
Il Monito di Putin:” Non ripetete gli errori della rivoluzione”!
Oggi in qualche parte del mondo, forse solamente a Cuba ed in lande sperdute della Cina, si celebra il 104° anniversario della Rivoluzione di Ottobre, quando i bolscevichi presero il potere a Mosca, trucidando lo zar, la famiglia reale e seminando il terrore.
In occidente, i quarantenni non hanno neppure vissuto le epopee dei partiti comunisti, prima del crollo del muro di Berlino. Però, almeno in Italia, anche in occasione delle elezioni amministrative che dovrebbero vertere su programmi di intervento concreti, riscontrabili sul territorio e avulsi dai fumi dell’ideologia, sono presenti liste che si richiamano espressamente al Comunismo.
E’ capitato a Torino ancora ad ottobre ove più liste elettorali si sono ispirate all’ideologia di Marx, capeggiate anche da docenti svaporati in cerca di lustro e costellate da giovinetti che non hanno neppure conosciuto i leader del Partito Comunista Italiano o letto e compreso i cospicui lasciti editoriali.
Se ci soffermiamo sugli estremismi, approfittando dalle proteste scaturite dall’introduzioni del Green pass, le nostre piazze hanno visto protagonisti, giovani emuli del fascismo e del nazismo. Anche qui, a scapito della causa che avrebbero voluto sostenere, con l’esibizione di soli muscoli, niente cervello, ma occasione regalata alle sinistre, per convocare riunioni oceaniche a difesa delle libertà costituzionali violate, per lanciare anatemi contro partiti di centro destra che si richiamano alla Costituzione della repubblica italiana.
Purtroppo si tratta della ballata degli opposti estremismi, con creduloni nel mezzo.
Non c’è limite al peggio. Ritornano alla ribalta i fantasmi e gli esagitati degli anni’70 poi convertitosi in fiancheggiatori o alfieri del terrorismo. Allora si era iniziato con i cortei ogni sabato nei centri storici delle città, a seguire con l’esplosione delle bombe e l’uso della P38. Sperando che…
Per tornare ai doviziosi riferimenti alla Storia del suo Paese, non sono passate nel dimenticatoio le recentissime dichiarazioni del presidente Putin. Putin, in materia se ne intende. E’ un ex Kgb, dunque erede della Rivoluzione d'Ottobre che portò i comunisti al potere. Ma il suo discorso, rivolto ai progressisti occidentali, è una lezione di storia: “attenti perché i bolscevichi, distruggendo la famiglia, cancellando la storia, cambiando il linguaggio, hanno distrutto la Russia. Non ripetete gli stessi errori. Così il 21 ottobre nel corso della riunione annuale del Valdai club: si parlava di “Rivoluzione globale nel 21° secolo: l’individuo, i valori e lo Stato”.
Il presidente della Russia ha fatto un discorso complesso, articolato, molto interessante, in cui si è soffermato in particolare sulle caratteristiche e il ruolo della rivoluzione: “È più facile distruggere che creare, come tutti sappiamo. Noi in Russia lo sappiamo molto bene, purtroppo, per le nostre diverse e negative esperienze”. Nel 1917 la Russia, prosegue Putin, “avrebbe potuto affrontare i suoi problemi gradualmente e civilmente. Ma gli scontri rivoluzionari portarono al crollo e alla disintegrazione di una grande potenza”; “le rivoluzioni non sono un modo per risolvere una crisi, ma un modo per aggravarla. Nessuna rivoluzione valeva il danno che ha fatto al potenziale umano”.
Putin prosegue e analizza la situazione dell’Occidente: “Siamo sbalorditi nel guardare ai processi in corso in paesi che sono stati tradizionalmente considerati campioni di progresso”. “Alcune persone in Occidente credono in una rimozione aggressiva di intere pagine della propria storia, credono nella "discriminazione alla rovescia", di una minoranza che discrimina una maggioranza che richiede di rinunciare alle nozioni tradizionali di madre, padre, famiglia e persino di genere. Credono che tutte queste siano pietre miliari sulla strada del rinnovamento sociale”.
Ancora: “La lotta per l'uguaglianza e contro la discriminazione diventa un dogmatismo aggressivo, al limite dell'assurdo, quando le opere dei grandi autori del passato, come Shakespeare, non vengono più insegnate nelle scuole o nelle università perché si ritiene che le loro idee siano scadute. I classici sono dichiarati in ritardo perché non rispettano l'importanza del genere o della razza. A Hollywood vengono distribuiti promemoria sulla corretta narrazione e su quanti personaggi e di che colore o genere dovrebbe avere un film”; “Contrastare gli atti di razzismo è una causa nobile e necessaria, ma la nuova "cancel culture" l'ha trasformata in "discriminazione alla rovescia", cioè razzismo alla rovescia”.
Strabiliante la motivazione che spinge Putin a tratteggiare la follia della nostra società. Historia magistra vitae: Putin vorrebbe che i fatti della Russia rivoluzionaria ci allontanassero dalla strada che abbiamo imboccato: “Quello che voglio dirvi ora è che le vostre ricette non sono affatto nuove. Potrebbe essere una sorpresa per alcune persone, ma la Russia le ha già sperimentate. Dopo la rivoluzione del 1917, i bolscevichi, appoggiandosi ai dogmi di Marx ed Engels, dissero che avrebbero cambiato le forme e i costumi esistenti e non solo quelli politici ed economici, ma anche la nozione stessa di morale umana e i fondamenti di una sana società. Abbiamo sperimentato anche la distruzione dei valori ancestrali, della religione e delle relazioni tra le persone, fino al rifiuto totale della famiglia, l'incoraggiamento alla delazione persino contro i propri cari”.
”Guardate, state attenti a dove andate! Non vi capiti di andare dove i bolscevichi avevano pianificato di andare, non solo collettivizzando i polli, ma collettivizzando anche le donne. Ancora un passo e ci arriverete”;
Il presidente della Russia puntualizza: “Ripeto, non è una novità. Negli anni '20, i cosiddetti Kulturträgers sovietici inventarono anche un nuovo linguaggio credendo di creare una nuova coscienza cambiando i valori proprio come intende fare ora l’Occidente. E come ho già detto, hanno fatto così tanti disastri che a volte si ha ancora i brividi guardando ad essi”.
Analizzando quello che è successo non solo in Russia nel 1917, ma anche in Francia ai tempi della rivoluzione (rivoluzione che però continua ad essere osannata), viene da chiedersi: se non correggiamo in fretta la rotta, quanto tempo passerà tra l’abbattimento delle statue, la proibizione dell’insegnamento, la riscrittura del linguaggio, la cancellazione della cultura, e il bagno di sangue?
Parole che non si riferiscono solo al comunismo, ma toccano altrettanti temi attualissimi e situazioni sconcertanti che si sono verificate in Italia ed in Europa.
Rimuovere i riti ed il significato del Natale dalle scuole perché la nostra storia, religione e civiltà millenaria avrebbe potuto turbare la sensibilità dei piccoli mussulmani. Così pure oscurare tele e sculture di grandi artisti del rinascimento, per non mancare di rispetto a Maometto.
Anche le iniziative a difesa del pianeta gender hanno tenuto banco. I fanatici del DL Zan, da tempo pretendono, in anticipo rispetto alle ultime vicende parlamentari, di toglier la dizione uomini e donne e facezie simili, sui documenti e anche nelle scuole.
L’autorevolezza di Putin dovrebbe farci riflettere. Per riferirci all’Italia del post pandemia, che parlamento e consigli regionali invece di cercare di risalire il baratro cui la pandemia ci ha affossato, perdano tempo in esecrazioni per la bocciatura del decreto in questione, è inammissibile.
Non c’è di peggio di aver a che fare con i sordi che dei problemi della gente comune, nulla ascoltano. Di questo passo la disaffezione dei cittadini e la lontananza delle istituzioni appare sempre più irrecuperabile. Ma chi reagisce?
Francesco Rossa
Condirettore Responsabile e Direttore Editoriale
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Articolo pubblicato il 07/11/2021