Il fattore “informazioni”.

Il TERZO dei fattori essenziali del funzionamento e comportamento umani.

Dopo aver parlato dei fattori conoscenza e metodo operativo aggiungiamo ora qualche nota relativa al terzo fattore, quello delle informazioni. Riprendiamo quindi il punto che ci introduce a tale caratteristica degli esseri umani.

 

Il metodo con cui il nuovo essere apprende da sé stesso, dall’ambiente e dalla banca dati dell’esperienza dell’umanità è ben visibile nelle modalità con cui il bambino si muove, gioca, guarda. Infatti, anche se gioca, sente i discorsi che si svolgono intorno e risponde come se vi partecipasse direttamente, oppure cambia repentinamente comportamento rispetto a pochi istanti prima, come se avesse cessato per un istante, o definitivamente, di elaborare, integrandole, un numero impressionante, ma finito, di informazioni relativo ad uno scopo particolare, chiudendo il cerchio di una fase di autoapprendimento e modificando di conseguenza tutti gli altri parametri funzionali del suo essere. Per un discreto periodo di tempo tutti i suoi sensi sono attivi contemporaneamente con la stessa priorità; quindi il suo sistema riceve informazioni costantemente integrate e coerenti anche se apparentemente incongruenti o frammentate.

 

L’intero processo esula dai concetti razionali a cui siamo abituali poiché esso si situa ancora in un contesto universale non del tutto individualizzato e calato nello specifico di quella esistenza.

 

Nella fase in cui il bambino non è ancora in grado di usare il linguaggio come mediatore tra sé e il mondo, risulta molto più difficile comprendere, per chi non ha altri strumenti per intendere, ciò che egli comunica, quali informazioni è in grado di recepire e quali emana verso gli altri e l’ambiente.

 

Tuttavia incomincia a fare le sue esperienze mediante le quali comincia “a prendere le misure” di tutto ciò che accade dentro e fuori di sé. È il momento più difficile e delicato dell’ “imprinting”, ovvero il momento in cui vengono identificati e fissati tutti i riferimenti necessari alle successive elaborazioni delle informazioni di cui il nuovo nato necessita per portare avanti il proprio “piano di vita”.

 

Una marea infinita di informazioni percorrono, attraversano, l’intero essere interagendo, secondo un piano prestabilito, con la sua essenza più profonda fino al momento in cui egli inizierà a discriminare quali di esse trattenere e quali lasciar andare nuovamente o sedimentare nella banca dati delle sue esperienze e in quelle collettive.

Tutto ciò avviene “naturalmente” in uno scambio continuo tra quanto è presente in latenza dentro di sé e quanto attivato fuori di sé nell’ambiente circostante in tutti i livelli di vita, organica o no, secondo le possibilità della coscienza che può essere espressa e guida quell’individuo.

 

Dovrebbe essere chiaro, ma evidentemente non è così scontato, che, in queste fasi delicate, niente e nessuno dovrebbe interferire o forzare (che invece è quello che tutti fanno con le migliori intenzioni) il processo di autoapprendimento ed acquisizione delle informazioni coerenti in quanto ciò genererebbe distorsioni difficilmente rimediabili nel proseguimento di quella esperienza individuale. Infatti un gran numero di patologie psichiche derivano da tali circostanze devianti, come si può trovare descritto in filosofia, psichiatria e psicologia, fino a giungere alla loro manifestazione nel corpo fisico.

 

Non vi è alcuno, genitore compreso, che sia in grado di comprendere ciò che occorre al nuovo nato poiché, contrariamente a quanto si crede, è egli stesso che si approvvigiona di tutte ciò che gli serve a livello sottile estraendolo da tutto ciò che ne dispone, secondo le proprie esigenze nei tempi e nei modi più adatti. Cercare di farlo al suo posto vuol solo dire creare confusione, ostacolo, incomprensione.

 

È la sottile differenza tra lasciar fluire informazioni richieste o tentare di formare un individuo secondo schemi preconcetti.

 

È un importante bivio esistenziale che si presenta, già fin dai primi passi, lungo il cammino proprio ad ogni essere umano:

 

- essere lasciato libero di seguire la propria strada, oppure

- essere costretto a seguire la strada indicata da altri.

 

Solo pochi, per grazia, possono seguire la via della libertà, per giungere, attraverso l’esperienza, alla conoscenza e verità.

 

grafica e testo

pietro cartella

 

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Articolo pubblicato il 16/10/2021