Colombo, Vespucci e i vichinghi
Il Viaggiatore del Sole, di Jon Gunnar Arnason (Reykjavik, Islanda)

di Francesco Cordero di Pamparato

Di tanto in tanto capita che qualcuno voglia dimostrare che i vichinghi abbiano scoperto l’America prima di Cristoforo Colombo. Che ciascuno possa dire quello che vuole quando c’è libertà di parola d’accordo, ma quando si parla di Storia bisogna essere precisi.

Molto probabilmente i vichinghi arrivarono in America prima di Colombo, però una cosa è arrivarci, una cosa è scoprirla. I Vichinghi erano predoni e a loro non interessava molto sapere dove si trovassero, l’importante era depredare o al massimo conquistare. Non dimentichiamo che quando arrivarono a Luni, credettero di essere a Roma.

Chiariamo una buona volta il concetto di scoperta: scoprire vuol dire capire come si può verificare un evento, farne partecipe la comunità e renderlo ripetibile a tutti.

Tutte cose che i vichinghi non fecero mai tant’è che ancor oggi ci si chiede se siano davvero arrivati nel nuovo mondo. Quasi sicuramente sì, ma con ogni probabilità si limitarono alla regione di Terranova e a quelle circostanti. Tuttavia, non comunicarono a nessuno né dove fossero arrivati, né la rotta che bisognava tenere per arrivarci e per ritornare. La notorietà del fatto rimase circoscritta a poche persone.  Un qualcosa che non viene comunicato e la cui conoscenza va perduta, non si può chiamare scoperta.

Non dimentichiamo che dal Trecento in poi, tutti i paesi marinari fecero a gara per trovare la via delle Indie, cosa che non avrebbero fatto, se avessero conosciuto le terre he stavano al di là dell’Atlantico. Invece il grande oceano continuava ad essere chiamato il Mare Tenebroso su cui erano fiorite mille leggende, tra cui quella dei giganteschi mostri marini, l’acqua troppo calda che avrebbe sciolto la calafatura delle navi e altre.

Alcune leggende le sfatarono i portoghesi, circumnavigando l’Africa, ma molte altre fu proprio Colombo, quando raggiunse il nuovo mondo, e ne comunicò al vecchio l’esistenza. Fu con lui che il Mare Tenebroso si trasformò in un oceano navigabile e da lui iniziò tutta la serie di navigazioni verso quella che sarebbe diventata l’America.

Tuttavia, il grande navigatore non comprese, o meglio non volle ammettere di essersi sbagliato, che quello in cui era sbarcato era un mondo nuovo. In un certo senso chi fu il vero scopritore fu il Vespucci, colui che dopo aver percorso un enorme tratto di mare e aver sempre trovato costa, si rese conto che quelle terre formavano un nuovo immenso continente.

Non senza motivo il nuovo mondo è dedicato a lui.

Tornando a Colombo è importante specificare che il grande navigatore morì abbandonato da tutti ma comunque ricchissimo. Il suo torto era stato fare causa al re di Spagna, perché non gli aveva dato il governo delle province al di là dell’Atlantico.

La ricchezza di Colombo e dei suoi eredi fu la causa della grande confusione che si è creata sui suoi natali. Infatti, quando morì l’ultimo dei suoi discendenti legittimi, venne creato un tribunale presieduto da Filippo II di Spagna, con il compito di stabilire a chi dovesse andare l’immensa eredità. Fu a questo punto che spuntarono come funghi personaggi più o meno credibili, che cercarono di dimostrare di essere discendenti del grande navigatore.

Così nacquero tutte le varie teorie sulle sue origini.

È significativo che un lascito importante fu riconosciuto alla famiglia Casartelli Colombo di Cuccaro, in qualità di congiunti di Cristoforo.

Questo avvalora la tesi del Colombo monferrino.

Tra il Monferrato e Genova i rapporti erano strettissimi e si aggiunga che se in Portogallo a Colombo fu concesso di sposare Felipa Perestrello, appartenente all’alta nobiltà, doveva avere nobili ascendenze anche lui. A quei tempi nessun nobile importante avrebbe concesso la mano della figlia a uno straniero di umili natali.  

Francesco Cordero di Pamparato

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Articolo pubblicato il 13/11/2021