Storia di Afghanistan, gatti e vaccini.

Un filo comune unisce cose apparentemente scollegate e svela in modo impensabile cosa muove l’essere umano senza che quasi mai ne sia cosciente.

 

Per eredità famigliare, formazione scolastica e cultura siamo abituati a dividere il mondo in buoni e cattivi secondo criteri automaticamente determinati da noi stessi e senza tenere conto di cosa essi comportino realmente.

 

Siamo così convinti di essere il centro di ogni cosa da cui emanano tutti gli aspetti comportamentali corretti, che non sorge mai in noi neanche il minimo dubbio circa la possibilità che il più delle volte a sbagliare siamo noi. Di conseguenza facciamo fatica a comprendere le conseguenze che si scatenano e rischiamo di aggravare la situazione con testarda ottusità, insistendo nella stessa direzione.

 

Se per esempio prendiamo in considerazione quanto siamo pervasi da profondi desideri di possesso e dominio, non sarà così difficile poterne osservarne le manifestazioni nel nostro modo di vivere personale e collettivo.

 

Ed eccoci al punto.

 

Desiderio e affermazione di possesso e dominio si possono scorgere, per esempio, nei tre argomenti che seguono, ponendo lo sguardo della coscienza appena un poco sotto il livello della nostra corrente superficiale osservazione e delle nostre convinzioni, condivise o mutuate dal comune “buon senso della massa” o dalle affermazioni dei suoi “leaders” (ma sarebbe meglio dire “pushers”), a qualunque titolo designati.

 

Afghanistan.

 

Chi ha determinato che sia giusto imporre la nostra visione delle cose ad un insieme di gruppi, etnie, popoli che stanno vivendo la loro storia nel loro tempo e nelle loro terre, con tutti gli aspetti positivi e negativi che ciò comporta?

 

Non abbiamo forse già fatto noi stessi l’esperienza di come non sia piacevole né sopportabile che altri ci impongano cosa ritenuto giusto per noi?

 

Gatti.

 

A nessun amico dei gatti viene mai in mente quanto impongano ad altri (intralcio incidentale, allergie, puzze, malattie, deiezioni etc etc) con la presenza non voluta dei loro benvoluti compagni presso casa altrui quando questi si trovino fuori dalla loro osservazione, specialmente mentre si stanno occupando di altro?

 

Nessuno di loro si è mai chiesto quali sarebbero le proprie reazioni se i ruoli fossero invertiti, ovvero se ciò fosse fatto a loro attraverso l’imposizione di presenze di altri tipi di animali o situazioni non gradite?

 

Vaccini.

 

È veramente il bene altrui la logica che spinge chi ne ha il ruolo e potere a “promuovere benevolmente” “con ogni mezzo” la vaccinazione di altri da sé contro questo o quello?

 

O forse ciò che li muove è anche e maggiormente altro di cui essi stessi ignorano (nel migliore dei casi) l’esistenza, per cui non ne abbiano reale percezione di responsabilità diretta fino a quando questa appaia evidente e non più eludibile?

 

---§---

 

Quanto risultano attuali le parole

“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”,

“le strade dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni” e

“non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.

 

Analogamente in altri luoghi della terra e in culture diverse si fa riferimento alla legge del karma per indicare che ogni azione comporta una conseguenza che coinvolgerà sempre e comunque anche chi ha agito. Peraltro il simbolo del Tao ci ricorda che nel bene esiste un seme di male e viceversa.

 

Certamente il senso di queste parole non è solo ristretto a questa accezione, poiché si riferiscono anche a ben altro oltre la religiosità convenzionale, tuttavia possono contribuire a suscitare nelle coscienze, che abbiano ancora parvenza umana e siano in grado di rispondere, un guizzo di dignità e intelligenza in grado di permettere loro di comprendere e assurgere ad un diverso livello di rispetto degli altri a prescindere dai loro diversi modi di pensare, credere, sentire, agire.

 

Ogni cosa che viene fatta a fin di bene porta sempre con sé aspetti indesiderabili, per cui quasi sempre il rimedio risulta peggiore del male.

 

Inoltre, in maniera molto più sottile e oscura, molte volte dietro un comportamento che esprime una evidente volontà di dominio (delle idee, dei diritti, della volontà e degli spazi dell’altro) e di possesso (dei beni dell’altro) si cela il desiderio di apparire come colui che porta il bene laddove sembrerebbe esistere solo il male (aggiungendo morti ai morti che ci sarebbero stati comunque), oppure di fare il bene di una particolare specie animale (a discapito delle altre da essa oppresse), oppure come colui che porta la salvezza mediante un rimedio, senza curarsi veramente di quali effetti ciò comporti nel breve, medio e lungo termine.

 

Perché se è vero che una azione può risultare buona e giusta per alcuni, può non esserlo altrettanto per altri.

 

Sia per chi deve subire in prima battuta ma, successivamente, ancora più evidentemente per chi impone ad altri il proprio volere, il cerchio si chiude sempre, riportando le cose in equilibrio nel modo più coerente con le esigenze di verità e giustizia. Prima o poi i conti tornano senza fare sconti ad alcuno, insignificante o potente che si ritenga.

 

---§---

 

Mai come in questi tempi travagliati (e per altri versi benedetti), si assiste alla polarizzazione dell’umanità in buoni e cattivi, in giusti e malvagi, in chi impone e chi subisce. Può essere utile ricordare che ciò è inevitabile almeno fino a quando ognuno di noi penserà di essere sempre e solo nel giusto, per cui, agendo di conseguenza, innescherà inevitabilmente il processo che richiamerà la parte opposta.

 

Anche io lo sto facendo ora scrivendo queste poche righe che troveranno alcuni concordi e altri no. Il solo modo di agire che possiamo mettere in atto per rendere possibile una convivenza, almeno pacifica se non amorevole, ognuno per sé, è quello di un comportamento intelligentemente tollerante verso tutto ciò che è diverso da noi (almeno in apparenza).

 

Si possono esprimere le proprie idee senza costringere altri a condividerle, si può vivere la propria vita senza farla dipendere da altri o imporla agli altri, si possono accettare, o perfino anche desiderare le imposizioni, giuste o sbagliate che siano, solo quando si è compreso fondamentalmente che la vita è un dono di cui godiamo a prescindere da cosa ne facciamo e da cosa ci riserva (per mano di chi o che cosa non possiamo sapere).

 

Il resto è solo manifestazione di paura onnipervasiva e creazione infinita di conflitti irrisolvibili, che di umano e di bene non hanno neanche l’ombra.

 

grafica e testo

pietro cartella

 

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Articolo pubblicato il 15/10/2021