Argento agli alamari ed oro al petto

Ricordo del carabiniere Perino (di Alessandro Mella)

Ci sono piccole storie dimenticate che pur meritano il ricordo per ciò che, in qualche modo, hanno rappresentato. È questo un esempio di tali vicende magnifiche e che, nella loro semplicità, paiono piccole favole vere.

Giuseppe Perino proveniva da Front, un minuto ma vivace comune del Canavese, in provincia di Torino, ove era nato nel lontano 1876 quando ancora erano vivi e pulsanti i ricordi del Risorgimento che, solo pochi anni prima, aveva trovato il suo compimento con l’unione di Roma all’Italia e la sua elevazione a capitale del giovane Regno. Forse l’unico sogno che accomunò Mazzini, Garibaldi e Cavour.

Sarà perché crebbe in quegli anni, sarà perché forse sentì decantare le leggendarie cariche dei Reali Carabinieri nelle Guerre d’Indipendenza, ma il giovane Giuseppe invece di seguire la via comune da quelli parti, artigianato o vita rurale, si arruolò nell’Arma Benemerita.

Come costumanza a quel tempo, ed in parte credo ancor oggi, al momento di prendere servizio egli fu mandato lontano dal suo borgo natio per compiere il proprio dovere. Non era certo facile, per un ragazzo di poco più di vent’anni, spostarsi in altre provincie lontane dove, magari, si parlava poco l’italiano ed i dialetti erano così diversi.

Il nostro finì in Toscana, a Lucca, e qui iniziò la sua opera di tutela del pubblico ordine pattugliando le campagne e le contrade tra i campi. A quei tempi la vita rurale era assai dura e molte delle comodità oggi diffuse nel mondo agricolo erano del tutto impensabili. Uno dei problemi maggiori era disporre d’acqua poiché gli acquedotti servivano, per lo più, i grandi centri urbani lasciando le campagne prive di comodo trasporto idrico. Vuoi per bagnare le colture, vuoi per la quotidianità, i più erano costretti a ricorrere ad un pozzo per poter disporre di un così prezioso bene.

Un giorno d’estate, mentre era di pattuglia, il Perino s’imbatté in una drammatica situazione. Un uomo, intento proprio a lavorare in uno di questi pozzi, era rimasto sepolto e gravemente ferito dal crollo delle pareti. Incidente assai grave ma piuttosto diffuso a quel tempo.

Il giovane carabiniere, aveva solo ventitré anni, si gettò subito sul luogo del sinistro ed iniziò a scavare faticosamente, con tutte le sue forze, per salvare la vita al malcapitato. Ci vollero più di tre ore, sempre esposto al rischio di nuovi cedimenti, con la blusa blu intrisa di terriccio e fango, per poter liberare lo sventurato e restituirlo alla vita.

Il coraggio, la determinazione, del milite dell’arma avevano permesso di impedire che un incidente si trasformasse in maggiore tragedia e l’episodio dovette impressionare molto le genti del posto e le autorità.

Chissà se Giuseppe Perino scrisse a casa, la sua casa nel lontano Canavese e nell’amato Piemonte, per raccontare di quell’avventura.

È ragionevole supporre che, forse anche per merito dell’eco sulla stampa locale, la prefettura di Lucca si fosse mossa in favore del carabiniere. Infatti, qualche tempo dopo, il Ministero dell’Interno mosse istanza perché fosse reso onore all’eroe ed il Re Umberto I, con Regio Decreto 11 gennaio 1900, concesse a Giuseppe Perino la Medaglia d’Oro al Valore Civile:

 

Per l'atto coraggioso compiuto il 16 agosto 1899 in Massarosa (Lucca) riuscendo con immediato rischio della vita, dopo tre ore e mezzo d'incessante e pericoloso lavoro, a salvare un individuo rimasto sepolto sotto le pareti franate di un pozzo, nella quale circostanza rimase gravemente contuso. Massarosa (Lucca), 16 agosto 1899 -Regio Decreto 11 gennaio 1900. (1)

 

Dopo questo prestigioso riconoscimento il Perino seguitò nel suo servizio e dalla Real Casa di Savoia ebbe poi la croce di Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia.

Venuto il momento del congedo il nostro carabiniere decise di tornare al suo paese, a Front, per godersi la ben meritata pensione. Ma essere una “medaglia d’oro” comportava una serie di onori e doveri da rispettare. Alle più belle ed importanti cerimonie militari egli veniva invitato e volentieri presenziava come documentato dalle cronache dell’epoca.

Non solo, egli prese a frequentare con impegno l’associazione del Nastro Tricolore che raccoglieva i decorati al valore civile. Costante nel frequentarne le riunioni, la vita sociale e le attività:

La protettrice dei nuotatori festeggiata dai decorati al valor civile. In una riunione intima di amici e parenti, i promotori della sorgente associazione tra i decorati al valor civile «Nastro Tricolore», hanno consegnato a Lucia Peirano, l'eroina del Po, della quale la «Stampa» si è occupata giorni sono, la tessera ed il distintivo della Associazione. Erano presenti tre medaglie d'oro al valor civile: Emma Stuardi-Grassa, avv. Sabino Camerano, Giuseppe Perino.

Nella casa della Peirano erano pure convenuti per l'occasione il generale Perol, il capitano Salvatore Ferrero, il mutilato Carlo Natoli ed altri decorati. Lai riunione, commovente e simpatica, si è svolta tra la cordialità di tutti i presenti ì quali hanno complimentato vivamente la Peirano, che a sua volta molto ha gradito l'omaggio. (2)

 

La visita del Podestà al «Nastro Tricolore». Il Podestà, conte dott. Thaon di Revel gr. uff. Paolo, padrino dell'orifiamma del «Nastro Tricolore» di Torino, ha visitato la sede centrale del nobile sodalizio dei decorati al valor civile d'Italia, fondato dal mutilato di guerra cav. Natoli Carlo.

A ricevere l'illustre visitatore si trovava lo stesso cav. Natoli, presidente dell’Associazione e il segretario capitano cav. uff. Salvatore Ferrero.

Erano presenti il presidente onorario luogotenente generale Clemente Perol, il consigliere delegato dott. prof. Bertone ed altri membri del consiglio, la medaglia d'oro cav. Giuseppe Perino ed altri decorati.

Il podestà si è vivamente compiaciuto con i dirigenti dell'importante sodalizio e con tutti i decorati presenti, fra i quali una bella rappresentanza di guardie municipali. (3)

 

Chissà quanto orgoglio dovevano provare la moglie, la signora Teresa, ed il figliolo Gaspare quando il papà usciva con la medaglia d’oro appuntata alla giacca scura.

Dalla sua casa piemontese il nostro Perino vide accadere tante cose. Arrivare i tedeschi e, fortunatamente, andarsene. Volar via il Re nel giugno del 1946, veder il principio della ricostruzione postbellica.

Tuttavia, ormai ottantenne, il suo corpo saldo iniziò a sfiorire ed egli si spense il 15 giugno del 1952. (4) Un paio di giorni dopo un corteo mesto e silenzioso percorse le vie di Front per accompagnare quell’anziano eroe nel luogo di quiete e pace dove tuttora riposa.

Oggi il Perino viene ricordato sui siti web del Quirinale e dell’Arma dei Carabinieri con la motivazione della sua medaglia. Ma di lui poco si parla in modo diffuso. A noi il dovere di non dimenticarlo e di rinnovarne il ricordo.

Uno dei tanti eroici e coraggiosi carabinieri che hanno reso onore agli alamari d’argento cari al cuore di tutti noi.

Alessandro Mella

NOTE

1) Bollettino Ufficiale delle Nomine, Promozioni e Destinazioni, Ministero della Guerra, Enrico Voghera Tipografo, Roma, 1900, P. 160.

2) La Stampa, 134, Anno LIV, 6 giugno 1930, p. 6.

3) Ibid., 38, Anno LXVII, 14 febbraio 1933, p. 6.

4) Nuova Stampa Sera, 141, Anno VI, 16 giugno 1952, p. 2.

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Articolo pubblicato il 13/12/2021