Le intenzioni diventano manifeste.

Anche se si diventa campioni di slalom gigante tra scarico e assunzione di responsabilità, infine non si può evitare di mostrarsi per quel che si è.

La caccia alle streghe, agli untori, agli eretici, non si è mai interrotta; solo che ogni tanto cambia aspetto e diventa più simile ad una “azione responsabile” di una maggioranza (giusta?!?) nei confronti di una “azione irresponsabile” di una minoranza (sbagliata?!?) in relazione a un diritto alla salute di cui nessuno sa niente ma di cui tutti ritengono di poter decidere quale sia il bene e quale il male (in ogni caso sempre degli altri).

Non credo ci sia bisogno di far notare come il punto di partenza, a cui tali assiomi si riferiscono, sia lo stesso che ci ritroviamo applicato grazie all’ignoranza (se non la malafede o incapacità) di chi ha ampiamente contribuito a crearne presupposti e contesto applicativo.

 

Né che credo sia necessario evidenziare che il rito scaramantico fa parte dell’umanità, anche di quella più evoluta, quandanche prenda le mentite spoglie della firma apposta “consapevolmente” sotto questo o quel testo, chiamato modulo di consenso informato o scarico di responsabilità, quale “assicurazione certa” di non essere destinatario delle conseguenze degli atti ad esso soggiacenti.

 

E, inoltre, come non siano in discussione bontà o necessità di certi rimedi in qualunque forma somministrati oppure di un lasciapassare per questa o quella attività quali certificazioni di uno stato di attitudine e capacità a svolgere certi compiti di responsabilità in seno alla società senza costituirne implicitamente un rischio e pericolo per terzi.

 

Accidenti, però … ora che rifletto su ciò che ho appena scritto mi sovviene che, se tanto mi dà tanto, applicando la stessa logica se ne può dedurre che …

 

Se tante attenzioni e certificazioni vengono chieste in relazione a quello che sta succedendo nel mondo per una pandemia in grado di produrre un certo numero di milioni di morti “una tantum”, quanto più allora avremmo bisogno di un numero congruo di simili assicurazioni comportamentali e capacità di assunzione di responsabilità nei confronti di tutte quelle azioni quotidiane che ci “regalano” la ben consolidata quantità annuale di morti (circa 60 milioni) per tutte quelle cause, infettive o no, capaci di coinvolgere comunque altri e dovute ad uso o abuso o somministrazione non corretti, di medicinali, droghe, fumo, alcoolici, inquinanti atmosferici, comportamenti errati, leggi inique e consuetudini perverse? Ugualmente vale per quelle azioni volte a beneficio esclusivo di qualcuno a discapito di altri come l’esclusione di una parte considerevole dell’umanità dalle risorse vitali, di quel minimo necessario per una esistenza dignitosa cioè l’accesso alle fonti di acqua, di cibo, di condizioni igieniche psicofisiche sufficienti, di una condizione economica e sociale che rispetti le necessità minime e le diversità.

 

Lo spettacolo penoso e psicotico, scleroticamente polarizzato, offerto dai mass media, dagli esperti, dagli opinionisti, dai filosofi, dalle istituzioni, da noi tutti indistintamente, rispetto ad ogni tipo di argomento, specialmente il più attuale riguardante la salute pubblica, nei suoi aspetti collettivi e personali, non lascia via di scampo: abbiamo il destino segnato da una serie di gravi patologie emotivo-mentali irreversibili, acute e croniche, che compromettono ogni nostra facoltà umana, rendendoci peggio di bruti.

 

Qualunque modo di agire in conseguenza dei fatti che la vita ci sta proponendo mostra evidentemente di quale tendenza siamo seguaci fedeli. Per esempio alla azione scatenata dal virus, dai vaccini e dalle altre contromisure ad esso, abbiamo risposto coerentemente alla nostra più ferma convinzione, se non alla nostra fede (non importa in quale modo acquisita).

 

Per paura, bisogno, ignavia, opportunismo, servilismo, imposizione, ipocrisia, scelta consapevole o meno, e tutta un’altra bella serie di fantasiose ragioni, abbiamo finito per mostrare cosa siamo davvero: burattini!

 

E non solo per una piccola percentuale del nostro essere: oltre il 110%, per essere sicuri di aver raggiunto l’immunità di palcoscenico, quella che ci permette di essere riconosciuti come “burattini a denominazione di origine controllata” secondo il ben noto protocollo che rende facilmente distinguibile in noi la qualità di quel made in italy di cui andiamo così fieri nel mondo.

 

Una qualità che, in una diversa accezione, proviene invece da ben più nobili origini, ereditata dal sangue di tutti quelli che nel tempo hanno saputo compiere vere scelte consapevoli, pagate personalmente a volte con la vita, quegli untori di nuove idee, streghe, eretici, la cui caccia non è mai finita. Sui quali si cerca sempre e solo di scaricare le colpe per la perdita di quell’ultima traccia di coscienza responsabile che, chissà come, aveva resistito in noi finora. Senza alcuna vergogna né pentimento! Anche se poi godiamo allegramente dei frutti del loro sacrificio.

 

Abbiamo ciò che ci meritiamo, direttamente o attraverso chi ci rappresenta; inutile girarci intorno.

 

Nonostante ciò, non è ancora tutto finito: c’è ancora una certa possibilità di riscatto, almeno per coloro che ancora non si sono del tutto allineati e coperti, per coloro che sono ancora capaci di operare scelte consapevoli e convertirsi a ben altri valori essenziali che non siano quelli che servono per sprecare la vita, cercando in ogni modo di allungarla per farci usare ancora un giorno in più attraverso il nostro telefonino o un qualsiasi altro strumento come un gregge di pecore (contente però, questo bisogna dirlo, perché l’ultima tendenza green per la produzione di animali da macello è allevarli possibilmente senza procurare loro stress inutili che si ripercuoterebbero sulla qualità della loro carne che poi dovrà essere consumata da chi li avrà così ben allevati).

 

Come si sa e qualche volta si dice, specialmente in tempi controversi in cui tutto può accadere, la speranza è l’ultima a morire (vaccinata oppure no). E poi, anche se non dovesse essere così, una certezza non viene mai meno: la vita continua, nonostante quello che noi facciamo per impedirle la strada.

 

Sembra che siano sempre più provate le parole: “la (presunta) saggezza degli uomini assomiglia ad una onnipervasiva follia!”

 

grafica e testo

pietro cartella

 

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Articolo pubblicato il 21/10/2021