Alba (CN) - “Burri. La poesia della materia”: la nuova mostra alla Fondazione Ferrero

Quarantacinque opere ,della carriera dell’artista che vanno dal 1945 al 1993, due anni prima della scomparsa. Ingresso gratuito dal 9 ottobre al 30 gennaio 2022

La Fondazione Ferrero di Alba dopo tre anni di fermo (questa mostra doveva svolgersi l’anno scorso poi per motivi della pandemia è slittato a quest’anno) presenta  dal 9 ottobre al 30 gennaio 20220 un nuovo progetto espositivo ”Burri. La poesia della materia” , dedicato a uno dei più grandi protagonisti dell’Arte del Novecento. La mostra è curata dal professore Bruno Corà , presidente della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, da dove provengono la maggior parte delle opere, presenti in mostra, affiancate anche da pregiati capolavori provenienti da collezioni private.

Il Sindaco della città di Alba Carlo Bo:”La Fondazione ha dato in questi anni a tutti noi, anche ai meno avvezzi all’arte, la grande opportunità di immergersi in un mondo ricco di stimoli e suggestioni che ognuno ha poi rielaborato a suo modo, anche solo custodendo il ricordo delle emozioni suscitate dall’opera che più ha catturato la sua attenzione”. La mostra ancora una volta sarà gratuita, in linea con la filosofia della Fondazione  che ha reso gratuiti  tutti gli eventi espositivi che si sono susseguiti nel tempo fino a questa nuova iniziativa.

Dunque Il visitatore varcato i cancelli della Fondazione sarà accolto da una gigantografia nera dove sono riportante   le parole di un grande poeta del XX secolo Giuseppe Ungaretti, che ha decretato una indimenticabile sentenza verso l’arte di Alberto Burri:« Amo Burri perché non è solo il pittore maggiore di oggi ma è anche la principale causa d’invidia per me: è oggi il primo poeta».

La mostra inizia con il dipinto a olio su tela, proveniente da una collezione privata, “Texas” del 1945 realizzato dal maestro durante la prigionia nel campo di Herecford, seguono cicli dei “catrami”, delle”muffe”, dei “sacchi”, “delle combustioni”, dei “legni”, dei “ferri”, delle “plastiche” dei “cretti” e dei”cellotex”. Le opere presenti coprono un arco temporale della carriera di Alberto Burri che vanno dal 1945 , sino alle ultime “oro e nero”datate 1993 poco prima della morte del maestro avvenuta a Nizza in Francia nel 1995.  Alberto Burri nasce a Città di Castello  si laurea in medicina, ma il conflitto mondiale e il tempo trascorso in prigionia  nel campo di Herecford in Texas lo fanno rinunciare  a svolgere la professione di medico, questo scaturisce  per protesta contro le restrizioni imposte dagli americani alla libertà dei prigionieri medici.

Lo stesso Burri considerava la prigionia la condizione in cui era maturata la sua scelta artistica. Al rientro in Italia avvenuto nel 1946,  il giovane, dunque,  è deciso a votarsi alla pittura,  e  trasferendosi a Roma vi rimarrà per due anni dove allestisce due mostre personali, e nel 1949 realizza l’assemblaggio “SZ 1” a base di pittura  e collage di tela recuperata da un sacchetto contenitore di zucchero, distribuito dalla United Nations Relief and Rehabilitation Administration quale fornitura prevista dagli aiuti Marshall in Italia (Quest’opera diventerà francobollo emesso nel 2015  dalle poste italiane per ricordare il centenario della nascita del maestro) . Burri,  si recherà anche a Parigi nel 1948 dove respira l’atmosfera dell’arte della capitale francese,  e dove può apprezzare l’arte di Picasso, Mirò, Klee e di altri protagonisti del momento.

Dopo una breve ma intensa stagione di ricerca approda ad un suo linguaggio del tutto originale. Abbandona del tutto il figurativo e assume la materia vile e consunta della sua contemporaneità per comporre le sue opere, trasformandola, come solo un artista sa fare, in materiale  prezioso, donandogli una nuova vita. L’opera dell’artista è osservata come un laboratorio di sperimentazione incessante che ha anticipato, con la sua ricerca fondata sulla riqualificazione linguistica, molte le questioni che hanno interessato le correnti artistiche degli anni Sessanta del Novecento come il Nouveau Réalisme, l’Arte Povera, l’Arte neuminimale o il Fluxus.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Skira, curato da Bruno Corà, con i contributi critici di studio redatti da Corà, José Jiménez, Thierry Dufrêne, Petra Richter, Mario Diacono, con una ricca documentazione iconografica delle opere.

Per approfondire ulteriormente l’arte di Alberto Burri, il visitatore con l’ingresso sempre gratuito, potrà accedere agli spazi espositivi nel centro di Alba, del  Palazzo Banca d’Alba  che offrono in contemporanea con la mostra della Fondazione Ferrero  sempre dal 9 ottobre al 30 gennaio 2022, l’opera di land art e site-specific ”Burri. Il Cretto di Gibellina”. Il progetto espositivo  è curato da Bruno Corà, Tiziano Sarteanesi e Stefano Valeri. Si tratta di un’imponente opera, tra le più estese al mondo,  circa 80 mila metri quadri: con il cemento bianco Burri, vuole inglobare e trasformare le macerie irrecuperabili ( procurate dal  terremoto del 1968 a Gibellina nella Valle Belice)  della città vecchia in un ideale sudario rivolto alla memoria del tragico evento. Il maestro umbro concepisce quest’opera tra il 1985 e il 1989 non la vedrà realizzata in quanto l’opera verrà solamente ultimata nel 2015 a venti anni dalla scomparsa del grande maestro:Alberto Burri.

Descrizioni immagini:

Foto apertura: “Rosso2, 1952, Olio, pietra pomice e vinavil su cellotex 65x59 cm, collezione privata

Foto 1 Copertina catalogo “Bianco Cretto C1”, 1973, Acrovinilico su cellotex 126,5x101 cm Collezione privata

Foto 2 “Texas” 1945 Olio su tela 47x60,5 cm Roma, Collezione privata

Foto 3 “Catrame” [1949] Catrame olio e pietra pomice su tela 57,5X64,5 cm Collezione privata

Vademecum mostra:

Alba-Fondazione Ferrero, Strada di mezzo 44, curata da Bruno Corà, Ingresso gratuito, orari apertura feriali scuole 9.00-11.00; pubblico 11.00-18.00, Sabato e Domenica 10.00-19.00.

 

 

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Articolo pubblicato il 09/10/2021