L’EDITORIALE della DOMENICA di CIVICO20NEWS – Enrico S. Laterza : Voto alla vaccinara

Il perturbato clima pandemoniaco, vagamente sfascista, ha di-certo influenzato le elezioni comunali, pure agli “sballottaggi”; ora attendiamo il Miracolo della Resilienza e il magna-magna magnum

Il perturbato clima pandemoniaco, con vaghe derive sfasciste e connesse marcette sul Sindacato (piuttosto che sul Sindaco) di Roma, ha pesato sicuramente sullo stomaco delle elezioni comunali, pietanza riscaldata, insipida e stopposa, determinando un diffuso disinteresse, disincanto o disgusto, accentuatosi tra il primo turno e i ballottaggi – o sballottaggi –, con un marcato crollo dell’affluenza, coll’influenza virale e coronavirale alle porte (in entrata) o dietro l’uscio (in sortita, si spera, con Speranza): manco la me/tà degli aventi-diritto han compiuto lo sforzo, francamente disumano, di alzare le chiappone dal divano domenicale, per recarsi ai seggi ad esercitare il proprio diritto-dovere di buoni cives Reipublicae (benché – a scusante – non nell’utopica isola di Taprobana, inventata da fra’ Tommaso Campanella…); specialmente dalle cosiddette “periferie”, periodicamente riscoperte e dimenticate, pochi si son presi il disturbo, forse perché stanchi di troppe promesse fumose e scottanti delusioni reali. Gli evocati no-vax e/o sic-dux, sia tosti e puri sia nella variante attenuata “controgreenpassatista, pare abbiano contestato e protestato giustappunto astenendosi e in tal modo danneggiando paradossalmente proprio chi aveva cavalcato con strombazzante clamore la loro “causa libertaria”.

 

Cominciando dal Nordovest, sotto la Mole (di debiti, ancora quelli delle gloriose Olimpiadi Invernali 2006, evviva lo sport!), con l’addio della martoriata Appendino – soprannominata Up-and-down – si esaurisce l’elenco subalpino di diminutivi in ‘ino’ (Chiamparino, Fassino…), per inaugurare un replicato cromatismo scarlattino, o post-sovietico, col tovarich Lorusso, di chiara discendenza immigratoria meridionale, mentre gli oppositori hanno decisamente sbagliato nell’assonanza geografica, scegliendo per sfidante uno che si chiama – ahinoi!Damilano, quando i Torinesi bôgianèn, vittimisti doc, continuamente lamentano che la aperitivivace metropoli meneghina “ci ruba tutto”, dalla moda alla TIM!...

 

Ecco giungere a fagiolo il collegamento: se sul sacro suolo sabaudo si svolge con successo un Salone (del Libro), Sala succede subito a sé stesso ai piedi della Madunina, con percentuali “bulgare” di consenso (c’è uno che ricordi l’avversario di Centrodestra?): sospetti e scandali su Expo evidentemente non ne hanno scalfito per niente l’immagine “da bere”. Netta libagione ambrosiana. Tronfio trionfo.

 

Invece, nella Città Eterna (finché dura…), eclissata la pentastrale irraggiante Virginia, abbattuta dalla quotidiana gragnuola di colpi – e colpe – dell’implacabile artiglieria giornalistica caltagironica, e tramontate con lei le povere-stelline dei grillini sparlanti (un tempo urlanti, mo mugugnanti…), dall’orizzonte delle urne all’Urbe sorge il solicello del rinveniente ex ministro Gualtieri, all’ombra dell’autocandidato Calenda (un'enigmatica meteora?), grato ai votanti che l’hanno premiato quale lista maggioritaria al Campidoglio, ochette starnazzanti incluse.

 

Ma l’impavido neo-inquilino del Palazzo Senatorio, appena approdato sul trono municipapale, già preannuncia geniali soluzioni agli annosi, imperituri e bestiali problemoni che affliggono la Lupa siglata SPQR: l’esotico zoo di pantegane, o sorci-verdi, e triceratopi, cinghialoni, rinoceronti ed elefanti (eredità di Annibale?), o bisonti, nonché tirannosauri, pterodattili e rapaci gabbiani giganti, allevati e ingrassati dall’incompetente regnante di prima, che infestano i rioni dei sette Colli sferzati dal ponentino, saranno ammaestrati a papparsi le tonnellate di monnezza che l’infernale discarica di Malagrotta non fu in grado di sbra-na-re e digerire, né gli inceneritori di bruciare; quanto alle famose, tradizionali buche – ovvero fori imperiali –, fameliche voragini che inghiottono uomini e cose (e case), saranno riempite di pepite e le strade lastricate d’oro zecchino, lucidato a specchio (badando però, naturalmente, che la gente non scivoli, come sui vitrei ponticelli di Calatrava); il trafficatissimo raccordo anulare sarà rettificato. Si squadrerà il cerchione. Eccetera.

 

Non ci credete, atee canaglie?

 

Guardate che attendiamo il Miracolo della Resilienza del divin Dragone e di Sant’Ursula da Bruxelles! Insomma, il magna-magna magnum (meglio che in Francia o Spagna).

 

Poi per ripagare e crepare ci sarà sempre tempo…

 

All’ultimo momento, in extremis.

 

In articulo mortis.

 

Mai.

 

 

Enrico S. Laterza

 

 

 

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Articolo pubblicato il 24/10/2021