Frà Nobilibus: una vittima della follia della «guerre di religione»

Un episodio drammatico, poco noto, avvenuto ai primi del secolo XVII

Le terribili e sanguinose vicende delle “guerre di religione” del secolo XVI – XVII in Europa sono, dal punto di vista storico, ampiamente note e la documentazione in merito offre uno scenario approfondito anche in tema di singoli episodi di crudeltà e dell’orrore che suscitavano.

Tuttavia, esistono episodi cosiddetti “minori” (si fa per dire, in quanto questi eventi hanno avuto una ricaduta e una spettacolarità circoscritte), poco noti al grande pubblico, che non fanno altro che confermare il clima di violenza, di brutalità, d’odio che l’epoca delle “guerre di religione” avevano scatenato.

Ma c’è di più: il clima di fanatismo ideologico-religioso tra gli schieramenti opposti (utile per mascherare interessi politico-strategici dei potenti) non faceva altro che alimentare il contagio del sospetto in una popolazione sprofondata nell’ignoranza e nella superstizione. Il risultato non poteva essere che la ricerca di capri espiatori, per placare il senso di paura e il desiderio di vendetta contro personaggi che, attraverso una propaganda delirante, persecutoria e incontrollata, venivano marchiati come figure diaboliche ed eretiche. In sostanza figure pericolose da eliminare dalla società.

Pertanto, l’esito dei processi era scontato: esecuzione capitale, dopo tormenti atroci, espressione di un campionario dell’orrore penale del tempo.

Purtroppo, questi episodi di inaudita efferatezza non sono stati esclusivamente un retaggio riportabile a quei tempi bui e lontani, ma sono ancora presenti in tante aberranti pratiche sanguinarie delle nuove “guerre di religione” contemporanee.

Conflitti questi alimentati dalle feroci contrapposizioni innescate nell’ambito dell’estremismo settario islamico, che sovente si trasforma in terrorismo sanguinario e che ha contagiato tanti paesi del mondo.

Infatti, la cronaca internazionale non ha che l’imbarazzo della scelta nel documentare questi eventi sanguinari e criminali, confermando che la “pratica dell’orrore” resta ancora una presenza ineliminabile nella storia dell’umanità.

In merito ci giunge una interessante ricerca del dr. Gervasio Cambiano – cultore di storia locale e delle tradizioni – che ci propone, attraverso l’episodio di “Frà Nobilibus” uno spaccato della realtà delle guerre di religione in Francia ai primi del Seicento

Nel ringraziare l’Autore per la sua collaborazione, auguriamo buona lettura dell’articolo (m.b.).

 

Frà Nobilibus

 

Tutti presi dalle nostre vicende (belle o brutte che siano) conosciamo poco o niente delle vicende dei nostri vicini. Nel nostro caso si tratta delle confinanti regioni francesi del Delfinato e Savoja.

Ecco una bella (si fa per dire) storia che arriva da Grenoble, importante “Ville” sul fiume Isère, ricca di storia e di eventi spesso legati alle vallate alpine del torinese.

Nei primissimi anni del secolo XVII a Grenoble, bella ed importante città oggi a capo del Dipartimento dell’Isère, ma storicamente capitale del Delfinato, si consumò il cosiddetto “Affaire Nobilibus”.

Nella primavera del 1604 un frate francescano d’origine italiana di nome Francesco Nobilibus (cognome chiaramente latineggiante, forse traducibile in Nobili o de Nobili) fu accusato dalle autorità cittadine di praticare dei sortilegi e di eseguire pratiche di occultismo.

Il frate era arrivato da Roma nel novembre 1603, dopo un gravoso viaggio a piedi attraverso mezza penisola italica, passando per i vari stati della penisola, allora erano presenti, spesso in preda a guerre ed invasioni straniere.

Frà Nobilibus era arrivato a Torino, capitale del Ducato di Savoja, alla fine di ottobre pernottando nel locale convento dei Padri Minori Osservanti e poi, dopo pochi giorni, accompagnato da un confratello, aveva preso la strada di Francia, arrivando a Susa.

Da qui attraversando, sempre a piedi il colle del Monginevro, era sceso a Briançon e poi attraverso il colle del Lautaret (m. 2058) era finalmente giunto a Grenoble ad inizio novembre, giusto in tempo per evitare le prime nevi che avrebbero reso impossibile tale viaggio.

In questa importante cittadina delfinate e si era subito fatto un “nome” per questo genere di pratiche, che in quel momento di guerre di religione, potevano anche sembrare sconfinare in prese di posizioni eretiche ed eterodosse.

In quel momento la Francia (regnante Re Enrico IV poi pugnalato a morte da un fanatico cattolico nel 1610), soprattutto il Delfinato e le regioni confinanti, risentivano ancora delle aspre vicende di pochi anni prima, dovute alle “guerre di religione” che avevano travagliato non poco la Francia.

Va ricordato infatti che il famoso Editto di Nantes, dove si concedeva un po’ di pace o meglio una tregua alle parti in conflitto e dove si sanciva il principio della libertà religiosa, era stato emanato solo cinque anni prima, cioè nell’aprile 1598.

Con il Nobilibus era stato anche arrestato il padre guardiano del convento francescano di Grenoble, tale Gabriele Castagne già inquisito come falsario millantatore di titoli e incarichi e amicizie altolocate: si era fatto passare con le autorità cittadine per confessore del Re di Francia e perfino Vescovo di Saluzzo, per trarne vantaggi economici, ma soprattutto prestigio.

Il frate Nobilibus fu tenuto in cella per ben due anni e sottoposto ad oltre duecento sedute di interrogatorio dall’autorità giudiziaria ed inquisitoria locale.

È facilmente immaginabile come furono condotti tali interrogatori. Pur di avere una piena confessione di colpevolezza, gli inquisitori adoperavano metodi al limite della tortura fisica e mentale.

Alla fine, il frate rese una più o meno totale confessione (ma si disse frutto di una quasi autoconvinzione), non solo d’aver fatto sortilegi a varie persone portatrici di varie malattie di tipo neurologico (come si direbbe ai nostri tempi) e che si affidavano alle sue strampalate arti, ma anche al famoso Francois de Bonne detto il Lesdiguieres, luogotenente generale del Delfinato e capo della fazione ugonotta.

Infatti, il frate si era presentato a costui come guaritore di malanni fisici mediante i propri rimedi esoterici ed occulti, spesso anche a base di erbe e strani “medicinali”.

Infine, il 14 agosto 1606 la corte di giustizia di Grenoble, emise la sentenza.

Il frate Nobilibus fu condannato alla forca allestita in piazza Granette e poi, dopo la morte, il corpo fu bruciato e le ceneri disperse. Le autorità non vollero rischiare postume venerazioni o culti nel luogo di sepoltura della salma.

Gervasio Cambiano

 

Chi volesse approfondire l’argomento veda il libro Identità francescana nel periodo delle riforme vol. 1 e anche Rendre la justice en Dauphinè, Esposizione degli Archiv. Dipart. Isère, 2003-4.

 

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Articolo pubblicato il 07/11/2021