Una via millenaria - La strada romana di Donnas

di Alessandro Mella

Quando si pensa alla Valle d’Aosta la mente corre subito ai numerosi castelli che ne dominano le alture e le irte formazioni rocciose. Testimonianza dell’importanza secolare di un territorio su cui transitarono numerosi eserciti e conquistatori.

Tuttavia, a lato delle innumerevoli ed incantevoli reminiscenze medievali nella regione non mancano interessanti siti archeologici del periodo di dominazione romana.

La stessa città di Aosta ne è ricca e ne mostra diversi nel suo centro storico, alcuni dei quali pienamente fruibili dai turisti.

Tuttavia, in questo breve testo ci soffermeremo un momento su quanto è possibile osservare e materialmente percorrere nel paese di Donnas:

A Donnaz, bello e gentile capoluogo di mandamento, troviamo un clima molto mite. Qui converrebbe scender di vettura, e seguire a piedi l’antica e celebre strada romana che, a traverso la valle d’Aosta, tendeva alle Gallie (Francia). Una rupe, che osava far ostacolo alla strada, venne perforata e trasformata in galleria. (1)

 

In effetti la strada delle Gallie, che collegava la Roma imperiale alla Valle del Rodano, si mostra magnificamente, per un tratto lungo di più di duecentoventi metri e largo circa cinque, in un contesto roccioso davvero impressionante. E la dove gli abili ingegneri ed operai romani costrussero un passaggio inconsueto:

Ma la cosa più notabile a Donnaz è il taglio della rupe, col famoso arco scavato a scalpello nella roccia, e che fa corpo con la montagna a mo’ di contrafforte naturale.  Il taglio di Donnaz, attribuito erroneamente ad Annibale, è invece opera romana coeva a tutta la via (120 a 140 anni innanzi all’era volgare), e non fu fatto coll’aceto versato sul fuoco ardente, come lungamente fu creduto, si col lavoro paziente di scalpellini: né per questo meno meraviglioso. (2)

 

Ed infatti fu un’opera prodigiosa, una vera sfida alle asprezze alpestri della Natura, quella vinta dagli antichi edificatori romani:

 

Più in su, presso Donnaz. troviamo il famoso arco, sotto il quale passa la strada romana. Pare che i romani, per dimostrare ai secoli l'entità del lavoro compiuto nel fare la strada, abbiano lasciato, e soltanto forato a mo' di arco questo pezzo di rupe; e infatti si comprende, al suo cospetto, tutta la grandiosità, dell'opera. (3)

La grande porta ricavata nella roccia, infatti, ha 4 metri di spessore e d’altezza e ben 3 di larghezza. Così solida e potente che nel Medioevo funse da ingresso in città venendo serrata nottetempo per garantire la protezione del villaggio, il quale beneficiava anche della protezione offerta sui lati dal fiume e dai monti.

Lungo la via colpisce una colonna ricavata nella roccia e sulla quale venne inciso, a quel tempo, il numero XXXVI indicante la distanza, in miglia, che mancava per raggiungere Augusta Pretoria, l’odierna Aosta posta a poco più di 50 km d’oggi.

Non paghi d’aver realizzato in pochi anni, tra il 31 ed il 50 avanti cristo, l’arco i costruttori crearono anche dei gradoni utili a raggiungere i punti d’attracco delle barche che percorrevano la vicina Dora.

Particolarmente degni di nota sono i segni lasciati nei secoli dai manutentori che si preoccuparono di mantenere efficiente la via ma, soprattutto, i solchi lasciati nella roccia viva dai molti carri che vi transitarono.

Infatti, se la fortuna dell’Impero Romano fu garantita, oltre che dalle prodigiose legioni, anche dalla rete stradale molto complessa e ramificata, è anche vero che tali strade restarono efficienti ed in uso per molti secoli anche dopo la caduta dei cesari.

Tra i numerosi tratti di strade romane visibili in Italia, quello di Donnas risulta essere senz’altro uno di quelli maggiormente particolari proprio per il contesto morfologico e naturale in cui fu realizzato. Tale da costringere la manovalanza del tempo ad impiegare tecniche davvero inconsuete e pionieristiche.

Tuttavia, l’abilità indiscussa dei costruttori romani è resa percettibile, dopo millenni, proprio dalla conservazione di questo tratto e di molti altri.

Una visita è, quindi, pienamente consigliata tanto più che il suggestivo sito si trova adiacente ad un borgo grazioso e poco distante, tra l’altro, dal Forte di Bard. Altra potenziale meta per il turista alla ricerca di testimonianze storiche e culturali in uno dei contesti più incantevoli d’Italia.

Alessandro Mella

NOTE

1) L’amico dei fanciulli, 7, Anno XXX, 1° luglio 1899, p. 2.

2) La Patria – Geografia dell’Italia, Tomo II, Provincia di Torino, Gustavo Strafforello, Unione Tipografica Editrice, Torino, 1891, pp. 205-206.

3) Gazzetta Piemontese, 294, Anno XXXIII, 23 ottobre 1899, p. 2.

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Articolo pubblicato il 22/12/2021