Torino. Lo Russo, il sindaco votato dal 24% degli elettori

Nel silenzio tombale del dopo voto, pubblichiamo una nota di Mino Giachino

E’ ormai trascorsa una settimana dal voto che ha incoronato con scarsissimi suffragi, Stefano Lo Russo a sindaco della città. In questi giorni, il neo sindaco è impegnato nella scelta degli assessori e, ci auguriamo alla stesura di un programma credibile e spendibile. Non appena avremo notizie certe, interverremo.

I partiti di Centro destra tacciono.

Corre voce che, dal modo in cui vengono ignorati i tanti candidati di una lista elettorale, i vertici di un partito di centrodestra, siano paghi dei nominativi degli eletti e non guardino oltre, abbandonando al loro destino le tante professionalità ed espressioni di qualificati ambienti cittadini, presenti nella lista.

L’unico che, pare si stia muovendo, anche con vision che vanno oltre alla città e puntano alla regione, sia Paolo Damilano, leader della lista Civica, Torino Bellissima che conta la maggioranza dei consiglieri tra i partiti all’opposizione della giunta di centro sinistra.

Damilano parte in vantaggio perché si avvale, per affinare scelte e strategie, della collaborazione del neo consigliere comunale Pino Iannò che vanta una lunga esperienza in campo amministrativo, quale ex consigliere provinciale e capogruppo al Comune di Chieri. Per cui sin dalle  prime battute sarà in grado di focalizzare i problemi ed ergersi quale riferimento per la cittadinanza, anche verso coloro che per discutibili motivi hanno disertato le urne. 

L’unico contributo significativo che abbiamo ricevuto dai protagonisti delle elezioni comunali è quello di Mino Giachino, leader della lista SI Tav Si Lavoro, che pubblichiamo.

“A Torino non han  votato quelli che ne avevano più bisogno.

Mai come questa volta le analisi sul voto paiono limitate e insufficienti.

Ha ragione Francesco Rutelli a dire che mai come questa volta, invece di VOTARE PER ( Lavoro, Sicurezza, Rilancio Internazionale di Torino ), si è VOTATO CONTRO (Salvini, il fascismo di Forza Nuova) o non si è votato per sfiducia nei partiti e nelle liste presentate.

Ciò che è chiaro è che quelli che avevano più bisogno di votare PER rilanciare economia, lavoro e Sicurezza, disoccupati, precari, pensionati con la minima, non sono andati autolesionisticamente a votare.

Il VOTO l’unica carta che il Cittadino ha in mano  per esprimere il suo potere cioè un giudizio sull’ultima Amministrazione o sulla organizzazione della nostra Città e decidere sui nuovi amministratori non è stato utilizzato da chi ha più bisogno del rilancio della economia e del lavoro a Torino, dopo 15 anni di declino economico e sociale.

Il calo dei votanti nelle periferie o come si dice meglio in Francia nei Quartieri svantaggiati, cioè dove si sarebbe dovuto andare a votare in massa, è stato più forte che mai.

Eppure mai come oggi Torino è in difficoltà e non ha il futuro nelle sue mani.

A oggi la vendita della Fiat alla Peugeot sta penalizzando soprattutto gli stabilimenti torinesi. Sembra che chi ha venduto, immemore della storia della azienda e dell’amore di Gianni Agnelli per Torino, non abbia chiesto alcuna garanzia sugli stabilimenti o sul ruolo della Città nella quale la Fiat è nata e dalla quale ha avuto moltissimo.

Il declino economico della fu Capitale politica e della fu Capitale industriale è evidentissimo.

Da vent’anni, malgrado le tante eccellenze che vengono esaltate ad ogni Assemblea degli Industriali, Torino cresce meno della media nazionale. Nella classifica delle Città metropolitane europee su 44 siamo 41 prima di Napoli quarantaduesima.

Siamo ai vertici della disoccupazione giovanile. A differenza di Genova che ha nel suo porto il più grande motore di sviluppo, destinato a crescere col crescere della economia globale, Torino deve puntare sullo sviluppo dell’aerospazio, della intelligenza artificiale, della innovazione, dei grandi eventi, tante cose ma senza essere sicuri che valgano ciò che abbiamo perso, sottovalutandone l’impatto.

In questo quadro i torinesi avrebbero dovuto fare la coda per andare a votare un nuovo Amministratore Delegato al posto degli ultimi che non erano riusciti ad evitare il declino.

Invece ha prevalso la passione politica, l’attaccamento alla maglia. 

Per votare contro Salvini e gli eredi del fascismo, gli ex comunisti e i margheritini , spinti dall’assalto alla CGIL, stranamente indifesa, sono andati tutti a votare LORUSSO. Una parte dei moderati di centro non sono andati a votare infastiditi dalla presenza di Salvini e Meloni.

La periferia che ha avuto poco spazio nei confronti elettorali seguiti ONLINE prevalentemente dai lettoti dei quotidiani , ha pensato che votare fosse inutile. Sfiducia che si riesca a costruire la Linea 2 della Metro, disgustati dalla lentezza nel costruire le opere pubbliche, dal Grattacielo della Regione alla Città della Salute.

In nessun confronto televisivo si è discusso se la Linea 2 debba partire da Barriera di Milano o da S. Rita. 

Così ha prevalso la Conservazione di LORUSSO, ottima persona ma erede di chi ha portato Torino al declino rispetto al Candidato del Rilancio di Torino, Paolo DAMILANO.

Il Centro Destra che aveva per la prima volta dopo vent’anni un Candidato credibile ha avuto paura di vincere e ha fatto di tutto per farlo perdere. Mentre Raffaele Costa diede l’impressione di aver paura di vincere, questa volta gli alleati pare abbiano avuto paura che DAMILANO vincesse. Almeno questa è stata la impressione.

Ora da torinesi dobbiamo sperare che LORUSSO, che chiaramente non ha presente le grandi potenzialità della TAV per Torino, ci stupisca. 

Allo stesso tempo penso che la metà della Città che sta male e che autolesionisticamente non è andata a votare debba pregare che chi è l’interprete della Metà della Città che sta bene questa volta privilegi il lavoro dipendente e autonomo, le periferie al centro, le partite IVA a chi gioca in borsa.

E qui sta la importanza del contributo che potrà dare la opposizione guidata da Paolo DAMILANO.

 

Mino Giachino 

SITAVSILAVORO 

 

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Articolo pubblicato il 25/10/2021