di Massimiano soltanto dopo aver scoperto che un villaggio che avevano appena distrutto era popolato da poveri e innocenti contadini cristiani, oppure che l'imperatore aveva ordinato la loro esecuzione quando si rifiutarono di offrire sacrifici agli dèi pagani romani.

Michele Tosca

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Articolo pubblicato il 08/10/2021