Un ricordo marmoreo

Il monumento di Saluzzo a Silvio Pellico (di Alessandro Mella)

Figura dal raro candore, dall’animo lindo, Silvio Pellico rappresentò e raccontò il patimento dei tanti patrioti italiani vittime del giogo austriaco. Dagli interrogatori di Salvotti a Venezia fino alle catene dello Spielberg.

Dopo i tanti patimenti egli passò gli ultimi anni al servizio della Marchesa di Barolo che, nei fatti, più che un impiego gli offrì una famiglia. Malgrado i soggiorni nella dimora alpestre di Viù o nel castello di Barolo, la salute non fu mai più la stessa e quattordici anni dopo la sua liberazione Silvio si spense a Torino nel 1854.

Poco tempo dopo la città di Saluzzo, che gli aveva dato i natali tanto tempo prima, volle rendere omaggio al suo illustre martire con un monumento che completasse la piazza di recente realizzazione:

 

La terza, (piazza nda) detta dello Statuto, è situata nel centro del gran Corso e per mezzo di una contrada elegante con alti portici, aperta nel 1855, comunica colla quarta, la piazza Cavour, davanti la stazione ferroviaria.

Nella suddetta piazza dello Statuto ammirasi il monumento a Silvio Pellico pregevole scoltura del Simonetta. (1)

Si aprì, quindi, la sottoscrizione utile allo scopo dal momento che la comunità aveva in animo di mettere in opera una realizzazione degna del ricordo che si voleva consolidare nel marmo:

 

Il municipio di Saluzzo ha aperto una sottoscrizione per innalzare in questa città, patria di Silvio Pellico, un monumento in memoria dell'illustre autore delle Mie Prigioni.

Il suo nome suo va collegato ad uno dei più notevoli fatti della storia di questi ultimi tempi, la cospirazione del 1821. Scrittore elegante ed affettuoso, il Piemonte gli deve speciale riconoscenza non solo siccome letterato, ma come ad utile cittadino per avere annunciato all‘Europa la tirannidde e le sevizie dell'Austria. Le azioni sono di lire cinque caduna. (…). (2)

 

Le istituzioni locali, consapevoli del valore ideale dell’operazione, non vollero far mancare il loro appoggio unitamente a moltissimi benefattori:

 

Fedeli alla nostra promessa proseguiamo pubblicare in breve gli atti del consiglio provinciale di Saluzzo e divisionale di Cuneo portando opinione che questi scritti, quantunque trattino materia non amena riescano ciò nullameno grati ai nostri lettori in specie a coloro che con amore tengono dietro alle cose di interesse pubblico.

Nella adunanza stessa del 4 ottobre ultimo il consiglio provinciale unanime adottando la proposta della commissione eletta nel suo seno votava il concorso di numero 200 azioni da L. 5 caduna per l‘erezione in Saluzzo capoluogo di un monumento Silvio Pellico. (3)

L’opera fu progettata con cura e molto attenzione e la realizzazione venne affidata a Silvestro Simonetta che lo volle nel marmo di Carrara il cui chiarore non poteva che ricordare il candore dell’animo di Pellico. Egli vi è ritratto vicino ad un ceppo con una catena, richiamo della sua prigionia nella famigerata fortezza asburgica dello Spielberg, e su questo sono poste la Divina Commedia e la Bibbia. Le letture che solo conforto gli furono nel gelo, nell’umidità, nella melanconia dell’insalubre cella in cui tanto tempo dovette passare.

L’Amministrazione e la commissione diedero grande attenzione al progetto perché potesse compiersi in modo tale da garantirne la futuribilità:

 

Ritorniamo su questo oggetto perché la Giunta Municipale radunatasi ieri coll’intervento della Commissione, dopo lunghissima discussione deliberò di mutar l'iscrizione, di cui ormai già fatto cenno in questo giornale, e di sostituirvi la seguente semplicissima: A SILVIO PELLICO 1863.

Inoltre il piazzamento di questo Monumento sulla piazza dello Statuto portando alcuni inconvenienti deliberò pure di consultare in proposito un Ingegnere della Capitale e mandò per intanto sospendere i relativi lavori. Facciamo plauso a questa deliberazione, perché trattandosi d'una cosa che durerà imperitura gli studi sono mai troppi. ln quanto poi alla suddetta iscrizione ci pare che essa in poche parole significhi molto più che non facesse la precedente per cui lodiamo tanto chi la propose quanto la giunta intera che la adottò. (4)

Quando fu diffusa la notizia ufficiale dell’inaugurazione, avvenuta il 14 giugno 1863 alla presenza del prefetto, di ministri e di molti altri, l’approvazione fu unanime e l’emozione sincera.

Quella domenica mattina Saluzzo fu imbandierata e riempita di tricolori sabaudi e le strade raccolsero la popolazione sorridente e festosa ed anche i forestieri giunti per l’occasione. Numerosi anche dall’allora capitale Torino.

La cerimonia si aprì con l’elogio del Pellico tracciato dal ministro dell’interno cav. Ubaldino Peruzzi cui seguirono gli interventi del prefetto e del sindaco di Saluzzo:

 

Ad un cenno dell’egregio ministro degl’lnterni, che aveva assunta la presidenze della festa, scoprivasi il monumento fra gli armonici concerti della musica della milizia nazionale, fra le acclamazioni all’illustre artista cav. Simonetta, che con un disinteresse pari alla rara perizia nell’arte sua, seppe dotare Saluzzo d’un monumento marmoreo che raggiunse lo scopo di rappresentare il Pellico nei momenti delle sublimi estasi delle creazioni del suo genio di ritrarre le dolorose vicende della sua vita.

Il discorso inaugurale pronunciato dallo egregio cav. Peruzzi fu qual convenivasi ad un ministro del Re d'Italia, pieno dei più nobili ed italiani sensi, delle più generose aspirazioni alla completa libertà ed unità d'Italia, che seppe associare con brillanti slanci d’eloquenza alle lodi dello illustre martire dello Spielberg.

Il Sindaco cav. Doria tessé la storia della erezione del monumento ed anche lui riscosse meritati applausi.

Fu chiusa la cerimonia colla marcia di parata della milizia nazionale, degli alunni delle scuole della società degli operai, delle deputazioni accorse colle loro bandiere, colla sottoscrizione del processo verbale della solennità, da consegnarci negli archivi del Municipio. (…)

Saluzzo giammai ebbe ad accogliere nelle sue mura tanta copia di dotti ed autorevoli personaggi, di membri del parlamento nazionale.

Più che un pranzo, il banchetto presentò l’aspetto di un’assemblea di dotti, d'un’accademia letteraria riunitasi in famiglia a celebrare le lodi dell'illustre Pellico. Il più bello toccante ornamento della festa fu il cav. Castillia, nominato senatore del Regno compagno per un decennio nel carcere dello Spielberg con Pellico.

Chi non si sarebbe nell'intimo del cuore sentito commosso nel sentire dal suo labbro martirii dello Spielberg? Chi non si sarebbe sentito commosso nel vedere erumpere da quel Venerando vegliardo la foga dei sensi di ammirazione di rispetto verso l’illustre Pellico?

Il banchetto degli operai, come venuti celebrare l’anniversario dell’inaugurazione della loro società, reso splendido dalla ampiezza dalla decorazione del locale, non fu di certo secondo a quello del municipio, pel numero delle deputazione accorse, pel concorso di deputati al Parlamento, di ragguardevoli cittadini. (…)

L'egregio ministro, il sindaco ed personaggi convenuti alla festa, non vollero mancare di recarsi ad onorare gli operai della loro presenza, ed indescrivibile la scena che s’offerse agli sguardi dell’osservatore per l’associarsi di tanti affetti. (5)

Nell’aprile del 1935 il monumento fu sollevato dall’impresa edile dei fratelli Mersi i quali provvidero a disporre la statua in posizione ritenuta più favorevole e scelta in modo che la stessa guardi ancora oggi in direzione proprio di via Pellico. Ai piedi, onde non fosse più sedile per il bivacco di qualche facinoroso, il podestà volle un’aiuola fiorita. (6)

Ancora oggi il monumento al patriota piemontese si erge maestoso e commovente sulla piazza che, nel dopoguerra, ha poi assunto il nome di Liderico Vineis, martire a sua volta ma della Resistenza e morto nei terribili campi di sterminio nazisti nel 1944.

Due patrioti, due martiri, due vittime della prepotenza, uniti in un angolo di una città incantevole.

La sera, passeggiando in corso Italia, giunti nei pressi dell’immagine petrosa del Pellico, il turista potrà provare una singolare emozione. E ricordare, commosso, un uomo che diede così tanto alla causa italiana.

Alessandro Mella

NOTE

1) La Patria – Geografia dell’Italia, Provincia di Cuneo, Gustavo Strafforello, Unione Tipografica Editrice, Torino, 1891, p. 144.

2) La Sentinella delle Alpi, 59, Anno VIII, 11 marzo 1858, p. 2.

3) Il Saviglianese – L’industrie, 9, Anno II, 27 febbraio 1859, p. 1.

4) La Sentinella delle Alpi, 87, Anno XIII, Anno XIII, 12 aprile 1863, p. 2.

5) Ibid. , 142, Anno XXXIII, 18 giugno 1863, p. 2.

6) Corriere di Saluzzo,16, Anno XXVIII, 20 aprile 1935 XIII e.f., p. 3.

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Articolo pubblicato il 08/12/2021